I Musei dell’Alma Mater Studiorum, Università di Bologna, continuano a riservare sorprese. L’occasione, in questo caso, è offerta dal bicentenario della presenza diplomatica degli Stati Uniti d’America a Firenze
È aperta al pubblico fino al 12 gennaio 2020 la mostra Un dinosauro americano a Bologna. La strana storia del Diplodoco del Capellini 1909 – 2019“, organizzata dalla Collezione di Geologia “Museo Giovanni Capellini” – Sistema Museale di Ateneo e patrocinata dal Consolato Generale degli Stati Uniti d’America di Firenze.

Grazie al giovane e brillante Giovanni Capellini, che nel 1863 comprese la straordinaria opportunità di ricerca offerta dai grandi giacimenti paleontologici al di là dell’Atlantico, nel 1909 arrivò a Bologna uno dei pochissimi esemplari del Diplodoco, dono di Andrew Carnegie.

Se c’è un animale preistorico familiare, accanto al Tirannosauro (da film Jurassic Park Spielberg in poi), questo è il Diplodoco, incarnazione di una “forza tranquilla”, possente ma mansueta. Negli Stati Uniti, dove la “febbre” per i dinosauri risale addirittura alle origini della repubblica, la scoperta di scheletri fossili intatti arricchisce l’immaginario, certificando l’antichità di una nazione che può vantare quarti di nobiltà addirittura preistorici.

Andrew Carnegie, il grande magnate fin de siècle, ha reso il Diplodoco un gadget gigantesco del Paese, da collocare nei principali musei paleontologici del mondo. Un’impresa visionaria dal punto di vista tecnologico e logistico, che dà conto di un’autentica “politica estera”, promossa da un privato a favore della propria nazione. Dippy, lungo 26 metri, “è sbarcato” in Europa (e non solo) negli anni sfolgoranti della Belle Époque, a testimonianza dell’ottimismo di un’età del progresso in cui tutto sembra ancora possibile. Persino un viaggio a ritroso nel tempo.

Ma perché Bologna conserva uno di questo pochissimi esemplari? A raccontare questa straordinaria storia, la mostra del Museo “Capellini” che comincia nel 1909.

UN DINOSAURO AMERICANO A BOLOGNA
Le scoperte dei grandi dinosauri nei depositi sedimentari dell’Ovest americano resero questi fossili uno dei simboli delle conquiste scientifiche di fine XIX secolo. E il Diplodoco del Carnegie Museum of Natural History di Pittsburgh (Pennsylvania), che per molti decenni fu il più grande dinosauro conosciuto, ne diventò l’icona mediatica.
Subito dopo la scoperta del grande fossile, in Wyoming nel 1898, Andrew Carnegie, magnate dell’acciaio e grande filantropo, inviò sul posto William Holland, direttore del Museo Carnegie, che si preoccupò di acquistare i resti del dinosauro e di allestirne un esemplare completo in una sala del museo. Si trattava di una nuova specie e la scelta del nome non poteva che essere Diplodocus carnegiei, dedicando così la scoperta al celebre filantropo.

La vicenda che ha condotto alla produzione di una decina di copie identiche al dinosauro di Pittsburgh, donate ad altrettanti paesi europei e sudamericani e ancora oggi ospitate in importanti musei, segue un percorso che intreccia la politica internazionale di una nascente grande potenza come gli Stati Uniti e le idee di Andrew Carnegie, fortemente impegnato nei movimenti pacifisti e fautore di un internazionalismo filantropico. Carnegie credeva nella cooperazione tra le nazioni e nella necessità di alimentarla anche con un impegno diretto.
L’operazione Diplodoco, quindi, coerente con lo spirito del suo ideatore, doveva essere una sorta di “diplomazia del dinosauro”, capace di favorire la convivenza tra i popoli anche attraverso contatti diretti con i capi degli stati coinvolti. Nel 1909 la copia del Diplodoco del Museo Carnegie donata al Re d’Italia Vittorio Emanuele III venne montata a Bologna, in una sala del museo geo-paleontologico dell’Università, a totale carico di Andrew Carnegie.

Ma perché proprio a Bologna? Le ragioni sono legate al nome di Giovanni Capellini, professore di Geologia dell’Alma Mater e, per diversi anni, suo Magnifico Rettore. Capellini aveva raccolto la maggiore collezione paleontologica italiana in un grande museo di livello europeo, il solo in grado di ospitare un reperto lungo 26 metri. La figura stessa di Capellini, inoltre, spiccava nettamente nel panorama nazionale e internazionale, specie dopo il Secondo Congresso Geologico Internazionale tenutosi a Bologna nel 1881.
Capellini, che intraprese anche un lungo viaggio nell’Ovest americano nel 1863, in piena epopea del Far West e di Guerra di Secessione, portò a Bologna reperti paleontologici ancora oggi conservati nel museo che porta il suo nome.

I PERSONAGGI

ANDREW CARNEGIE Nato a Dunfermline (Scozia) nel 1835, si trasferì giovanissimo in Pennsylvania. Iniziò a lavorare già all’età di tredici anni e nel 1865 fondò la sua società, la Carnegie Steel Company, che avrebbe fatto di Pittsburgh la capitale dell’industria siderurgica e di Carnegie uno degli uomini più ricchi del mondo. Nel 1901, all’età di sessantacinque anni, il magnate del carbone e dell’acciaio vendette la società per dedicarsi alla filantropia. Carnegie ha fondato e finanziato biblioteche, università e musei negli Stati Uniti, in Scozia e altrove nel mondo. Il Carnegie Museum of Natural History di Pittsburgh, che ospita l’esemplare originale del Diplodocus carnegiei, è uno di questi.

VITTORIO EMANUELE III
Terzo Re del Regno d’Italia, nacque a Napoli nel 1869. Durante il suo lungo regno, dal 1900 al 1946, fu protagonista o talora semplice spettatore di tutti i fatti che segnarono la storia d’Italia nella prima metà del XX secolo. Fu a Vittorio Emanuele III che il modello di Diplodoco, conservato ancora oggi a Bologna, venne donato.

GIOVANNI CAPELLINI Nato a La Spezia nel 1833, si dedicò alla geologia dopo essersi laureato in Scienze naturali a Pisa. Chiamato all’Università di Bologna sulla prima cattedra di Geologia istituita in Italia, ne fu il Rettore e celebratore del suo VIII Centenario nel 1888. Fu il fondatore (nel 1860) del Museo di Geologia e Paleontologia, erede di una tradizione che parte dalle collezioni naturalistiche cinquecentesche di Ulisse Aldrovandi. Il museo ottocentesco ove si conserva la copia del Diplodoco di Pittsburgh porta ancora il suo nome.

C.S.M.
Fonte: Ufficio Stampa Unibo

UN DINOSAURO AMERICANO A BOLOGNA. La strana storia del Diplodoco del Capellini 1909 – 2019
4 ottobre 2019 – 12 gennaio 2020

Alma Mater Studiorum /Università di Bologna
Collezione di Geologia “Museo Giovanni Capellini”
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