Per la prima volta in Arena, Ezio Bosso dirigerà i Carmina Burana. Un titolo da lui molte volte affrontato e oggetto di un incessante lavoro di ricerca. Alla conferenza stampa di presentazione, il Sindaco di Verona Federico Sboarina ha espresso un sentimento di onore e privilegio nell’ospitare un Maestro di tale caratura nel teatro all’aperto più grande del mondo, che «è l’orgoglio della città, un gioiello in cui vengono incastonati altri gioielli». Il Sovrintendente Cecilia Gasdia, che ha paragonato l’approccio di Bosso a quello di Carlos Kleiber, ha avuto la percezione di un grande musicista, impegnato a spiegare aspetti per i quali Orchestra e Coro lo hanno ringraziato. «Carmina è un capolavoro immenso e i nostri artisti stanno amando così tanto il direttore che spero questo sia l’inizio di una grande collaborazione».
Alla stampa presente nella Sala Maffeiana adiacente al Teatro Filarmonico, Ezio Bosso ha tenuto una piccola lezione sulla musica e sull’essere musicisti. Un peccato che l’incontro non fosse aperto al pubblico, che sarebbe rimasto incantato dalle sue parole, dal suo pensiero così riassumibile:

Si debutta quando ci si presenta all’orchestra, quando ci si presenta al coro, quando ci si presenta al pubblico. Qui c’è la forza dell’Arena, un tempio che ha qualcosa di sacro nel suo essere contenitore di un elemento sacro come la musica, e tale condizione ha un peso. Si dimostra quanto la musica sia necessaria alla vita per migliaia di persone. Non tutta la musica ma questa musica, dove si ritrovano tanti miti.

Tra musicisti si risolvono le difficoltà, si mettono in atto le dinamiche per fare bene, per «rispettare questo testo che ti fa dimenticare chi sei: perché tu sei lì per il testo». Uno dei desideri è restituire a Carl Orff la sua vera essenza, senza quei bui che qualcuno gli ha attribuito. I Carmina Burana non sono una collezione di canti pagani, ma ben altro: sono i Clerici Vagantes, sono la scelta operata da Orff su circa duecento poemi ritrovati, ha spiegato Bosso che con i suoi compagni di avventura lavora per restituire quelle “immagini magiche” che sono scritte nel titolo (Carmina burana: Cantiones profanae cantoribus et choris, comitantibus instrumentis atque imaginibus magicis).

Per lui, l’immagine magica è il musicista, sia con la bacchetta, sia con la voce, sia con le orecchie. «È la storia di noi, espressa con quella semplicità che è molto difficile da raggiungere». Il testo dei Carmina è rispetto per un passato che va illuminato. «Questo è il lavoro che facciamo: non importa quanto sei forte ma quanta energia metti nel tempo che hai. I musicisti sono custodi del pozzo nero del tempo, e quel tempo riescono a farlo bastare». Bisogna esplorare il testo e il suo perché. Un compositore scrive musica perché ne ha bisogno: «non di canzonette, ma di Carmina Burana!». Una delle caratteristiche della musica classica è di essere sempre bella. Ognuno porta la sua ricerca, senza che ce ne sia una giusta o una sbagliata. «Io ho fedeltà in amore» come Orff, che aveva scoperto Monteverdi e lo aveva così tanto stimato da renderlo adatto a chiunque. Aveva inventato il metodo che porta il suo nome perché tutti avessero accesso alla musica, anche i bambini, anche quelli con problemi.

Ezio Bosso è testimonial di Mozart14 di Claudio Abbado – associazione che a che fare con chi sogna che la musica sia per tutti – e si fa ambasciatore della musica «come bisogno della società, come necessità per noi come persone: la musica è una comunità che si scambia con un’altra comunità». Non è proprietà di nessuno, è un patrimonio che tutti curiamo. La musica si fa insieme: come nel simposio di Platone, è di chi fa e di chi ascolta.

Alcune considerazioni sono state espresse anche dal cast che eseguirà i Carmina Burana in Arena, in data unica l’11 agosto. Quando Ruth Iniesta liascoltò la prima volta, aveva una decina di anni e studiava danza classica. Ne rimase affascinata, pensando di volerli interpretare come ballerina, poi la vita artistica la condusse in un’altra direzione. Ora, durante le prove, il soprano si rivolge alla ricerca dei colori e dell’espressività, di quella semplicità difficile da raggiungere e perseguita dal podio. Mai Mario Cassi avrebbe pensato, dopo dieci anni, di poter riscoprire uno dei pezzi forti del suo repertorio. Una composizione impegnativa, perché nell’arco di pochi minuti si passa dalla vocalità di Monteverdi a quella di Verdi. Queste prove, ha detto il baritono «sono state una epifania. Si è creata una situazione di empatia». Il direttore, ha spiegato, ha compiuto uno studio storico e filologico non da tutti, ha comunicato amore per la voce e comprensione per le difficoltà. Il controtenore Raffaele Pe frequenta abitualmente il repertorio barocco «ma Ezio ha un approccio che vivo quotidianamente. Avrà un suono completamente nuovo, forse mai udito», distante dai travisamenti dovuti al passaggio da tante mani. Va infatti ricordato che Orff avrebbe voluto per la sua prima un controtenore, ma a quell’epoca questo tipo di vocalità non era in auge e dovette ripiegare su un tenore. La rilettura del Maestro è stata per lui «rivelatrice» e gli ha permesso di ritrovare la composizione in veste totalmente nuova.

Resoconto Maria Luisa Abate

Sala Maffeiana 6 agosto 2019
Contributi fotografici: MiLùMediA for DeArtes

EZIO BOSSO E I CARMINA BURANA
Mi piace debuttare sul magnifico palco areniano e sul suo impegnativo podio con Carmina Burana perché ne condivido, almeno in parte, lo stravagante destino: opera figlia di un lavoro filologico pioneristico e di un impegno didattico altrettanto pioneristico, ha avuto, sia per puro caso ma anche per puro merito artistico, una storia davvero pop, se è vero che O Fortuna è l’incipit di tanti concerti Metal, primo fra tutti il mitologico Ozzy così, nei preconcetti di molti, esso è diventato “opera leggerina”. E così, come i miei fratelli Carmina, io ho fatto studi classici, ho lavorato come musicista solo in orchestre classiche, ho composto solo secondo canone e infine giunto a concretizzare la mia vocazione primigenia, la direzione, ho diretto solo orchestre di tradizione sul grande repertorio di tradizione, ma dato che ho tanto pubblico, nel fondo per alcuni “sono un po’ pop”. Quasi fosse un’offesa. Dimenticando e ignorando che il ruolo di un uomo di cultura è proprio quello di rendere popolare i tesori della storia e confondendo la missione di tutti i grandi musicisti con un genere (di tutto rispetto) ma io sono soggetto noioso e quindi parliamo di loro: Carmina sono il frutto più famoso di un uomo che dedicò tutta la sua vita alla riscoperta dell’antico, partendo dall’italianissimo Monteverdi, con una ricerca di scavo profonda, archeologica in metafora, strettamente filologica, e d’altro canto a quella che chiamava la sua “cava”, fucina didattico-pedagogica e luogo di sperimentazione e creatività.
Mi ci ritrovo: lavoro, studio, ricerca unite a divulgazione e “insegnare imparando”, docente che cresce interagendo con gli studenti, col pubblico. La riscoperta dell’antico, da Monteverdi al Barocco fino a Catullo e al latino, come ispirazione per il nuovo, per creare un suono, un’idea che non sarà mai l’originale, ma che è poetica precisa e soprattutto creare un immaginario collettivo, così reale e irreale al contempo: questa la forza di Orff che ancora oggi convince e che cercherò di onorare per noi in Arena sfruttando, come amava Orff, i dettagli, l’acustica di una sala immensa e aperta che però aiuta i pianissimo, magicamente. E poi alla fine quei Clerici Vagantes, studenti seri che amano la parte sanguigna della vita, ricordano la vita che più amo, quella dell’orchestra: studiosi musici, che vagano insieme per portare il frutto del loro studio e che terminato il pesante lavoro, godono insieme di una vita errabonda, comunitaria e internazionalista prima ancora che il termine nascesse. I Clerici Vagantes siamo noi tutti stasera e insieme celebriamo la vita, la musica e la fortuna!

Ezio Bosso


Contributo fotografico ©Musacchio&Ianniello

COMUNICATO STAMPA
Domenica 11 agosto alle ore 21.45 il grande affresco di poesia medievale in musica risuonerà per la terza volta tra le antiche pietre areniane per festeggiare l’atteso debutto del Maestro Ezio Bosso sul più grande e antico palco lirico del mondo, in una stagione che ogni giorno si arricchisce di importanti presenze internazionali. Protagonisti della serata l’Orchestra areniana, le voci del soprano Ruth Iniesta, del controtenore Raffaele Pe e del baritono Mario Cassi, il Coro diretto da Vito Lombardi e il doppio Coro di voci bianche – con oltre sessanta bambini – A.d’A.MUS diretto da Marco Tonini e A.LI.VE diretto da Paolo Facincani.
Repertorio tra i più trascinanti ed evocativi del panorama classico, trasversalmente divulgato da cinema e televisione tanto da essere molto noto anche al grande pubblico nei suoi momenti di maggiore potenza espressiva, i Carmina Burana furono presentati la prima volta in Arena con indiscusso successo nel 2014 e 2015 e tornano oggi in stagione con l’apporto fondamentale del Maestro Ezio Bosso nel suo attesissimo e lungamente preparato debutto in Arena.

I 24 brani musicati da Carl Orff, prevalentemente in latino, alcuni in tedesco antico e uno in provenzale, sono tratti da una raccolta di testi poetici medievali dell’XI e XII secolo ritrovati nel monastero di Benediktbeuern, nei pressi di Bad Tölz in Baviera, e tramandati da un importante manoscritto contenuto in un codice miniato del Tredicesimo secolo, il Codex Latinus Monacensis 4550 o Codex Buranus: da qui il termine Carmina Burana, introdotto nel 1847 dallo studioso Johann Andreas Schmeller in occasione della prima pubblicazione del manoscritto. Un testo che ben rispecchia la nascita dello spirito poliglotta e internazionalista del Medio Evo Imperiale e Bizantino all’uscita dai primi oscuri secoli dopo la caduta dell’Impero d’Occidente, e dunque perfetto per intrecciarsi al pensiero di Ezio Bosso sempre volto a sottolineare la capacità della musica, sin dal suo farsi, di superare le barriere linguistiche e non solo. Impeccabile anche per il pubblico profondamente internazionale dell’estate veronese, vero melting pot di infinite nazionalità unite dal comune desiderio di musica e spettacolo. Ma anche un testo musicale magniloquente, perfetto per lo scenario imponente dell’Arena che conduce naturalmente la cantata scenica a una dimensione di grandiosità che solo la magnificenza dell’Anfiteatro riesce a raggiungere.
Reduce dal trionfo del programma musicale da lui ideato Che Storia è la Musica a giugno su Rai3, dagli incarichi del Teatro Comunale di Bologna e del Teatro Verdi di Trieste, nonché dai successi di critica e pubblico che lo hanno visto alla testa delle migliori compagini sinfoniche italiane, in primis l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, quindi la sua Europe Philharmonic Orchestra, ma anche la All Star Orchestra abbadiana diretta per l’evento “Grazie Claudio” per i cinque anni dalla scomparsa del grande direttore grazie all’Associazione Mozart14 di Alessandra Abbado, di cui è testimonial, Ezio Bosso è oggi sicuramente un nome consolidato ma al contempo fresco e polarizzante, capace di stimolare un ascolto nuovo e mai di routine.

Il Sovrintendente Cecilia Gasdia dichiara: «Abbiamo iniziato a pensare al Maestro Bosso già per la scorsa edizione ma problemi di calendario ci hanno impedito di realizzare il progetto. Per l’Arena, il cui Festival è nato nel 1913 e che da sempre ha come obiettivo quello di diffondere la cultura e l’amore per l’opera, è importante proseguire la propria vocazione garantendo la presenza di un indiscusso artista, i cui successi sul podio sono sotto gli occhi di tutti, e che è al contempo un grandissimo divulgatore, capace di ampliare il pubblico della classica in uno dei momenti storici più difficili per essa. Vogliamo iniziare a portare nomi nuovi su questo palco, nomi freschi, di appeal internazionale e nazionale, nomi che segnino anche un cambio di passo: l’invito a Bosso fa parte di questo percorso di attenzione al contesto internazionale e italiano. E poi ci piace che Bologna e l’Emilia gli vogliano bene e gli riservino lo stesso affetto che storicamente rivolgono all’Arena di Verona».
Il Maestro Ezio Bosso, che rimarrà a Verona per almeno dieci giorni prima del debutto, in ossequio alla sua filosofia di creare innanzitutto un rapporto amicale, sereno e produttivo con le orchestre con cui lavora, ricorda: «Quando mi ha chiamato la signora Gasdia per confermarmi questo immenso onore mi ha detto una frase che racchiude tutto: “Quando ci parliamo noi musicisti le cose succedono”. È proprio così e la partitura di Orff ne è un esempio, capace di inventare un suono di una parola antica. Un suono non ancora scoperto ma che diventa quel suono. Capace di essere inclusivo, didattico, propedeutico di ogni disciplina. E poi Un Inno alla vita in tutte le sue forme. Allo stesso tempo una partitura talmente immediata da restare su quel precipizio del non essere esplorata per troppa bellezza. A questo mi dedicherò con tutte le mie forze con tutti i miei compagni di viaggio: a questo rispetto e allo scavare insieme come in quei canti che da terra, parlando di vita, sapore, amore, fratellanza, portano a toccare il cielo e a guardarlo meglio. Perché l’Arena di Verona non ha paragoni ed è innegabile: è il palcoscenico dei sogni di tutti i direttori, cantanti, musicisti e a volte dei loro genitori. È il palcoscenico dei sogni di amanti della musica e degli innamorati. Andare all’Arena è un gesto ricco di commozione, che fa la storia di chi c’è potuto essere e non è solo andare a un concerto, se ci pensate. Una responsabilità ancora più evidente per me, anche se la metto sempre in ogni cosa che faccio. Tanti veronesi lo sanno perché lo dissi senza remore nei miei concerti passati, è il sogno della mia mamma (e anche del mio papà), perché Verona l’ha protetta negli anni della guerra. Quello che dissi fu: “se non ci fosse Verona, non sarei nato”. E l’Arena fu il primo regalo che potei fare insieme a mia sorella ai nostri genitori: farla tornare ad andare all’Arena dove non era potuta andare in quegli anni. Questo credo dica tutto, soprattutto la gratitudine che ci sarà in ogni gesto da direttore – e non solo – che vedrete in quei giorni. Quindi Grazie ancora Verona e grazie signora Gasdia e grazie Arena. Perché Verona è l’Arena e l’Arena è Verona. È proprio vero, i musicisti quando fanno tra di loro, esaudiscono desideri senza tempo».

C.S.

Fonte: Ufficio Stampa Fondazione Arena di Verona
©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

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L’Associazione Mozart14 è nata nel 2014, per sostenere e continuare le iniziative musicali avviate in ambito sociale ed educativo da Claudio Abbado, di cui condivide gli ideali e segue l’esempio. Presieduta da Alessandra Abbado, Mozart14 crede nel valore educativo del fare musica e cantare insieme, e nel loro grande potere di rendere sopportabili il disagio fisico e quello interiore. Con i suoi laboratori di musicoterapia e di canto corale (Tamino, Coro Papageno, Leporello, Cherubino) Mozart14 entra nella vita dei degenti dei reparti pediatrici, di bambini e adolescenti con disabilità fisiche e percettive, di detenuti e detenute, dei ragazzi reclusi nel carcere minorile. L’Associazione Mozart14 ha nominato Ezio Bosso testimone e ambasciatore internazionale del messaggio “la musica ti cambia la vita”, che ispira ed è il filo conduttore di tutte le attività dell’associazione.

C.S.

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