Ph Paolo Pellion

In occasione della Giornata Internazionale dei Musei, il 18 maggio, dopo la chiusura dei luoghi della cultura dovuta al Covid-19, il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, tra i primi in Italia, ha riaperto straordinariamente le sue porte al pubblico.

Durante l’intero lockdown, il Museo ha svolto le funzioni essenziali di tutela del patrimonio artistico, di studio e progettazione dell’edizione aggiornata del catalogo della Collezione permanente, nonché del nuovo catalogo della Collezione Cerruti. Inoltre ha sviluppato un intenso progetto di programmazione online intitolato Cosmo Digitale, la nuova sede virtuale del museo che presenta opere e progetti inediti, approfondimenti delle collezioni e visite guidate. Ma ora, dopo 70 giorni, riprende la sua attività precipua di apertura al pubblico che potrà visitare le mostre e partecipare a programmi educativi per le famiglie.

Il Castello di Rivoli è stato immaginato nella Fase 2 come un prototipo di “Slow Museum”: un nuovo concetto di museo radicato nel proprio territorio eppure conosciuto in tutto il mondo, in cui apprezzare l’arte attraverso il proprio corpo in spazi ampi e con tempi lunghi, anziché frettolosamente, un museo che a livello fisico si rivolge per ora principalmente a visitatori regionali e italiani ma che è aperto a trasformare il mondo in una rete di scambio di diverse realtà locali.

Giuseppe Penone, Identità, 2017, foto Antonio Maniscalco

Grazie all’apertura il pubblico potrà tornare a visitare le mostre, prorogate fino al 30 agosto. Anche la Collezione permanente con le sue opere iconiche, tra le quali capolavori dell’Arte Povera allestite al primo e al secondo piano del Museo, tornerà ad accogliere il pubblico con visite guidate dedicate a piccoli gruppi. Le Collezioni del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea includono opere dei principali artisti italiani e internazionali che hanno dato forma all’evoluzione dell’arte contemporanea, dagli anni sessanta al presente. Il percorso espositivo dedicato alle collezioni è organizzato in ampie sale monografiche e include lavori esposti a rotazione e le numerose opere ambientali realizzate dagli artisti in dialogo con le sale auliche del Castello, secondo una metodologia che definisce l’operato del museo dagli esordi e che rende la visita alle collezioni un’esperienza unica al mondo

Da sabato 23 maggio è nuovamente aperta al pubblico anche la Collezione Cerruti, nuovo polo museale del Castello di Rivoli. Inaugurata nel maggio 2019, la Villa Cerruti, sita in un ampio giardino a pochi passi dal Castello di Rivoli, accoglie la raccolta privata di altissimo pregio dell’imprenditore e collezionista Francesco Federico Cerruti (Genova, 1922 – Torino, 2015). In maniera rigorosa e da grande conoscitore, Cerruti ha raccolto dalla fine degli anni Sessanta un corpus di opere d’arte, libri, arredi e oggetti di altissima qualità. Tra questi, quasi trecento dipinti e sculture dalla fine del Medioevo al contemporaneo e che annovera capolavori di artisti quali de Chirico, Picasso e Modigliani.

«Sono felice che tra i primi musei in Italia e in Piemonte ad aprire – spiega l’Assessore alla Cultura, Turismo e Commercio della Regione Piemonte Vittoria Poggio – ci sia il museo del Castello di Rivoli. Un museo fortemente voluto dalla Regione Piemonte quando ha aperto nel 1984 quale primo Museo d’Arte Contemporanea del Paese. Il Museo si è preparato per un’apertura in sicurezza e l’esperienza dell’arte in questo momento è importante».

Afferma il Presidente del Castello di Rivoli Fiorenzo Alfieri: «il Museo riapre il primo giorno utile, per almeno due motivi: prima di tutto abbiamo attrezzato gli spazi e aggiornato il sistema di protezione sanitaria per garantire la sicurezza dei visitatori e del personale, e quindi siamo pronti per aprire. Il secondo motivo è che un museo d’arte contemporanea si occupa degli argomenti più attuali per il futuro dell’umanità e quindi aprire significa affrontare le questioni urgenti di oggi».

«La sicurezza dei nostri visitatori, del nostro personale e delle nostre opere – aggiunge il Direttore Carolyn Christov-Bakargiev – è importante. Abbiamo predisposto misure sanitarie e norme comportamentali che permettono a tutti di vivere un’esperienza piacevole, interessante e stimolante con nuove visite guidate e attività. Il numero dei visitatori, che dovranno indossare la mascherina e tenersi a 2 m di distanza, è stato ridotto per offrire ampi spazi sia interni sia esterni. Il nostro personale dispone di dispositivi di protezione individuale adeguati. In linea con le indicazioni e le raccomandazioni nazionali e internazionali, non abbiamo utilizzato sistemi di sanificazione con nebulizzazione di prodotti corrosivi in quanto essi danneggiano le opere d’arte e il patrimonio artistico, ma abbiamo incrementato l’igienizzazione e la sanificazione degli ambienti con prodotti adeguati. In un periodo in cui le persone hanno vissuto un’overdose digitale sui loro telefoni e laptop, è fondamentale riprendere una relazione corporea serena con il mondo. L’esperienza dell’arte nella sicurezza degli standard museali è una palestra perfetta per cominciare».

Il Dipartimento Educazione del Museo ha ideato un programma per un graduale e sistematico rientro del pubblico che intende valorizzare la Collezione e le mostre temporanee per nutrirle, giorno per giorno, di nuove narrazioni. «Per creare e ricreare forme inedite d’inclusione e coinvolgimento – dice Anna Pironti, Responsabile del Dipartimento – nel rispetto dei protocolli di sicurezza, ma anche del bisogno di offrire esperienze positive, in vista della rinata socialità che la collettività auspica possa giungere dal mondo della Cultura». In vista dell’estate, inoltre, il Dipartimento Educazione anticiperà e rimodulerà l’offerta della Summer School attraverso una speciale edizione rivolta ai bambini, ai ragazzi e alle famiglie, studiata per riflettere sull’idea di comunità e godere di una nuova proposta formativa e relazionale.

Liu-Ding

MOSTRE IN CORSO E INSTALLAZIONI
Le mostre sono prorogate sino al 30 agosto prossimo a eccezione di quella dedicata a Morandi che è aperta fino al 26 luglio. 
Il pubblico può visitare la mostra Di fronte al collezionista. La collezione di Uli Sigg di arte contemporanea cinese a cura di Marcella Beccaria che, attraverso una selezione della Collezione Sigg e M+ Sigg Collection, rappresenta uno spaccato della storia attuale dell’arte cinese, documentandone alcuni tra i caratteri distintivi. Artefice della prima joint-venture tra la Cina e l’Occidente, nel corso degli anni trascorsi nel paese asiatico Sigg ha intrecciato relazioni e amicizie con numerosi artisti, individuando nell’arte uno straordinario strumento per conoscere in profondità la cultura cinese. Frequentando assiduamente le gallerie private e gli studi degli artisti, Sigg ha incoraggiato i percorsi creativi della Cina contemporanea, acquisendo direttamente molteplici opere d’arte. La collezione, che conta circa 2.500 opere di oltre 500 artisti, non si limita al solo gusto estetico del collezionista ma rispecchia una visione enciclopedica che mira a documentare l’evoluzione dell’arte cinese dalla fine degli anni settanta a oggi. Nel 2012 Sigg, con una donazione di 1.450 opere della sua collezione al M+ Museum for Visual Arts di Hong Kong, che sarà parzialmente aperto al pubblico nel dicembre 2020, ha restituito alla Cina un’importante parte della sua storia culturale recente. La mostra documenta inoltre la costante attenzione di Sigg nei confronti delle generazioni più giovani e la sua apertura nei confronti di molteplici tecniche artistiche.

Villa Cerruti

Al piano nobile del Castello, i visitatori potranno ammirare i cinque capolavori di Giorgio Morandi (Bologna 1890 – 1964) parte della Collezione Cerruti che si confrontano in un dialogo infinito con alcune tra le opere più significative delle collezioni del Museo, mostrando l’attualità e l’ininterrotta fortuna di questo maestro del Novecento. La mostra Giorgio Morandi. Capolavori dalla Collezione di Francesco Federico Cerruti a cura di Carolyn Christov-Bakargiev, con Fabio Cafagna e Laura Cantone, presenta inoltre preziosi oggetti e volumi provenienti da Casa Morandi a Bologna che mostrano la varietà di linguaggi pittorici adottati dall’artista, ripercorrendo in maniera esaustiva l’intero arco cronologico della sua attività e la ricchezza delle sue fonti visive. Forse non del tutto inaspettatamente si ritrovano alcuni tratti comuni nelle biografie di Morandi e Francesco Federico Cerruti (Genova, 1922 – Torino, 2015): il celibato, la vita tranquilla tutelata dalla presenza delle sorelle (tre nel caso di Morandi), i rarissimi viaggi, l’amore per le proprie stanze, microcosmi che raccolgono la complessità del reale (l’atelier ingombro di oggetti per l’artista, la villa di Rivoli per il collezionista), il riserbo e la profonda modestia che celavano una cultura vasta e ricercata.

Leotta

Inaugurata anch’essa recentemente, la mostra Renato Leotta. Sole a cura di Marianna Vecellio, partendo dai dettagli architettonici e artistici delle sale della Residenza Sabauda, crea un percorso immaginario negli spazi del Museo in cui i fasti del passato settecentesco sabaudo espressi nei motivi araldici, nelle decorazioni e negli affreschi, sono metaforicamente illuminati dai fari delle automobili. L’installazione riflette a livello metaforico il cambiamento sociale avvenuto nel territorio che da centro legato all’industria fino alla fine degli anni Novanta del secolo scorso, ha spostato la sua attenzione verso la produzione “della cultura contemporanea dell’intrattenimento”, come afferma l’artista. Una prima versione dell’opera è stata presentata in occasione di The Piedmont Pavilion, mostra nata da un’idea di Carolyn Christov-Bakargiev e Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, e curata da Marianna Vecellio in concomitanza con la 58a edizione della Biennale di Venezia nel 2019. Le opere di Leotta scaturiscono da una lenta e prolungata osservazione di un luogo o di un paesaggio. Anche le forze della natura, i cicli lunari e degli oceani entrano prepotentemente nei lavori dell’artista che, spaziando dal linguaggio fotografico tradizionale al video, dalla pittura al recupero di materiali d’archivio, indaga i rapporti fra mare, cielo e terra nel tentativo di creare un possibile dialogo tra mondi reali e ideali.

Richards

Interessato a indagare temi come quelli dell’identità, del desiderio e dell’ossessione in relazione alle tecnologie digitali e a processi di appropriazione, manipolazione e accostamento di immagini e materiali d’archivio, James Richards (Cardiff, 1983) ha realizzato una nuova installazione concepita appositamente per le sale storiche del Castello di Rivoli. L’opera Alms for the Birds (Elemosina per uccelli, 2020) è un’installazione in due parti, una sonora e una visiva, che indaga la villa che ospita la Collezione Cerruti come un luogo fantastico, di ricerca della perfezione. Una “casa-sogno”, ma anche un rifugio simile a un luogo per l’oltre-vita. L’opera tenterà di reimmaginare la casa a partire dal Castello di Rivoli, mettendo in risonanza la camera nella torre di Villa Cerruti, o stanza padronale, e l’architettura e la storia delle sale dell’Appartamento del re Vittorio Amedeo II, al primo piano del Castello di Rivoli, coinvolte dall’intervento dell’artista. In particolare la Sala dei putti dormienti, anche nota come Camera del letto del re, dove si dice Vittorio Amedeo II (1666 – 1732) fu tenuto prigioniero dal figlio Carlo Emanuele III (1701 – 1773) quando, dopo avere abdicato in suo favore, il vecchio re cambiò idea e tentò di riprendere la corona. Le due parti di cui si compone quest’installazione, quella sonora e quella visiva, si sovrappongono l’una all’altra senza essere sincronizzate.

Al terzo piano del Museo rimarrà visibile anche l’esposizione Claudia Comte. Come crescere e avere sempre la stessa forma curata da Marianna Vecellio. L’artista, partendo dall’osservazione della natura e dei suoi mutevoli pattern, elabora ampie installazioni ambientali che incorporano il mondo dalla prospettiva dell’esperienza digitale. Affondando l’interesse in temi di urgente attualità come il cambiamento climatico, l’ecologia e l’inquinamento globale, Comte racconta anche la memoria dei materiali e la saggezza del lavoro manuale. In occasione della mostra, l’artista ha realizzato undici interventi murali appositamente pensati per le sale del terzo piano della Residenza Sabauda. Ispirata ad alcuni motivi decorativi settecenteschi presenti sui soffitti e sulle pareti dell’edificio principale del Museo, l’opera si sviluppa secondo moduli ripetuti nello spazio attraverso cui costruisce un ambiente ottico avvolgente e vibrante.

COSMO DIGITALE
A cura di Giulia Colletti, rientra in un progetto già esistente di aggiornamento tecnologico del Museo. Il progetto, sostenuto dalla Compagnia di San Paolo, si propone di aggiornare l’infrastruttura tecnologica del Museo, aggiornare il linguaggio e la funzione dei social media attraverso uno spirito poetico e letterario, creare un archivio digitale di saperi prodotti in oltre trentacinque anni di attività del Museo, nonché trasformare il sito Internet da semplice luogo di informazione sulle attività del Museo ad archivio digitale online e spazio virtuale dell’arte digitale, vero e proprio “Museo” di opere realizzate appositamente per questa nuova dimensione artistica ed elaborate in modo da creare un rapporto inedito con la coscienza del visitatore online.  https://www.castellodirivoli.org/mostra/digitalcosmos/

Marco Bagnoli 56-nomi Ph Pellion

LA FONTANA DI MARCO BAGNOLI CINQUANTASEI NOMI
In occasione della Festa della Repubblica, il 2 giugno i visitatori hanno potuto tornare ad ammirare la fontana di Marco Bagnoli Cinquantasei nomi (1999-2000). L’opera è allestita all’esterno del Castello nell’antica vasca decagonale eseguita nel 1868 per celebrare l’inaugurazione dell’acquedotto della città di Rivoli. Le 56 canne da cui zampilla l’acqua, simili ai sottili fusti del bambù e alte cinque metri, sono dipinte in blu e rosso e sono state realizzate in alluminio anodizzato con la sofisticata tecnologia del “polistirene perduto” (lost foam) che riprende in chiave contemporanea l’antico metodo della “cera perduta”, utilizzato per produrre le statue in bronzo. 

«L’opera ideata da Bagnoli – descrive Marcella Beccaria, Capo Curatore e Curatore delle Collezioni del Museo – si compone di canne disposte a ‘quinconce’, la configurazione a file parallele sfalsate di mezzo passo, simile al numero cinque nei dadi. Unità di misura adottata sin dal tempo degli antichi romani, il quinconce, in latino quincunx, corrisponde alla frazione 5/12, come indicato dalla parola stessa formata da quinque ‘cinque’ e uncia ‘oncia’, sottomultiplo che propriamente rappresenta la dodicesima parte di un’unità. Graficamente, il quinconce è dato dal ‘V’, cinque in latino, duplicato e capovolto all’angolo, così da formare la lettera ‘X’. Tuttora adottato in arboricoltura per disporre varie tipologie di piantagioni, lo schema geometrico del quinconce è riconducibile all’antichità più remota. Già usato secondo alcune ipotesi nei giardini di Babilonia e forse da Noè dopo il diluvio, il quinconce potrebbe persino discendere dalla disposizione delle piante nel Paradiso, che significa appunto giardino. Scientificamente, il quinconce è riscontrabile nella struttura di foglie, fiori e semi di numerose specie arboree. Applicazioni del quinconce comprendono la disposizione dei corpi militari presso i macedoni, i greci e i romani, e sono anche rintracciabili in alcune antiche strutture urbane, in architettura, in giochi a scacchiera, per arrivare al labirinto di Creta, come raccontato da Sir Thomas Browne in The Garden of Cyrus (Il giardino di Ciro), erudito testo sull’argomento pubblicato nel 1658. Intenzionalmente, l’opera di Bagnoli abbraccia la vertigine di questi infiniti riferimenti e la figura a X che struttura l’opera può essere interpretata in relazione alla formula Spazio x Tempo che riassume l’intera ricerca dell’artista».

CATALOGHI RAGIONATI / RAGIONARE SUI CATALOGHI
Workshop per la formazione di esperti in redazione di Cataloghi generali e pubblicazioni scientifiche sull’arte. In memoria di Germano Celant (1940-2020)

A seguito dei workshop per la formazione di archivisti d’arte contemporanea (2017), di registrar (2018), di esperti in studi sulla provenienza delle opere d’arte (2019) e di creatori di contenuti digitali a ispirazione letteraria (2019), il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea offre un workshop gratuito per la formazione di esperti in redazione di cataloghi generali e pubblicazioni scientifiche sull’arte che si terrà in due fasi, la prima dal 27 al 31 luglio e la seconda dal 28 settembre al 2 ottobre 2020.

Gli interessati sono invitati ad inviare la domanda di partecipazione comprensiva di curriculum vitae e di una breve nota di motivazione (max. 500 battute), entro il giorno 30 giugno 2020 all’indirizzo crri@castellodirivoli.org

Organizzato dal CRRI – Centro di Ricerca Castello di Rivoli in collaborazione con il Dipartimento Educazione del Museo, il workshop è diretto da Andrea Viliani, Responsabile e Curatore del CRRI e autore di numerosi cataloghi e pubblicazioni scientifiche sull’arte contemporanea. Il workshop è rivolto a soggetti in età compresa tra i 22 e i 40 anni che abbiano conseguito una Laurea in materie artistiche e umanistiche o un Diploma equivalente. Assistenza all’organizzazione è fornita da Giulia Colletti (Attività collaterali e contenuti digitali, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea) e Giulia De Giorgi (Archivi e Assistenza Curatoriale, CRRI). 

Le attività si svolgeranno in due fasi: nei giorni dal 27 al 31 luglio e dal 28 settembre al 2 ottobre 2020, sia presso la Biblioteca del Castello di Rivoli sia in e-learning, subordinatamente alle norme in vigore al momento. Le giornate saranno strutturate attraverso una serie di lezioni a tema e il workshop vedrà la partecipazione di rinomati esperti e studiosi internazionali nell’ambito dell’attività di ricerca, archiviazione, ideazione e aggiornamento di cataloghi generali e pubblicazioni scientifiche di tema artistico. Le lezioni e gli interventi degli esperti e studiosi riguarderanno le metodologie e le pratiche adottate nella preparazione di cataloghi generali e cataloghi di mostre personali di riferimento. Tra gli ospiti figurano: Marcella Beccaria, Gabriella Belli, Agata Boetti, Fabio Cafagna, Carolyn Christov-Bakargiev e Sara Codutti, Bruno Corà e Chiara Sarteanesi, Chiara Costa, Maddalena Disch, Glenn Phillips, Neil Printz, Michele Robecchi, Jörg Schellmann, Antonella Soldaini, Nancy Spector, Marianna Vecellio

Gli interessati sono invitati ad inviare la domanda di partecipazione comprensiva di curriculum vitae e di una breve nota di motivazione (max. 500 battute), entro il giorno 30 giugno 2020 all’indirizzo crri@castellodirivoli.org

I partecipanti saranno selezionati, in un numero massimo di 8, da una commissione formata da Carolyn Christov-Bakargiev, Marcella Beccaria e Andrea Viliani.  Le lezioni si terranno in lingua italiana e inglese.

M.C.S.
Fonte: Ufficio Stampa
Contributi fotografici tratti dal sito

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