Divo anticonformista di formazione classica, dall’arte eclettica, dalla visibilità mediatica tout court. Ribelle e trasgressivo nella vita ma non sulla scena dove porta idee nuove, fresche, di giovanile esuberanza, lasciando che l’estro creativo si esprima in libertà. Un “approccio moderno alla tradizione”, spiega Sergei Polunin.
La ventinovenne star, ucraina di nascita e con passaporto russo, che ha studiato alla Royal Ballet School di Londra e che ha tatuati sul petto una fitta simbologia e il volto di Vladimir Putin, nel quale afferma di identificarsi, è un attore cinematografico, un modello, un ballerino dall’anima rock e non teme di esprimere le proprie convinzioni controverse.

® Luca Vantusso

Al terzo ritorno a Verona, le sue esternazioni da taluni giudicate omofobe sul ruolo uomo/donna hanno sollevato un polverone di polemiche, tra accuse e difese, tra comizi in piazza Bra, interventi del sindaco e prese di posizione del disciolto Corpo di Ballo della Fondazione Arena. Clamore non dimenticato ma in certo qual modo sopito dallo splendore dell’arte tersicorea (aprendo un altro dibattito su quanto sia possibile o giusto scindere l’uomo dall’artista). Fatto sta che Romeo & Giulietta è andato in scena in prima mondiale all’Arena di Verona, come titolo conclusivo del Festival della Bellezza, che assieme ad ATER Associazione Teatrale Emilia Romagna ha collaborato alla produzione targata Polunin Ink e Show Bees. Un allestimento a lungo provato al Teatro Nazionale di Belgrado e sfociato in una serata-evento che ha registrato oltre diecimila spettatori da tutto il mondo, con ospiti quali la pattinatrice Carolina Kostner, il vice Primo Ministro Russo per la Cultura Olga Golodets, il sindaco di Verona Federico Sboarina, l’assessore alla cultura del comune di Milano Filippo Del Corno, la signora Cristina Muti.

foto Morgan Norman

Ad aumentare la fibrillazione per l’attesa dei mesi precedenti, venticinque minuti di ritardo sull’orario indicato (non si può evitare di notare che le recite dell’Opera Festival iniziano puntuali anche in eguali condizioni di affluenza). L’Arena in questo caso si è prestata a fare da contenitore di lusso a una struttura mobile, con i tralicci delle “americane” che poggiavano in proscenio. Un boato ha accolto lo spegnersi delle luci di sala per la nuova versione danzata dell’immortale capolavoro shakespeariano, riassunto in poco più di un’ora: un tempo breve avente l’armonica grazia di un bonsai. I momenti di pausa tra i vari quadri da un lato hanno frammentato la tessitura musicale di Serghej Prokof’ev (purtroppo registrata), dall’altro hanno posto l’accento sui punti focali della tragica storia d’amore, inquadrata, come da premesse, in un’ottica prettamente maschile, in cui la donna è stata preda e l’uomo cacciatore. Ma, colpo di scena, Romeo è stato anche capace di teneri slanci passionali intrisi di quel romanticismo che Polunin aveva dichiarato di non provare e dal quale invece è stato contagiato.

® Luca Vantusso

Attorno a un’unica struttura centrale rotante a creare multiformi ambientazioni (scene del visual artist David Umemoto) si sono susseguite le schermaglie tra le famiglie dei Capuleti e dei Montecchi, che indossavano eleganti costumi (Collettivo anonimi creativi) e mascherine sugli occhi come congiurati. La lunga, magnifica, scena di lotta tra Tebaldo Nikolas Gaifullin (Atalanta Ballet)e Mercutio Valentino Zucchetti (solista del Royal Ballet di Londra) e poi tra Romeo e Tebaldo, si è svolta al suono metallico delle lame che si incrociavano frenetiche, apice del disegno coreografico di Johan Kobborg fedele ai canoni classici ancorché impetuoso, di vigore dinamico. Tecnica solidissima, potenza e leggerezza, elevazione nei salti sono state le caratteristiche principali che, dall’eccellenza di Polunin, si sono estese a tutta la compagnia, formata da venti straordinari ballerini. Una coreografia altresì indulgente alla gestualità, con passaggi affidati alla recitazione attoriale, risultata efficacemente espressiva.

® Angela Bartolo

La rumena Alina Cojocaru (Principal dell’English National Ballet) era Giulietta, dalla gioiosa aggraziata spensieratezza adolescenziale. Al contempo una figura fragile, vittima della solitudine: sola in mezzo alle lotte tra famiglie, sola nel vivere il proprio sentimento, sola come un raggio di luce a fendere l’oscurità sulla quale si affacciava il celebre balcone.

® Luca Vantusso

Romeo l’ha cinta con decisione virile, l’ha protetta, si è abbandonato al sentimento. Questo allestimento infatti ha avuto l’ambizione di estendersi oltre i confini fisici dei protagonisti, andando a lambire un’ideale d’amore destinato a perire autosoffocato dal suo stesso candore. Giulietta è morta adagiata sopra al suo Romeo compiendo un ultimo gesto dolce, cingendosi con le braccia di lui ormai esanimi, in un puro ed eterno abbraccio.

Recensione di Maria Luisa Abate

Visto all’Arena di Verona – Festival della Bellezza, il 26 agosto 2019
Contributi fotografici: Stephanie Pistel, Luca Vantusso, Angela Bartolo, Morgan Norman