L’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da Covid-19 ha comportato la necessità di ridurre le iniziative previste per il 40° anniversario della strage di Ustica, soprattutto quelle in collaborazione con le scuole della città. È stata invece costruita, nel rispetto delle misure di contenimento in vigore, una particolare stagione della rassegna Attorno al Museo. Anche quest’anno, l’Associazione Parenti delle Vittime ha scelto di ricordare le 81 vittime del tragico evento nel segno della memoria e della cultura, nel consueto scenario del Parco della Zucca antistante l’ingresso del Museo per la Memoria di Ustica, con quattro serate di teatro, musica, danza e poesia.

L’apertura, martedì 7 luglio alle ore 21.15, è affidata allo spettacolo Un abito chiaronato da un testo originale teatrale di Massimo Salvianti e interpretato da Amanda Sandrelli accompagnata al pianoforte da Rita Marcotulli.
Le immagini degli effetti personali ripescati nel mar Tirreno, ci interrogano sul senso delle cose materiali e di come questi frammenti facciano emergere sentimenti profondi, affetti e la voglia di combattere ancora, per conoscere chi ha armato la mano di chi ha fatto scempio di tante vite innocenti. Ustica, Portella della Ginestra, Stazione di Bologna sono solo alcuni esempi di stragi, della storia del nostro paese, in cui omissioni e depistaggi ci hanno vietato di avere tutte le risposte alle nostre domande. Domande che Amanda Sandrelli e Rita Marcotulli portano in scena con la consapevolezza che senza risposte saremo sempre incompleti, vulnerabili, esposti e incapaci di difenderci.

Amanda Sandrelli ph Francesca Boldrin

Un abito chiaro – spiega l’autore – è uno sfogo, un accavallarsi di pensieri, domande tante e risposte pochissime, in prosa e in musica, in immagini, in secondi sospesi, in battere e in levare. Partire dalle cose più piccole, più private, più banali-normali-comuni per dire di quest’incredibile tragedia senza farsi soffocare dalla commozione e dalla retorica e dal senso di inutilità, di sconfitta che dopo quarant’anni pesa su tutti noi, sulla nostra comunità di uomini e donne, di ragazze e ragazzi, di vite che misurano la propria precarietà sulla difficoltà, anzi sull’impossibilità di sapere, di districarsi in un ammasso contorto di misteri ed evidenze, di depistaggi e ovvietà. Pochissime risposte. Parole che si aggiungono a un libro che ha ormai troppe pagine e pesa come un macigno, che si interrogano proprio sulla loro scarsa utilità, ma che percorrono anche le strade virtuose che donne caparbie e uomini instancabili hanno tracciato per non perdere la speranza della giustizia e del diritto. Esempi e precetti, i punti fermi, i paletti del nostro vivere civile, e il confronto con i più giovani, con le ragazze, con i bambini, figlie e figli che domandano, anche loro e a cui va data almeno la certezza che non ci siamo arresi e che abbiamo bisogno della loro forza, della loro scapestratezza, del loro coraggio. (Massimo Salvianti)               

Kalifa Kone

Il 14 luglio, grazie alla collaborazione con Bologna Jazz Festival, è in programma il concerto originale “Mirra-Kone Duo” che vede sul palco Pasquale Mirra, uno dei più interessanti vibrafonisti della scena musicale internazionale e Kalifa Kone, talentuoso polistrumentista maliano, che vanta collaborazioni con artsti del calibro di Salif Keita e il maestro indiscusso del tamani Baba Sissoko. La tradizione del Mali e dell’Africa centro-occidentale si incrocia con la musica di ricerca, tra improvvisazione e sperimentazione timbrica.

Il 24 luglio le canzoni del 1980 e il tempo percepito nella pienezza di quattro decenni, che rappresentano il passaggio dalla spensieratezza alla maturità e quello del tempo sospeso, congelato e pesantissimo di una crescita negata, saranno oggetto delle coreografie di “A Love Song”, un progetto di Simona Bertozzi e Marcello Briguglio, che vedrà sul palco i danzatori Simona Bertozzi e Daniele Albanese accompagnati dalla voce di Angela Baraldi e dalle composizioni sonore di Daniela Cattivelli.

A love song

Pensare a un progetto per il quarantesimo anno della strage di Ustica ha fatto emergere, tra i molti riferimenti, una riflessione sul tempo. Tempo percepito nella pienezza e nella rotondità di quattro decenni, quelli che, nell’esperienza di vita, rappresentano il passaggio dalla spensieratezza alla maturità, e il tempo sospeso, congelato e pesantissimo di una crescita negata. Di una postura mai acquisita nel compiersi della verità e la cui eco arriva potentemente dalle voci e dalle parole sussurrate dell’opera di Boltansky, nel Museo per la Memoria di Ustica. Intrecciando queste suggestioni ho pensato che il progetto potesse compiersi come un canto d’amore. D’amore per la leggerezza delle serate estive, delle canzoni che escono dalle finestre spalancate, del “vento caldo dell’estate”… e d’amore dolente, spezzato… inabissato. A love song prende forma nell’avvicendamento di presenze e azioni che, come i frammenti del DC-9, sembrano emergere da una distanza incolmabile. Canti, gesti reiterati e partiture danzate, si susseguono per osmosi e scambio energetico, accostando leggerezza e vertigine, nutriti dal potenziale evocativo di alcune tra le canzoni più popolari dell’estate del 1980.

Il 10 agosto la tradizionale notte di San Lorenzo si intitola “Dispersi – un ponte di poesia tra Bologna e Palermo”. A Bologna con la regia di Pietro Floridia gli attori di Cantieri Meticci, originari delle più disparate provenienze, si muoveranno in una scenografia fatta da grandi reti da pescatori, simbolo di interrelazioni e trame, realizzate dai cittadini in diversi laboratori partecipati.

Vetrano Randisi

Nello stesso tempo a Palermo Stefano RandisiEnzo Vetrano e altri attori palermitani interpreteranno, in una messa in scena originale, testi poetici dedicati alla strage di Ustica.

Ma Tifone, mentre andava a caccia di notte, scoprì la bara per caso, illuminata dalla luna; riconosciuto il corpo di Osiride, lo fece in quattordici pezzi e lo disperse. Quando lo venne a sapere, Iside si mise di nuovo a cercare qua e là, attraversando le paludi su una zattera di papiro. Plutarco Nei Canteri Metcci la parola dispersi fa risuonare qualcosa di molto antco: il gesto di una sorella instancabile nell’andare alla ricerca dei pezzi del fratello dispersi, la sua determinazione nel ritrovarli, ricomporli insieme fino a ridonargli almeno per un attimo la vita. È il mito di Iside e Osiride. È la capacità tutta femminile di rigenerare la vita a partre dalla morte. È la spinta al congiungere che si contrappone a quella dello smembrare. Nasce nell’antco Egitto, mondo in cui Tifone, dio della siccità, sgretola, ma Iside, terra, si ricongiunge a Osiride, Nilo, e nuovamente la vita si rinnova. Oggi, a maggior ragione se pensato in connessione con il quarantesimo anniversario della Strage di Ustca, tale mito in noi riverbera onde di significato a livelli molto diversi: dalla sfera intma a quella sociale, dal farsi metafora della capacità della memoria di tenere in vita il perduto fecondando il presente, al rappresentare un modello al femminile, capace di tenere testa e battere un maschile sempre più soltanto disgregante. Ma è altresì importante per Canteri Meticci perché racconta che la nostra identità non è qualcosa di fisso e immutabile e puro bensì un movimento di trasformazione: Iside infatti giunge dall’Africa ma in quel grande grembo di mescolamento che era il mare di mezzo – oggi al contrario muro e tomba – ha incontrato la civiltà greca e quella cristiana divenendo anche da noi, nella sponda nord del Mediterraneo, la dea protettrice di chi si mette in mare. I test poetici scelti per la notte di San Lorenzo anche per questo abbracceranno le tradizioni culturali più disparate e, avendo per sfondo questa storia mitica, verranno incastonati in 4 moviment/azioni sceniche dai seguenti titoli: dispersione, ricerca, ricucitura, rinascita. Sulla scena, attori anch’essi “dispersi diasporici”, ovvero originari delle più disparate provenienze, si muoveranno in una scenografia fatta di grandi reti da pescatori, simbolo quanto mai mediterraneo di interrelazioni e trame, che attraverso laboratori partecipati guidati dagli artigiani e scenografi di Canteri Meticci, i cittadini hanno trasformato in grandi mappe tessili: testimonianze della bellezza dell’intreccio tra sensibilità ed esperienze di vita molto eterogenee.

Nei giorni di svolgimento degli eventi, il Museo per la Memoria di Ustica, che conserva i resti recuperati del velivolo DC9 e l’installazione permanente A proposito di Ustica concepita dall’artista Christian Boltanski in ricordo delle 81 vittime, osserva aperture straordinarie dalle ore 20 alle 23, con visita guidata gratuita a cura del Dipartimento educativo MAMbo a partire dalle ore 20 su prenotazione: tel. 051 6496611 oppure e-mail mamboedu@comune.bologna.it

La rassegna Attorno al Museo è promossa dall’Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica con Regione Emilia-Romagna, Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, Istituzione Bologna Musei | MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna |
Museo per la Memoria di Ustica | Comune di Bologna-Quartiere Navile e fa parte di Bologna Estate 2020, il cartellone di attività promosso e coordinato dal Comune di Bologna e dalla Città Metropolitana di Bologna – Destinazione Turistica. I progetti sono realizzati in collaborazione con Cronopios, Officina Immagine, Bologna Jazz Festival.

L’ingresso a tutte le serate è a offerta libera. La prenotazione è obbligatoria sul sito www.attornoalmuseo.it o telefonando al numero telefonico 348 4021862.

LA RICERCA E LO STUDIO STORICO CONTINUANO
Le proposte dell’Associazione dei parenti delle vittime della strage di Ustica per celebrare il 40° anniversario si completano con una serie di attività legate alla ricerca e allo studio storico: il convegno “Ustica e gli anni ‘80” in autunno, in collaborazione con il Comune di Bologna, l’Istituto Storico Parri e l’Università di Bologna; la pubblicazione degli atti del convegno “1980, l’anno di Ustica” dedicato alla situazione internazionale a cura di Luca Alessandrini e l’uscita del libro “Ustica, una ricostruzione storica” a cura di Cora Ranci che approfondisce la vicenda della strage nel contesto geo-politico degli anni ’80; l’avvio della ricerca affidata a Andrea Mochi Sismondi e all’Associazione AtelierSI, pensata per catalogare e studiare le opere originali di alto valore artistico nate dall’impegno dell’Associazione, nei campi delle arti performative, della musica, delle arti visive e della poesia; la produzione del video “… ancora polvere” prodotto da La Baracca Testoni Ragazzi, Arte e Salute Onlus in collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale di Bologna, con la regia di Daniela Micioni, un lavoro pensato partendo dai testi realizzati nei progetti laboratoriali degli scorsi anni con il coinvolgimento diretto nelle riprese degli attori della Compagnia Arte e Salute Ragazzi, degli studenti dell’istituto Copernico di Bologna e dell’istituto Galilei di Palermo.

Inoltre è in cantiere la produzione del video-documentario “Ustica quaranta” prodotto da Emilia Romagna Teatro Fondazione nell’ambito di “Così sarà! La città che vogliamo”, immaginato come omaggio, rielaborazione e archeologia della memoria, scritto dall’autrice Lisa Ferlazzo Natoli con la regia di Alessandro Ferroni e il coinvolgimento degli studenti della Classe IV O del liceo Copernico di Bologna. Ustica quaranta si potrà vedere online sabato 27 giugno alle 20sulla pagina ERTonAIR https://emiliaromagnateatro.com/ert-on-air/ e in prima visione sulla pagina Facebook di ERT https://www.facebook.com/ErtFondazione /

C.S.
Fonte: Bologna Musei 3 luglio 2020

ATORNO AL MUSEO
7 luglio – 10 agosto 2020

Parco della Zucca – Museo per la Memoria di Ustica
via di Saliceto 3/22 a Bologna
Tel. 348 4021862

www.attornoalmuseo.it.