Il tamburo ha scandito We will rock you. Il ritmo sincopato, martellante, si è espanso nell’anfiteatro mentre le luci creavano un effetto stroboscopico. Roberto Bolle ha fatto il suo ingresso in scena battendo le mani e incitando il pubblico, già in visibilio, già carico, impaziente di tributare all’astro della danza lo stesso entusiasmo riservato ai divi del rock. La canzone dei Queen è anche il titolo di un musical ambientato nel futuro, fra trecento anni. L’immortalità dell’arte amata da Tersicore ha costituito il filo conduttore di questo evento, fortunatamente non unico, certamente memorabile.
Il ballerino, il primo al mondo a essere contemporaneamente Étoile del Teatro alla Scala di Milano e Principal Dancer dell’American Ballet Theatre di New York, al culmine della tournée italiana, per il quinto anno consecutivo ha fatto tappa all’Arena di Verona inanellando un altro sold-out, percepibile osservando le gradinate stracolme fino nelle zone laterali protese sul palcoscenico. Un successo condiviso con gli “amici”, tutti nomi di prima grandezza del panorama internazionale. “Roberto Bolle and friends”, proposto nel corso del 96° Opera Festival 2018 in coproduzione con Artedanza s.r.l., ha regalato le stesse emozioni di sempre eppure diverse, in continuo rinnovamento.
Il disegno luci di Valerio Tiberi ha contribuito a porre in risalto la muscolatura dei corpi protesi nello sforzo tecnico durante i vari balletti, da cui sono state estrapolate variazioni o episodi salienti, spaziando dal grande repertorio classico alla sperimentazione contemporanea; alternando Maestri coreografi che hanno fatto scuola, come Petipa, Ivanov e Roland Petit, alle affascinanti elaborazioni dei giorni nostri di Galtier, Dawson, Vainonen, Bigonzetti.
Roberto Bolle, interprete stratosferico e generoso, è stato un impeccabile “padrone di casa”, ha interagito con gli “ospiti” e lasciato loro il meritato spazio per far rifulgere le rispettive straordinarie peculiarità. Dopo un breve prologo inerente il backstage, proiettato sugli schermi che si sono in seguito soffermati su inquadrature ravvicinate, il programma si è aperto con un classico, “Il corsaro”, avente come sfolgoranti esecutori il Principal Guest Artist Taras Domitro (San Francisco Ballet), Timofej Andrijashenko (Scala di Milano) e la giapponese Misa Kuranaga (Boston Ballet), la quale ha confermato doti importanti anche nel successivo passo a due da “Lo Schiaccianoci” con Angelo Greco (San Francisco Ballet). Quest’ultimo pure impegnato nella full immersion nel clima rivoluzionario francese dello scoppiettante “Le fiamme di Parigi”, in perfetto affiatamento con la russa Maria Kochetkova (San Francisco Ballet).
È scontato ma assolutamente veritiero l’aggettivo pittorico riferito al momento dedicato a “Caravaggio”, sulla musica che Bruno Moretti ha mutuato da Claudio Monteverdi e che ha visto Bolle pennellare una pagina di sofisticata passionalità assieme a Nicoletta Manni (Scala di Milano). I due, in simbiotica condivisione di intenti, si sono resi protagonisti del successivo “Step addition”. Cambio di partner per Manni nel tradizionale “Don Chisciotte”, svolto con il cubano Osiel Gouneo (Bayerisches Staatsballett di Monaco) eccellenza tra le eccellenze che ha saputo strappare un surplus di entusiasmo alla folla.
Sebastian Kloborg (Royal Danish Ballet) e nuovamente Maria Kochetkova con romantico languore hanno accompagnato “At the end of a day”. Invece Nicola Del Freo e Gioacchino Starace (entrambi Scala di Milano) con lo stesso Bolle hanno danzato sul “Canon in D major” composto sul finire del 1600 da Johann Pachelbel, rivisitato da Otto Bubeníček e coreografato da Jiři Bubeníček. Questo passo a tre e un’altra occasione di coppia declinata al maschile – il “Pas de deux da Proust, ou les intermittences du coeur” – hanno simboleggiato il connubio tra forza e delicatezza, tra la potenza fisica e l’esternazione di passionalità e sensualità universali, senza confini, di splendida eleganza.
La notte delle stelle sotto le stelle è sfociata in un racconto compiuto di toccante profondità espressiva. La colonna sonora registrata (belli i tempi in cui c’era una vera orchestra) ha ceduto il passo alla presenza del violinista e compositore Alessandro Quarta, ispirato dalla Passacaglia di von Biber nel compiere improvvisazioni di stampo jazzistico, inerpicate su note sovracute che sono parse voler spezzare i confini del pentagramma oltre che la resistenza fisica dello strumento. Sul palcoscenico, il violinista ha intessuto uno stretto dialogo con Roberto Bolle riproponendo il mito di “Dorian Gray”. Su disegno coreografico di Massimiliano Volpini, l’étoile ha interagito con la propria interiorità messa a nudo dalla telecamera di un telefonino, che ha trasmesso il selfie sugli schermi. Gli stessi hanno poi replicato la sua immagine registrata; un doppio dallo sguardo intenso virtualmente distorto nell’accavallarsi dei dubbi, delle paure e dei desideri reconditi che attanagliano la mente di ogni individuo. Elementi tradotti ai giorni nostri nell’ossessione riservata al culto dell’esteriorità: una fascio di luce che ha abbagliato e accecato ma che, come insegnava Oscar Wilde, altro non era che illusione, un video-ritratto in grado di mostrare la vera coscienza dell’Uomo. Un momento di palpabile emozione che ha magnificamente chiuso il cerchio tracciato all’inizio della serata: l’esaltazione della bellezza eterna, inscalfibile dal tempo, sprigionata dalla Musa della danza e dai suoi aedi.

Recensione Maria Luisa Abate

Visto all’Arena di Verona il 25 luglio 2018

Contributi fotografici di Andrej Uspenski per gentile concessione di Fondazione Arena di Verona

Sono già in vendita i biglietti per Roberto Bolle and friends del prossimo anno, in programma martedì 16 luglio 2019 all’Arena di Verona.
Prezzi scontati
fino al 24 dicembre 2018.

Info su www.arena.it