Il mondo dell’arte si identifica spesso con musei, gallerie, collezioni pubbliche e private, ma c’è una stagione dell’arte moderna che ha avuto un diverso profilo: un altro mondo, dinamico e informale, nel quale gli artisti hanno vissuto il loro momento sociale e comunitario, dove le loro opere sono state apprezzate e raccolte. È qui che sono nate collezioni insolite, più o meno ricche ed esclusive, spesso entrate a far parte di una tradizione, che hanno segnato una cultura e hanno marcato con inconfondibili caratteri una città e un territorio.

Peggy Guggenheim (al centro) appena ricevuta la cittadinanza onoraria di Venezia, con Marchiori e Comisso (a sinistra) e Vedova e Santomaso (a destra) sulle scale di Ca’ Farsetti, 5 febbraio 1962

La mostra “L’Angelo degli Artisti. L’arte del Novecento e il ristorante All’Angelo a Venezia” a cura di Giandomenico Romanelli e Pascaline Vatin, negli spazi della Fondazione Querini Stampalia, pone l’attenzione su uno di questi ‘luoghi’, su un collezionismo che ha avuto per mecenati ristoratori di rara sensibilità, lungimiranti nelle scelte, capaci di dar vita ad esperienze che hanno scritto un capitolo importante e originale nella scena culturale non solo cittadina. Un ambiente ideale e accogliente per gli artisti, in cui ritrovarsi, discutere, scambiare opinioni ed esperienze, far progetti, unirsi in gruppi e tendenze, elaborare documenti e programmi, ma anche celebrare successi, festeggiare ricorrenze, prendere atto di divergenze, litigare, consumare rotture. E, naturalmente, mangiare e bere.

Renato Guttuso, Casa di piacere, già collezione all’Angelo.

La mostra, promossa dalla Fondazione Querini Stampalia in collaborazione con Lineadacqua e Villa Morosini a Polesella, rientra nel programma delle celebrazioni per i 150 anni dalla nascita dell’Istituzione. Esposti dipinti, lettere, testimonianze, fotografie, schizzi, dediche e saluti, menù e ricette. Tutto il mondo della cultura e dell’arte, con i suoi protagonisti, che ruota attorno al ristorante All’Angelo.
Per la realizzazione della mostra è risultata determinante la generosa fondamentale collaborazione di Luciano Zerbinati e della sua collezione, che ha il merito di aver acquistato, salvando dalla dispersione, i materiali dell’Angelo. Irrinunciabili inoltre la documentazione famigliare, i ricordi e l’esperienza messe amichevolmente a disposizione da Renato Carrain.
La mostra costituisce la prima tappa di un progetto che prevede di affrontare e presentare la storia, i protagonisti e le collezioni di alcuni dei principali locali veneziani del ‘900.

I manifesti della Biennale cinema 1948 in Piazza San Marco.
 

Sono gli anni del secondo dopoguerra, anni di rinascita e di libertà, di creatività e di grandi speranze per Venezia: la Biennale, la Mostra del Cinema, le grandi esposizioni d’arte antica, i Musei, la Fenice, la Musica contemporanea, il Teatro classico e d’avanguardia, la danza tradizionale e sperimentale…
Anni in cui la città diventa punto di riferimento internazionale per il mondo: da Charlie Chaplin a Ernest Hemingway, da Felice Casorati a Oscar Kokoschka, da Jean Paul Sartre a Lucio Fontana, Giorgio De Chirico, Igor Stravinskij, Robert Rauschenberg, Anna Magnani, Federico Fellini e una schiera di personalità praticamente infinita.

Ennio Morlotti, Due nudi femminili in piedi, già collezione all’Angelo.

Il ristorante All’Angelo della famiglia Carrain vive la sua avventura imprenditoriale e culturale a cavallo della seconda guerra mondiale, ma il suo momento d’oro prende le mosse attorno a un evento particolare nel vivacissimo dibattito artistico a fine anni Quaranta con la nascita e la repentina fine del Fronte Nuovo delle Arti, uno dei movimenti artistici più vitali del secolo e protagonista della Biennale 1948, la prima dopo la guerra.
La famiglia Carrain rileva nel 1927 un locale popolare in fondo a Calle Larga San Marco a meno di due passi dalla Piazza. Lo gestisce con intelligenza e dinamismo e crea quell’atmosfera di cordialità e partecipazione che lo renderanno rinomato.

È il 5 febbraio 1962 e Peggy Guggenheim ha appena ricevuto la cittadinanza onoraria veneziana. Al tavolo dell’Angelo, a festeggiare l’evento assieme a lei, ci sono, da sinistra a destra, Annabianca Vedova, Giuseppe Marchiori, Emilio Vedova, Vittorio Carrain (in piedi), Giuseppe Santomaso, Umbro Apollonio e Guido Perocco.

Due circostanze determinano il presente e la storia futura del ristorante: la prima è che Renato Carrain, figlio di Augusto, il fondatore, ha grandi capacità e una singolare passione per l’arte, tanto che nel suo locale si danno spontaneo convegno tutti i giovani (e meno giovani) artisti veneziani del momento, vecchie glorie e giovani emergenti e rampanti; la seconda è che arriva All’Angelo Peggy Guggenheim. Da allora la presenza degli artisti è ancor più consistente e qualificata.
È il momento in cui Renato Carrain scrive a un critico di particolare acutezza, Giuseppe Marchiori, rodigino quasi-trapiantato a Venezia, di assisterlo nella gestione di questo che è diventato una sorta di incubatore di celebrità dell’arte. A questo punto l’Angelo prende il volo.
Al contempo il fratello più giovane, Vittorio, diviene il segretario e assistente di Peggy Guggenheim, che aiuterà nei delicati equilibri veneziani, seguirà nei suoi vagabondaggi d’arte nel vecchio continente e collaborerà con lei a tener viva la rete straordinaria di amicizie internazionali.

Armando Pizzinato, Natura morta, già collezione all’Angelo.

Sotto l’abile regia di Marchiori e la passione e il savoir-faire di Renato Carrain, attorno a quei tavoli l’arte moderna italiana conosce una stagione dinamica e di grande qualità: nasce, soprattutto, il Fronte Nuovo delle Arti in cui confluiscono Pizzinato, Vedova, Santomaso, Guttuso, Birolli, Turcato, Corpora, Viani, Leoncillo, Franchini, Morlotti, Fazzini. Il meglio, verrebbe da dire, della nuova generazione nell’Italia della Liberazione e dell’impegno etico, politico, sociale e, naturalmente, artistico. Ma, come si rileva alla semplice lettura di questi grandi nomi, nel gruppo sono presenti sensibilità e tendenze estetiche molto diverse e, addirittura, contrapposte.

Giuseppe Santomaso, Trittico dell’Angelo, collezione privata.

Il gruppo nel marzo del 1950 si scioglie tra polemiche e la nascita di nuove aggregazioni. E l’atto di morte viene sancito All’Angelo. È qui però che resta la traccia più bella e ricca di questa storia: i dipinti che molti degli artisti hanno lasciato sulle sue pareti.
Si racconta di pagamenti in natura: pranzo contro opera d’arte. Sarà stato forse così, ma Renato Carrain è stato anche un mecenate, nel momento in cui ha commissionato alcuni tra i più significativi di questi lavori, a cominciare dai tre importanti e affascinanti pannelli a trittico di Vedova, Santomaso e Pizzinato.

La cucina dell’Angelo. A destra si riconosce Antonietta, cuoca oltre che amministratrice del ristorante.

La mostra “L’Angelo degli Artisti. L’arte del Novecento e il ristorante All’Angelo a Venezia” raccoglie queste opere e quelle che altri artisti, italiani e stranieri, hanno voluto lasciare a ricordo del loro passaggio in trattoria e, spesso, a testimoniare l’eccellenza della sua cucina e la speciale atmosfera che si era creata tra quelle pareti e attorno ai quegli oramai celebri tavoli.
«L’Angelo è la formidabile avventura della famiglia Carrain; grandi lavoratori, ricchi di passioni e capaci di correre più veloce dei loro tempi» sottolinea in catalogo Pascaline Vatin.

Renato Guttuso, Due bagnanti, già collezione all’Angelo

Un totale di 90 opere tra oli, tempere, matite, inchiostri e tecniche miste di molti artisti tra i quali spiccano, oltre ai tre già nominati, De Pisis, De Luigi, Casorati, Alberto Giacometti, Guttuso, Sironi, Music e così via.
Una ricca documentazione fotografica e documentaria in buona parte inedita, appartenente alla famiglia Carrain e ad altri fondi archivistici veneziani, costruisce il contesto storico e sociale di quegli anni, mentre pubblicazioni riconducibili agli episodi e alle personalità che frequentarono abitualmente o occasionalmente il locale forniscono i termini di raffronto tra l’episodio dell’Angelo e il tessuto cittadino.

Non trascurata la cucina. Menù, ricette, liste dei vini e molte, molte storie e moltissimi aneddoti su personaggi e celebrità, sulle loro passioni e le loro debolezze, sui loro ricordi, le nostalgie, forse i rimpianti.
Così Giandomenico Romanelli: «Soprattutto però in questo modo sarà ricostruito un frammento non secondario della trama culturale di una città viva, dinamica, aperta e tollerante, curiosa e sempre disponibile a farsi teatro, scena e protagonista di indimenticabili ma forse non ancora finite epopee d’arte e di cultura».


In alto: la squadra di calcio del Grande Torino cena all’Angelo pochi mesi prima del tragico incidente del 1949. Sugli specchi alle pareti si leggono le firme dei giocatori e
la frase “Ai Campioni d’Italia il benvenuto dell’Angelo”. Alle pareti si vede il trittico di Pizzinato nella sua collocazione originaria.

Non solo artisti, però. Registi e attori, scrittori e sceneggiatori sono presenze assidue ai suoi tavoli e, a loro volta, diventano i migliori ‘pubblicitari’ dell’Angelo. Si aggiungeranno, grazie alle passioni coltivate da tre generazioni dei Carrain, gli sportivi, i giornalisti e, ultimi ma non per importanza, molti politici di grido, italiani e stranieri.
Analogamente, nei medesimi anni, la vicinissima Fondazione Querini Stampalia, sotto la direzione di Manlio Torquato Dazzi (1945-1958), si sta trasformando in un centro vivo della cultura cittadina, luogo di incontro e confronto per artisti, intellettuali e studiosi, spazio di apertura e libertà dopo i difficili anni della guerra e del regime fascista.

Anton Zoran Music, Bacino di San Marco verso Punta della Dogana, già collezione all’Angelo.

Due facce della stessa medaglia, due anime nella medesima città.
Emilio Vedova, Alberto Viani, Armando Pizzinato sono al tempo tra i frequentatori assidui della Fondazione. E altri celebri nomi che qui oggi ritroviamo esposti, Filippo De Pisis, Mario De Luigi, Zoran Music per citarne solo alcuni, confluiranno nel fondo contemporaneo dedicato a Giuseppe Mazzariol, il direttore che succederà a Dazzi, tra il 1958 e il 1974. Sarà lui a portare a pieno compimento la vocazione alla contemporaneità della Querini Stampalia, facendosi appassionato interprete delle ultime volontà del suo fondatore, il conte Giovanni.

Giuseppe Santomaso, Finestra, collezione Damiani-Golin.

Il Libro-catalogo, edito da Lineadacqua, è un originale e insolito prodotto editoriale ricco di immagini, di approfondimenti, di curiosità, di storie segrete e di pettegolezzi.
A corollario della mostra quattro incontri tra gennaio e febbraio 2020 avranno come focus: Vita culturale, collezionisti e critici nella Venezia postbellica; Il Fronte Nuovo delle Arti nel dibattito estetico degli anni ’50; Ristoranti e gallerie veneziani: una variegata geografia della città; La vita irruente e contrastata della nuova Biennale

C.S.M.
Fonte: Studio Esseci

Contributi fotografici gentilmente forniti da Ufficio Stampa Fondazione Querini Stampalia


L’ANGELO DEGLI ARTISTI
L’arte del Novecento e il ristorante All’Angelo a Venezia
7 dicembre 2019 – 1 marzo 2020

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