L’apertura al pubblico della Casa Museo Bassi Rathgeb, allestita nell’omonima villa cinquecentesca in via Appia Monterosso, a ridosso del cuore di Abano Terme, è fissata l’8 dicembre dal Comune di Abano Terme, con Regione Veneto e Soprintendenza. L’evento appare per molti versi storico, non fosse altro che per i tempi resisi necessari per giungere a questo momento.
La villa, dopo molti passaggi di mano, divenne proprietà comunale nel lontano 1979, quindi poco meno di quarant’anni fa, destinata ad accogliere l’ingente patrimonio donato alla Città dalla vedova di Roberto Bassi Rathgeb, illustre collezionista, storico dell’arte e intellettuale bergamasco, legato alle terre aponensi da lunga frequentazione. Un patrimonio di oltre 420 opere tra dipinti, disegni, incisioni, reperti archeologici e mobili d’alto antiquariato. La casa museo venne destinata a centro culturale ed espositivo e servirono quasi due decenni per definire il progetto di conversione della nobile dimora al nuovo uso pubblico e programmare i lavori di restauro.
Poi il via agli interventi, che hanno tra l’altro interessato tutti i nove importanti cicli di affreschi che rendono unica questa villa veneta, datati, per la gran parte, all’ultimo scorcio del 500, attribuiti ad artisti di ambito veronesiano e più esattamente zelottiano: Giovanni Battista Zelotti affrescò, da solo o con Paolo Veronese, diverse ville palladiane. Oltre a questi, i restauri hanno ridato dignità anche agli stucchi settecenteschi e all’Oratorio che, dopo il 1775, il marchese Giovanni Antonio Dondi Orologio, volle fosse innalzato nelle esatte forme della Casa di Nazareth conservata nel Santuario di Loreto.
Con il procedere dei lavori, parti dell’edificio e delle adiacenze sono state destinate ad accogliere uffici comunali. Ora, a conclusione dei capillari interventi, il corpo nobile della villa torna ad assumere l’aspetto di una elegantissima Casa-Museo, com’è nei sogni di molti aponensi.

Nei saloni affrescati del piano nobile tornano i mobili d’epoca, le armi e le armature, i reperti archeologici collezionati dal raffinato intellettuale bergamasco. Il fior fiore della sua importante raccolta d’arte, allestito sotto forma di Quadreria, trova stabile collocazione al secondo piano dell’edificio.
Una ulteriore selezione dei 120 dipinti, 70 disegni e delle preziose acqueforti della Collezione Bassi Rathgeb, è proposta in una mostra temporanea all’intero dei suggestivi ambienti ipogei della villa. Questi spazi, di grande fascino, sono infatti destinati ad accogliere, con cadenza semestrale, esposizioni di approfondimento di pagine importanti della storia dell’arte e della fotografia internazionali. Nei medesimi ambienti è previsto un corner informativo dove i visitatori possono “entrare” nel mezzo millennio di storia della villa, dei suoi successivi proprietari e del professor Bassi Rathgeb, figura singolare di uomo di cultura.
La realtà del Museo di Abano si inserisce in un contesto particolare – anticipa il Sindaco, Federico Barbierato – quello del bacino termale, e si ritiene che la formazione culturale del turista, specie straniero, sia tale da prefigurare un’elevata risposta.
Il Museo, prosegue l’Assessore alla Cultura Cristina Pollazzi, sarà un soggetto attivo e partecipativo, in grado di dialogare con la città di Abano, offrendo accanto alla collezione momenti di musica, teatro, danza. Il suo ruolo sociale sarà la sua funzione essenziale, il fine della sua esistenza: contribuirà alla conoscenza e alla trasmissione del sapere integrandosi e identificandosi con il territorio e con la sua storia, non solo garantendo la salvaguardia della collezione, ma anche favorendo attività tese a favorire uno spazio di fruibilità culturale.
La storia della Villa Comunale Roberto Bassi Rathgeb inizia tra il 1566 e il 1576 quando il medico Giovanni Antonio Secco, originario di Crema ma veneziano d’adozione, decise di edificarla per soggiornare in terraferma nel periodo estivo, secondo l’uso del tempo, utilizzandola come luogo di vacanza e quale centro di un’azienda agricola.
Nel 1770, i terreni e la villa passarono, per via ereditaria, al marchese Giovanni Antonio Dondi Orologio, discendente dell’inventore del celebre astrario. Egli investì oltre 15 mila ducati per il restauro e l’ammodernamento della dimora e dell’attiguo oratorio.
Dondi Orologio decise anche di unire la villa alle terme di Abano, realizzando un’ampia strada di collegamento. Investì sul termalismo aponense, contribuendo così a fare di Abano un centro di riferimento internazionale per il settore. Ai primi dell’Ottocento, villa e terreni passarono ai nobili Camposampiero, casata che si estinse di lì a pochi anni. Nella seconda metà del secolo la villa divenne proprietà dei nobili Zasio, famiglia di medici originaria dal feltrino.
Nel 1979, il Comune acquistò l’edificio, che versava in uno stato di grande decadenza, per farne la sede in cui collocare la biblioteca pubblica e un centro culturale. A sancire il legame tra la villa e la collezione, nel 1983 al palazzo venne ufficialmente attribuito il nome di “Villa Comunale Roberto Bassi Rathgeb ex Zasio già Dondi Orologio”.
Il nome è quello del mecenate, collezionista e studioso d’arte, che nel 1972, prima di morire, espresse il desiderio di donare ad Abano, la città che lo aveva ospitato per lunghi anni durante le cure termali, la sua collezione. Il Comune accettò tale donazione assumendosi la responsabilità della sua conservazione ed esposizione al pubblico. La Villa nel corso dei secoli ha subito numerosi ampliamenti e rimaneggiamenti, tali da farne una sorta di riassunto della storia della villa veneta.

Roberto Bassi Rathgeb nacque a Bergamo nel 1911 da una benestante famiglia bergamasca di origine svizzera. Intorno al 1880 i Rathgeb avevano acquisito, dal Conte Paolo Vimercati-Sozzi, in via Pignolo, un bel palazzo con oltre settanta stanze, tra i più noti di Bergamo, che era stato eretto nel 1520 dai Cassotti de Mazzolenis. Qui Alberto Rathgeb aveva raccolto una notevole raccolta che rispondeva ai canoni del collezionismo borghese dell’Ottocento che valorizzava la paleontologia, la geologia, l’archeologia e l’arte antica comprendente la pittura e la scultura. Celibe, nell’ultimo anno di vita, Alberto Rathgeb adottò il giovane Giuseppe Bassi e da allora la famiglia ha portato il doppio cognome.
Il palazzo di via Pignolo fu la culla ideale dove il giovane Roberto, figlio di Giuseppe Bassi Rathgeb e di una nobile cecoslovacca, cominciò a respirare la bellezza ed il fascino dell’arte. Non solo la sua casa, tutto il borgo Pignolo, così come l’antica via che lo percorre e che sale a Bergamo alta, era un luogo ricco d’arte. Non a caso via Pignolo è significativamente chiamata la «via Margutta» di Bergamo: vi abitavano ed avevano gli ateliers molti artisti come Cesare Tallone, Giovanni Carnovali detto il Piccio e Rinaldo Agazzi, in questa via era vissuto il conte Giacomo Carrara «erudito di ogni arte bella» e fondatore dell’Accademia Carrara. Alla scomparsa di Roberto Bassi Rathgeb, il palazzo di famiglia venne legato alla Curia Vescovile di Bergamo per farne sede del Museo Diocesano.
Quando Roberto non aveva che quattro anni, il padre Giuseppe Bassi Rathgeb, cantante, pianista e compositore, mori tragicamente. Ad appassionare il giovane era la storia dell’arte come pure gli studi scientifici. Così a soli ventidue anni, ottenne la laurea in fisica presso l’università di Torino con una originale e curiosa tesi sulle Radiazioni Vitali. Ad affascinarlo erano state le scoperte di Guglielmo Marconi, che egli aveva avuto modo di frequentare a Trieste.
Negli anni successivi, presso l’Università di Pavia, intraprese gli studi di medicina, giungendo fin quasi alla laurea. Nel 1936 consegui l’abilitazione all’insegnamento di matematica e fisica e lo stesso anno fu arruolato nell’esercito, anche se ben presto fu congedato; richiamato alle armi nel 1942, in piena guerra, fu definitivamente congedato nello stesso anno. Come il padre Giuseppe, fu pianista abile e dotato di fine sensibilità musicale.
Nel 1950, a Vienna, sposò la cugina Isabella Hiibsch di professione farmacista. Tra il 1949 e il 1955 insegnò fisica ed elettrotecnica presso diverse scuole bergamasche. La passione lo portò ad aggiornare sempre le proprie conoscenze e i propri studi, tanto nell’ambito artistico che in quello della fisica e della medicina, come testimonia anche la sua fornita biblioteca ed alcuni strumenti scientifici, in parte da lui stesso realizzati per lo studio delle radiazioni, materiali conservati nella Biblioteca Civica di Abano Terme.
Agli obblighi dell’insegnamento, affiancava la passione per l’arte. Frequentazioni attente di musei, mostre, chiese, antiquari e studi e ricerche estremamente approfonditi, lo hanno portato, tra gli anni cinquanta e sessanta, ed essere valutato come il più importante storico dell’arte bergamasco.
Oltre alla residenza di Bergamo, che negli ultimi anni frequentava sempre più di rado, Roberto Bassi Rathgeb ha abitato per periodi lunghi a Padova, presso la sorella Albertina, professoressa di filosofia, mentre, per alcuni anni, ha avuto a disposizione anche un bell’appartamento a Vienna, dove nel 1964 portò la residenza anagrafica: tra queste quattro città egli visse ed operò fino al 1972.
Abano e le sue Terme erano intanto diventate una piacevole consuetudine e un appuntamento fisso. Roberto Bassi Rathgeb, senza lasciare discendenti, spirò, nella casa di Padova, martedì 30 maggio 1972, all’età di sessantun anni. Ha voluto essere sepolto nel cimitero di Abano Terme, che considerava la sua città di elezione. E ad Abano egli volle fosse destinata la sua collezione, oggi accolta dalla villa che porta il suo nome.

C.S.M.

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