«C’è, nell’idea di teatro di Gabriele Lavia, una profondità d’indagine, una personale scrittura scenica, una fecondità d’immaginazione, una classicità di struttura, che ne rendono unica la visione che diventa, contemporaneamente, testimonianza di uno stile di esecuzione, capace di coincidere con uno stile di vita, ostinato nella ricerca, nel gusto di sperimentare, tanto da farne un attore-autore di quel che mette in scena, sia che si tratti di Shakespeare, Schiller, Dostoevskij, Ibsen, Strindberg, o del tanto amato Pirandello. Riguardare la sua teatrografia è come ripassare anni di processi analitici, di selezioni, di attitudini psicofisiche, essendo, Lavia, sempre insoddisfatto, inquieto intellettualmente, come, del resto, deve essere un vero artista. Tra i vari maestri, egli non dimentica di citare Strehler, forse perché ne continua l’alto magistero, avendone raccolto il testimone per essere, a sua volta, maestro di una teatralità complessa nella quale confluiscono linguaggi diversi, ordinati dalla forza del pensiero, con incursioni esistenziali, oltre che filosofiche, che stanno alla base di ogni sua interpretazione».

Con questa motivazione, la giuria presieduta dal Sindaco uscente della città di Verona Flavio Tosi e formata dai giornalisti Andrea Bisicchia, Franco Cordelli, Masolino d’Amico, Rodolfo Di Giammarco e Gabriele La Porta, ha insignito del prestigioso Premio “Renato Simoni, per la fedeltà al teatro di prosa” Gabriele Lavia, attore e regista, uno dei protagonisti di spicco del teatro italiano. Nato a Milano nel 1942 e diplomatosi all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica, nel ’63 mosse i primi passi di una carriera che lo vedrà diretto da Giorgio Strehler, Giuseppe Patroni Griffi, Luigi Squarzina, Mario Missiroli e Marco Sciaccaluga. Nei film ebbe a confrontarsi con Mauro Bolognini, Francesco Maselli, Tonino Cervi, Dario Argento, Gabriele Muccino,  Giuseppe Tornatore e Pupi Avati. Oltre alla compagnia teatrale da lui fondata, ha diretto importanti Teatri come la Pergola di Firenze, l’Eliseo di Roma e lo Stabile di Torino.

La consegna del riconoscimento, giunto alla sessantesima edizione, avviene come di consueto nel corso della serata inaugurale del 69° Festival Shakespeariano, fulcro dell’Estate Teatrale Veronese, il 6 luglio 2017. È portato in scena in prima nazionale, con repliche il 7 e 8 sempre alle ore 21.15, “Riccardo II”, titolo che mancava al Teatro Romano di Verona da un decennio, con Maddalena Crippa (nel riquadro a latere), a vestire i panni maschili del protagonista. Accanto a lei, Paolo Graziosi, Graziano Piazza, Alessandro Averone, in una produzione del Teatro Metastasio – Teatro Stabile della Toscana. Spiega il regista Peter Stein che il dramma di Shakespeare può essere facilmente rapportato ai giorni nostri, poiché narra della destituzione di un sovrano legittimo, atto che lascia il dubbio se il nuovo incoronato sia o meno un usurpatore. “Riccardo II ha sfruttato il potere in tutte le direzioni immaginabili – spiega Stein – ha sconfinato le proprie competenze e si è preso ogni libertà, anche sessuale. È un giocatore, un attore, ma pur sempre un re che anche dopo la sua deposizione rimane un re”.

Maria Luisa Abate