Con «un saluto calorosissimo» ha avuto inizio l’intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla cerimonia di inaugurazione dell’anno che vede Capitale Italiana della Cultura la città di Parma e il suo «tessuto culturale diffuso particolarmente importante». Parma è un crocevia di scambi, incontri e confronti e ha in ciò raggiunto vertici di eccellenza, in un percorso iniziato in età romana, medievale poi rinascimentale, da capitale del ducato al periodo borbonico e napoleonico, al risorgimento – ai cui ideali Verdi pose a servizio la propria musica – alla guerra, fino ai giorni nostri. Un tragitto storico che, a pochi passi di distanza dal Teatro Regio dove si è svolto il momento istituzionale, è stato riassunto nel videomapping proiettato sulla facciata del complesso monumentale della Pilotta. Parma Capitale, ha proseguito Mattarella, farà conoscere ancor più questa cultura offrendola all’Europa che ne è partecipe, tessendo una trama sempre più fitta e una «interconsonanza indispensabile per affrontare i nostri tempi». La cultura è la chiave per capire il passato, interpretare il presente e progettare il futuro. La cultura rende consapevoli del cammino percorso e di quello da coprire per raggiungere traguardi di maggior civiltà e benessere, «perché il testimone della civiltà passi da una generazione all’altra».

La cultura «definisce il segno distintivo di ogni comunità» che non è statico immobile o inerte e che si sviluppa nel dialogo e nelle relazioni, si arricchisce quando si apre alla conoscenza, a scambi e incontri reciproci, al rispetto delle differenze. «La cultura rende più ricchi, di umanità innanzitutto». La straordinaria opportunità di Parma Capitale, ha aggiunto Mattarella, pone in sinergia le forze della città, costituisce una felice collaborazione tra pubblico e privato e «rafforza il tessuto civile ed economico». Il territorio ha manifestato un forte legame con il capoluogo e «la sua tradizione è posta a servizio di moderni traguardi sociali». Parma si sentirà sempre più europea, anche attraverso la sfida dell’alimentazione sana e dell’agricoltura sostenibile: «il cibo è cultura ed è elemento cruciale per lo sviluppo dell’Europa», ha aggiunto citando Stendhal e la descrizione che lo scrittore fa del modo intenso degli italiani di gustare le gioie, più vive e che durano più lungamente. L’augurio del Presidente è vivere con gioia e impegno questa occasione.

Davanti alla platea in cui spiccavano le fasce tricolori dei Sindaci, le autorità che hanno preso la parola si sono tutte idealmente ricollegate al discorso di fine anno del Capo dello Stato trasmesso in televisione. E tutte hanno parlato del futuro cui aprirà le porte la presente annata costellata da eventi. “La cultura batte il tempo”, tradotto da Mattarella come cultura metronomo della storia, è il concept di Parma 2020. Il palinsesto ruota attorno a tre punti cardine: suscitare cultura, creare pensiero, costruire occasioni di dialogo e incontro per una storia che è innanzitutto d’amore. I filmati divulgativi hanno indugiato sui passi di un’attrice, vestita con il colore simbolo giallo, che ha accompagnato alla riscoperta dei tesori architettonici e dei culatelli appesi a stagionare, dei dipinti e dei film di Bernardo Bertolucci, innestati in una quotidianità dinamica.

Il primo cittadino è stato anche il primo a prendere la parola. Il Sindaco Federico Pizzarotti ha espresso l’auspicio che l’anno da Capitale dia la possibilità di presentare Parma non nella singolarità individuale ma come una comunità di donne e uomini che intendono il loro territorio come qualcosa di unico. «L’orgoglio di questa città lo si porta addosso tutti i giorni, assieme alla fascia tricolore». Senza dimenticare il patto stipulato con Piacenza e Reggio Emilia, capaci di fare squadra con Parma e scrivere un modo nuovo di fare politica. I cittadini, ha proseguito Pizzarotti, devono essere custodi e ambasciatori in prima persona, per portare avanti il bene della città e farla crescere, senza paura del progresso e degli altri, in un percorso di sviluppo che includa tutti e che renda felici di ciò che si possiede. Diego Rossi, Presidente della Provincia, ha descritto un anno pieno di sfide raccolte da parmigiani e parmensi, nell’ambizione che il 2020 non sia solo una vetrina ma serva a tracciare un futuro ancora più importante. Da qui, ha ricordato, passa la via Francigena, storico collegamento all’Europa, che fa di questo un luogo di apertura verso altre comunità. Questa, ha aggiunto il Presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, è l’unica regione a portare il nome di una strada (n.d.r. la via Emilia) che unisce le persone e tre capoluoghi – Parma, Piacenza e Reggio – che hanno accettato di lavorare assieme per rappresentare tutta la comunità. Una tra le regioni più povere d’Italia nel dopoguerra, oggi registra 160 miliardi di Euro di Pil all’anno ed è la più grande esportatrice pro capite del Paese con prodotti frutto dell’ingegno e del lavoro conosciuti in tutto il mondo. L’ospitalità si estende dalle coste all’entroterra: «il turismo dovrà essere il petrolio per la regione» ha incitato Bonaccini, aggiungendo che l’investimento sui saperi la farà diventare «una Napa Valley per competitività di innovazione tecnologica». Un’altra unicità regionale è possedere una legge sulla musica, e in cinque anni gli investimenti sulla cultura sono triplicati. «Per noi – ha detto Bonaccini – con la cultura si può mangiare» e solo la cultura e la bellezza possono salvare dall’oscurantismo di ritorno, come ha insegnato il caso di Liliana Segre, costretta a vivere sotto scorta.

L’idea di nominare ogni anno una Capitale Italiana della Cultura nacque nel 2014, a seguito della competizione creatasi per le candidature a Capitale Europea della Cultura e che diede vita a un meccanismo virtuoso, ha spigato il Ministro Dario Franceschini. Per il 2021 hanno avanzato domanda quarantaquattro città, grandi e piccole, e presto le sole nominations diverranno un vanto come avviene per gli Oscar. Ogni anno viene scelta non la città più bella ma quella avente una spiccata capacità di programmazione. Parma ha una storia di arte, bellezza, cibo, musica; gode di grandi opere, di grandi talenti e di grandi persone, ha concluso il Ministro, citando spiritosamente Maria Luisa d’Asburgo, secondo la quale era molto facile vivere a Parma, a patto di dare ragione all’interlocutore in ogni discussione a carattere musicale o gastronomico!
Ha invece fatto riferimento ai Dialoghi di Sant’Agostino l’assessore alla cultura Michele Guerra, e lo stesso rimando apre i libricini riportanti il palinsesto di iniziative: “Sono tempi cattivi. Viviamo bene e i tempi saranno buoni. Noi siamo i tempi”. Pensiamo che il segno dei tempi venga dai potenti, dagli artisti, dai grandi parlamentari ma, ha proseguito Guerra, ciascuno di noi può dare senso e significato allo scorrere del tempo, riflettendo sulla comunità e su noi stessi. La cultura può manifestarsi ovunque, in ogni luogo e in ogni tempo: oggi è il tempo della responsabilità.

Al Teatro Regio, culla mondiale della lirica, sotto la direzione del Maestro Valerio Galli, l’inno di Mameli è stato suonato dall’Orchestra filarmonica che prende il nome di uno dei figli importanti di questa terra, Arturo Toscanini (esule durante il fascismo, ha ricordato Mattarella). Sia durante la cerimonia, sia prima dell’opera Turandot andata in scena alla sera, “Fratelli d’Italia” è stato accompagnato dal canto del pubblico, a tempo e bene intonato, dimostrazione che a Parma si nasce con la musica nel DNA. Da Mameli al parmigiano doc Verdi infine a Puccini, con il coro “Va pensiero” al pomeriggio e, nel corso della serata, la romanza del tenore “Nessun dorma” (Vincerò), “inni” non ufficiali, ma fortemente significativi che occupano un posto speciale nel cuore degli italiani.

Maria Luisa Abate

Contributi fotografici: MiLùMediA for DeArtes

Parma, Teatro Regio, 12 gennaio 2020