Cinquanta opere, cinquanta storie, cinquanta emozioni per rivivere il fascino del Cinquecento. Alla Casa dei Carraresi di Treviso, “Da Tiziano a Van Dyck. Il volto del ‘500” attinge integralmente a una delle maggiori collezioni private del Veneto, quella creata a partire dal secondo dopoguerra da Giuseppe Alessandra. I dipinti qui selezionati propongono un affascinante percorso che dal Rinascimento giunge al Manierismo fino a lambire i confini del Barocco.
La suddivisione delle opere mira a mettere in risalto l’evoluzione della pittura veneta a partire dalla tradizione belliniana e dalla rivoluzione giorgionesca, per illustrare il modo delle grandi botteghe rinascimentali e manieriste, come quelle di Tiziano e dei Bassano, fino ad arrivare alle nuove espressioni seicentesche. Per precisa scelta del curatore Ettore Merkel, accanto ai capolavori dei grandi maestri vengono selezionate opere della loro cerchia, con l’obiettivo di focalizzare il modello creativo dell’epoca e ripercorrere le complesse tangenze che hanno fatto del ‘500 il secolo della grande arte in terra veneta ma non solo.


La mostra è suddivisa in sei sezioni. La prima e la seconda comprendono un nutrito corpus di opere finalizzato all’analisi della pittura veneta dalla fine del ‘400 alla fine del secolo successivo. Dalla bottega dei Bellini all’ultimo Tiziano, questa parte analizza alcune fra le maggiori personalità del Rinascimento veneto come Giorgione, Tiziano e Tintoretto, le cui opere sono presentate accanto ai dipinti realizzati da artisti usciti dalle loro botteghe, come Sebastiano del Piombo, Palma il Giovane e Lodovico Pozzoserrato. Di Tiziano è presente, fra gli altri, il “Ritratto di Ottavio Farnese” (1545-46). Nella terza e quarta sezione si affrontano le vicende artistiche contemporanee in area lombarda e in Centro Italia. La quinta sezione guarda agli artisti d’Oltralpe le cui vicende hanno influenzato le arti figurative nel Nord Italia. In questa sezione trovano spazio il “Ritratto di Gentiluomo” di Hans von Aachen e la “Testa di Carattere” di Van Dyck. L’ultima parte della mostra porta dentro le vicende del Barocco.
Tutte le opere provengono dalla Collezione di Giuseppe Alessandra che, a partire dal 1956, inizia a creare il suo personale fondo di meraviglie culturali in cui trovano spazio armoniosamente sculture, opere di pittura antica e contemporanea, grafica, mobilia di ogni genere, una fornita biblioteca e oggetti legati alla sua seconda grande passione: i cani. Entrambe le passioni – l’arte e la cinofilia – sono un’eredità materna: Donna Margherita Ventimiglia Alessandra che, a conclusione del secondo conflitto mondiale, educa il figlio all’arte, portandolo con sé a visitare mostre e musei veneziani. Tra il 1956 ed il 1959 Giuseppe Alessandra lavora al Comune di Venezia nella commissione per l’elaborazione del piano regolatore del centro storico e, in quella circostanza, conosce Pietro Zampetti, allora direttore alle Belle Arti del Comune di Venezia, con il quale instaura una lunga frequentazione. Negli stessi anni Alessandra incontra ed approfondisce la conoscenza di alcune pietre miliari della storia dell’arte veneta come Fiocco, Pallucchini, Longhi, Valcanover, Pignatti e Carli. Grazie a queste amicizie accresce la propria passione per l’arte veneziana e veneta e sviluppa una vera e propria “mania” per il genere del ritratto, il più rappresentato nella sua raccolta.
Nel 1956 acquista l’opera che dà il via alla sua esaltante esperienza di collezionista: il “San Giuseppe con Bambino”, attribuito a Sante Peranda da Giuseppe Fiocco. La scelta è fin da subito precisa: scuola veneziana tra XVI e XVII secolo, soggetto sacro ma grande attenzione alla resa dei tratti fisiognomici del volto del Santo con conseguente apprezzamento da parte del collezionista stesso per il realismo della figura. È il primo passo di un interesse marcato per una scuola ed un periodo storico che si consoliderà nel corso degli anni fino a diventare il cardine della sua collezione, composta da più di duecento opere d’arte. La decisione di collezionare arte antica è in realtà successiva. Una sorta di ritorno alla sensibilità materna dopo due decenni trascorsi a raccolgiere lavori contemporanei. Tra i vari pezzi che passando dalla sua collezione tra gli anni ’50 e ’70 troviamo infatti opere di De Pisis, Sironi, de Chirico, Fontana, Tancredi e Gino Rossi.
Numerose opere di Alessandra vantano transiti o provenienze eccellenti, indice della qualità dei materiali raccolti. Nell’antica collezione del conte Algarotti-Corniani era registrato l’“Autoritratto” di Giulio Carpioni, autentico capolavoro in mostra alla Casa dei Carraresi; nella collezione scozzese del IV duca di Sutherland si trovava la “Sacra Conversazione” di Giovanni e Bernardino da Asola; nella collezione Werner di Haarlem figurava il “Busto” di Carpaccio; mentre il “Sebastiano Venier” di Tintoretto, che prima era in casa Barbarigo a Venezia, proveniva dalla collezione di Italico Brass a Venezia. Dalla raccolta Giovanni Testori proviene il “San Girolamo”, opera estrema di Tiziano Vecellio e così via.
Questa magnifica mostra, nel raccontare il Secolo d’Oro della pittura veneta, diventa anche il racconto di una vitale passione. Quella di Giuseppe Alessandra per la Grande Arte.

C.S.

Da Tiziano a Van Dyck. Il Volto del ‘500

26 Settembre 2018 – 03 Febbraio 2019
Treviso, Casa dei Carraresi

Per informazioni:
www.casadeicarraresi.it
www.artikaeventi.com
mostre@artikaeventi.com
Tel. 0422.513150

Orari:
Dal martedì al venerdì: 09-18
Sabato, domenica, festivi: 10-20