Lo sbruffone, grasso e stagionato Sir John Falstaff è un personaggio comico shakespeariano, ripreso da Giuseppe Verdi nella “commedia lirica” scritta quando era quasi ottantenne. «È un’opera sulla vecchiaia scritta da un vecchio» spiega senza giri di parole Alberto Mattioli nelle note al libretto di sala. Falstaff è stato presentato al Teatro Comunale “Pavarotti” di Modena in un nuovo allestimento in co-produzione con le Fondazioni di Piacenza – dove è precedentemente andato in scena – e di Reggio Emilia.

Nell’interessante interpretazione del baritono Luca Salsi, grandemente atteso al debutto nel ruolo, il protagonista ha palesato una leggera vena di malinconia sotto la patina esteriore ironica servita a ingannare innanzitutto sé stesso. Poco ha importato se alla fine gli altri hanno sbeffeggiato lui. Ha reagito con il sorriso, ma quel corale “tutto al mondo è burla” è suonato alle sue orecchie come il cadere di un’illusione. Ciò l’ha reso un soggetto di profonda umanità e dai tratti contemporanei.

Notevole lettura anche attoriale del personaggio, quindi, guidata dalla regia di Leonardo Lidi, che ha avuto il pregio di innovare la tradizione (vivaddio finalmente un velario dipinto al posto della solita proiezione: la classica tecnica teatrale è più innovativa della moderna tecnologia!) sfrondata da orpelli inutili e fors’anche qualcuno di utile. Lidi era al primo, riuscito, cimento in campo operistico: le sue radici legate alla prosa sono emerse nella gustosa presenza di quattro bravissimi mimi in gonne femminili, probabilmente una libera declinazione del teatro elisabettiano. Ai figuranti il regista ha demandato spiritose controscene e vere e proprie scene, in cui gli stessi si sono sostituiti, nella gestualità, ai protagonisti, sovente collocati in posizioni fisse che di certo hanno favorito la concentrazione nel canto. D’epoca i costumi di Valeria Donata Bettella ed essenziali le scene di Emanuele Sinisi.

L’osteria della Giarrettiera era inserita in una “scatola” non semplicistica, semovente e dalle linee interne prospettiche, che ha successivamente ceduto il posto a pareti bianche e lisce, sulle quali si sono aperte finestre e porte per i soli momenti d’uso. La gradevolezza della pulizia formale ha raggiunto livelli totalizzanti nell’ultimo quadro, dove non avrebbe guastato osare spunti attinti al Bardo per animare la possente quercia di Herne, candida, magica nel suo aspetto lunare ma priva di scherzoso incanto attorno.

Sul podio dell’Orchestra dell’Emilia-Romagna “Arturo Toscanini” è salito Jordi Bernàcer, dalla linea dinamica d’omogenea eleganza. Di prima grandezza il cast, iniziando da Luca Salsi, uno dei più importanti baritoni del panorama attuale. Salsi possiede una vocalità solida come roccia e ben tornita, un rigore esecutivo che equivale a rispetto e amore per Verdi, proiezione e potenza di emissione pari alla stazza richiesta a Falstaff. Come si diceva poc’anzi, Salsi ha soppesato con gusto gli aspetti comici, senza scivolare nella farsa e men che meno nel grottesco, tratteggiando una figura assai credibile nella sua umanità. Altra presenza di assoluta eccellenza, nelle vesti di Ford, il baritono Vladimir Stoyanov in una prova riassumibile in un solo aggettivo: raffinatezza, nei colori, nel fraseggio, nell’espressività vocale e scenica. Un’interpretazione completa sotto ogni aspetto. Fenton era Marco Ciaponi dal romanticismo garbato e d’innata classe, nella linea di canto fluida.

Di pari merito la sezione femminile. Serena Gamberoni era Mrs. Alice Ford fresca e giovane, puntuale nel canto dai giusti accenti e colori. Di sublime qualità i mezzi di Giuliana Gianfaldoni, Nannetta, che ha avuto il suo punto di forza nei magnifici filatini, stupendamente impalpabili e trasparenti, unitamente al timbro di una bellezza che ha irretito fin dal primo momento. Rossana Rinaldi ha dosato Mrs. Quickly con ironia sottile, efficace e mai esagerata. Di valore Florentina Soare, ben emersa nel breve ruolo di Mrs. Meg Page. Lodevolmente affiatati i personaggi cui la regia ha affidato pressoché in toto l’humor: Bardolfo, Marcello Nardis e Pistola Graziano Dallavalle; nonché il dottor Cajus accentuato caratterialmente da Luca Casalin. Positivo l’esito del Coro del Teatro Municipale di Piacenza guidato da Corrado Casati.

Nel programma di sala era inserita una nota di dedica al soprano modenese Mirella Freni, scomparsa pochi giorni prima, che fu straordinaria interprete del titolo: nel ruolo di Nannetta, al Covent Garden di Londra nel 1960, e nel ruolo di Alice all’inaugurazione della stagione 1980 al Teatro alla Scala di Milano.

Recensione Maria Luisa Abate

Visto al Teatro Comunale “Luciano Pavarotti” di Modena il 16 febbraio 2020
Contributi fotografici: Rolando Paolo Guerzoni