“C’è una crepa in ogni cosa” è un libro che riassume le venticinquemila foto e il romanzo giornalistico realizzati in tre anni di viaggio tra Mediterraneo, Balcani, Ungheria e Ucraina. Gli autori Guillermo Abril, giornalista, e Carlos Spottorno, fotografo, vincitori del World Press Photo, all’Aula Magna dell’Università di Mantova hanno spiegato di aver usato un linguaggio da graphic novel per raccontare le infinite storie che hanno incrociato durante il tragitto.
Ci sono barriere fisiche, come quella rappresentata dal mare o dal ghiaccio in Russia, e ci sono quelle costruite, come i reticolati o i muri di cemento. Ci sono anche frontiere in Europa delle quali spesso siamo inconsapevoli. Le frontiere sono luoghi che esprimono le contraddizioni del mondo, come ad esempio nei Balcani, e, andando indietro nel tempo, all’impero Ottomano e ancora prima a una scimmia che lanciava una pietra a un’altra scimmia. Lungo le linee di confine non si vedono le guerre ma l’origine delle guerre. Dalla Mauritania al Saab fino all’Afghanistan è tutto un focolaio di conflitti che coinvolgono canadesi e statunitensi, sostengono gli autori. Ci sono scontri in Catalogna e italiani che sparano agli immigrati, con la scusa che “i loro sogni distruggono i nostri sogni”. Papa Francesco dice che già stiamo vivendo una guerra a pezzetti. Può darsi che la terza Guerra mondiale sarà diversa, non sarà europea. Il libro tira la conclusione, forse scontata ma che qui viene documentata, che esista un mondo già militarizzato.

Resoconto Maria Luisa Abate

Visto a Festivaletteratura Mantova il 6 settembre 2018
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