Inaugurata a metà febbraio, subito dopo chiusa, aperta e richiusa per il lockdown, mercoledì 20 maggio riapre al pubblico la mostra “A nostra immagine. Scultura in terracotta del Rinascimento. Da Donatello a Riccio” nelle Gallerie di Palazzo Vescovile di Padova, sede delle esposizioni temporanee del Museo diocesano (rimane ancora chiusa invece la parte museale con le esposizioni permanenti). La mostra viene ora prorogata sino al 27 settembre 2020. Una lunga estate d’arte per permettere a tutti di venire a Padova a visitare in sicurezza una mostra già molto apprezzata dalla stampa e dalla critica

Le 21 sculture esposte nelle Gallerie del Palazzo per due mesi sono rimaste “sole”. Ora finalmente i visitatori potranno tornare ad ammirarle, nella loro bellezza e nella storia che raccontano, in totale sicurezza, grazie a un protocollo appositamente studiato sulla base delle linee guida regionali sulla riapertura al pubblico di musei, archivi e biblioteche, che prevede l’accesso contingentato, la sicurezza dei locali, la possibilità anche di visite guidate in piccoli gruppi garantendo il distanziamento sociale, la necessità di indossare mascherina e guanti e di sottoporsi al controllo della temperatura corporea.

Donatello Louvre

Da lunedì 18 maggio la segreteria della mostra sarà operativa telefonicamente al numero 049 8226159 per dare tutte le informazioni al pubblico e raccogliere prenotazioni e da mercoledì 20 maggio si ripartirà con il consueto orario. Così almeno fino al 2 giugno, data prevista di chiusura dell’esposizione, mentre è ancora in fase di verifica la possibilità di una proroga.

LA MOSTRA
La mostra è il frutto di un progetto di restauro e di una campagna di ricerca che ha portato anche interessanti novità.
Secoli, dispersioni, furti, indifferenza, vandalismi hanno quasi completamente distrutto o disperso un patrimonio d’arte unico al mondo: le sculture in terracotta rinascimentali del territorio padovano. Ma qualcosa di prezioso e significativo è rimasto e il Museo Diocesano di Padova insieme all’Ufficio beni culturali, al termine di una intensa, partecipata campagna di recupero, studi, ricerche e restauri, sostenuti anche dal progetto di sensibilizzazione e raccolta fondi “Mi sta a cuore”, riescono ora a riunire nelle Gallerie del Palazzo vescovile di Padova, sede espositiva del Museo, una ventina di terrecotte rinascimentali del territorio, orgogliosa testimonianza delle migliaia che popolavano chiese, sacelli, capitelli, conventi e grandi abbazie di una Diocesi che spazia tra le province di Padova, Vicenza, Treviso, Belluno e Venezia.

Andrea Riccio. Pietà. Due Carrare. Chiesa di Santo Stefano

Ci si potrebbe chiedere il perché di una diffusione tanto capillare della scultura in terracotta proprio in questo territorio. La ragione, a giudizio di Andrea Nante, direttore del Museo Diocesano di Padova e coordinatore del prestigioso comitato scientifico della mostra “A nostra immagine. Scultura in terracotta del Rinascimento da Donatello a Riccio”, va individuata nella presenza prolungata e molto attiva, a Padova, a ridosso della Basilica di Sant’Antonio, della bottega di Donatello e, dopo di lui, di Bartolomeo Bellano, Giovanni De Fondulis e Andrea Riccio. Questi artisti creavano capolavori in pietra, marmo, bronzo, ma anche nella più umile (e meno costosa) terracotta. Opere preziose ed espressive, e per questo molto ambite e richieste.

Domenico Boccalaro. San Giacomo. Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo agli Eremitani

In queste botteghe venivano alla luce grandi scene di gruppo, come i Compianti, immagini di Santi ma anche piccole e raffinate Madonne con il Bambino per devozione familiare, di dimensioni ridotte ma spesso di grande qualità. E la mostra, quasi per campione, accoglie esempi emozionanti di queste variegate produzioni artistiche distribuite nel territorio, non meno pregiate di altre sculture in terracotta che saranno prestate per l’occasione da alcuni Musei nazionali e internazionali, come il Museo del Louvre.
Verrà ricomposto il Compianto di Andrea Riccio, oggi diviso tra la chiesa padovana di San Canziano e i Musei Civici di Padova. Saranno presentati alcuni inediti, tra cui una Madonna con il Bambino salvata da una clarissa dopo la soppressione del Convento padovano di Santa Chiara in età napoleonica, custodita fino a poco tempo fa nella clausura del Monastero della Visitazione in Padova, e ora restituita al suo aspetto originario da un importante restauro.

Giovanni de Fondulis. Pietà. Prozzolo di Camponogara, chiesa di San Michele Arcangelo

Per la prima volta saranno esposti, in una suggestiva installazione, i frammenti superstiti di una Deposizione, gravemente danneggiata nel bombardamento della chiesa di San Benedetto dell’11 marzo 1944.
La mostra è l’esito di un lungo lavoro di studio che parte dall’esperienza di restauro di alcune di queste opere nell’ambito di “Mi sta a cuore”, un progetto che ha visto la partecipazione di molte persone, che in occasioni diverse hanno dato il loro fattivo contributo ai restauri, e nello stesso tempo hanno imparato a conoscere da vicino e ad amare un patrimonio spesso trascurato e poco valorizzato. Fruttuosa la collaborazione con il Centro Interdipartimentale CIBA dell’Università degli Studi di Padova e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso.

Tra le novità scientifiche emerse dalla campagna di ricerca, l’importanza di Giovanni de Fondulis, artista cremasco che a Padova, nella seconda metà del Quattrocento, diede vita a una straordinaria bottega d’arte.
“A nostra immagine. Scultura in terracotta del Rinascimento da Donatello a Riccio”, aperta lo scorso 15 febbraio, ha fin da subito riscosso un ampio consenso di pubblico e interesse da parte dei cultori e studiosi dell’arte, sia per la particolarità delle sculture esposte sia per la significativa e seria campagna di ricerca, studio e restauro di alcune opere, che l’ha preceduta e che ha portato interessanti novità. In particolare è emerso con evidenza il ruolo centrale di un plasticatore di origine cremasca, Giovanni de Fondulis, a cui sono state attribuite definitivamente alcune terrecotte del territorio diocesano, e la vivacità della sua bottega padovana.
Come evidenzia, infatti, Carlo Cavalli, conservatore del Museo Diocesano di Padova, «Negli ultimi anni gli studi sulla scultura padovana del Rinascimento hanno progressivamente messo a fuoco la figura di Giovanni de Fondulis, artista cremasco che giunge a Padova alla fine degli anni sessanta del Quattrocento ed è a capo di una bottega operosa per oltre un ventennio. A lui Davide Civettini, giovane studioso dell’Università di Trento, ha attribuito sulla rivista specialistica Arte Veneta la Madonna di Pozzonovo, esposta in mostra e oggetto di restauro nell’ambito di Mi sta a cuore: l’intervento, liberando la scultura dalle ridipinture più tarde, ha confermato l’attribuzione a de Fondulis. Sullo stesso numero di Arte Veneta Marco Scansani, dottorato alla Normale di Pisa con una tesi proprio su Giovanni de Fondulis, ha attribuito all’artista cremasco il San Pietro martire di Calvene (Vi) e la Pietà di Prozzolo (Pd), esposta in mostra. Queste sono attribuzioni recenti, che i restauri confermano e la mostra valorizza consentendo un’osservazione ravvicinata delle opere».

Plasticatore padovano Chiesa di San Pietro

«Durante la lunga preparazione della mostra – continua il dottor Cavalli – nuove scoperte si sono aggiunte: la Madonna del monastero della Visitazione, dopo la rimozione delle integrazioni ottocentesche e delle pesanti ridipinture, si è rivelata un capolavoro della tarda attività di Giovanni de Fondulis, come pure la Madonna col Bambino in trono dell’Istituto delle Suore Maestre Dorotee in Padova, e un’altra Madonna in un oratorio privato a San Giorgio delle Pertiche. Le prime due sono esposte in mostra, a conferma del ruolo di assoluto prim’ordine giocato dal plasticatore cremasco nel panorama della scultura in terracotta padovana del Rinascimento.

Scoperta quasi dell’ultimo momento, il San Rocco del capitello di via Augusta a Cadoneghe è uscito sempre dalla bottega di Giovanni de Fondulis: lo abbiamo voluto esporre anche se visibilmente ridipinto, auspicando che un restauro possa restituirne la raffinata descrizione dei lineamenti, della barba e delle vesti. Ad Antonio Antico, artista di cui si sa ancora poco, ma imparentato con Giovanni de Fondulis e probabilmente attivo inizialmente nella sua bottega, è stato attribuito il busto di San Bellino della chiesa di San Pietro, esposto in mostra: opera di grande qualità ritrattistica, in origine una figura intera collocata sopra uno degli altari della chiesa, fu poi vittima delle pesanti trasformazioni ottocentesche.
Contrariamente a quel che si può pensare, non tutto è andato distrutto: le nostre chiese conservano ancora immagini antiche, sotto la coltre protettiva di una secolare devozione (e abbondanti strati di ridipintura). Ad esempio a Vigonovo, dove la Vergine col Bambino sopra uno degli altari laterali è probabile opera di Giovanni de Fondulis, o la Madonna col Bambino in trono di Vigodarzere, vicina alle opere che sono state attribuite alla giovinezza di Andrea Briosco, detto il Riccio. E altre ancora ve ne sono nel territorio, specialmente nella campagna a nord di Padova e tra Padova e Vicenza, di qualità meno alta ma comunque testimonianza di un momento straordinario dell’arte padovana e della storia delle nostre comunità, che attraverso la mostra abbiamo voluto raccontare».

Andrea Riccio Campiglia dei Berici

Un altro interessante risultato del lavoro di studio e ricerca che ha accompagnato la mostra e che ha visto la partecipazione di studiosi di calibro internazionale, è la nuova attribuzione a Pietro Lombardo, da parte di Francesco Caglioti, della Madonna proveniente dal Museo del Bargello, precedentemente attribuita a Antonio di Chellino.
Scoperte ma anche restauri, finanziati in modo originale, partecipativo, come ricorda il direttore del Museo Diocesano Andrea Nante: «La mostra è il momento conclusivo di un progetto durato oltre due anni, durante il quale, con il sostegno della campagna Mi sta a cuore, sono state restaurate quattro opere del territorio diocesano, ora inserite nel percorso espositivo (escluso il Compianto di San Pietro, che sarà possibile visitare in loco, negli orari che presto saranno comunicati). Oltre che operazioni di recupero e valorizzazione, i restauri sono importante occasione di studio e conoscenza delle opere, uno studio che durante tutto il periodo del progetto si è allargato, per quanto possibile, all’intero patrimonio diocesano di terrecotte rinascimentali, con l’apporto fondamentale del lavoro di specialisti e di giovani studiosi. Il catalogo scientifico raccoglie gli esiti di questa ricerca storico artistica, e la mostra li rende visibili, facendo parlare direttamente le opere».

C.S.
Fonte: Studio Esseci

A NOSTRA IMMAGINE. SCULTURA IN TERRACOTTA DEL RINASCIMENTO DA DONATELLO A RICCIO
(15 febbraio 2020 – 2 giugno 2020 date prima del coronavirus)
Nuove date 20 maggio – 27 settembre 2020

Museo Diocesano Padova
Palazzo Vescovile,
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Info e prenotazioni: Tel. 049 8226159

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