prezzo_priceInaugura la rassegna invernale di prosa al Grande Teatro di Verona, dall’8 al 13 novembre, “Smith & Wesson” di Alessandro Baricco, autore che non scrive testi teatrali, bensì spettacoli che a volte si trasformano. Smith & Wesson non è il nome di una pistola ma quello di una coppia sgangherata: un meteorologo, Natalino Balasso, e un pescatore, Fausto Russo Alesi. In un mondo popolato da truffatori e falliti, i due vengono avvicinati da una giornalista alla ricerca di una storia memorabile, che troverà. A seguire, un altro autore italiano prestato al teatro. Gianfranco Bettin, con la sua scrittura tagliente, affianca Marco Paolini nel nuovo lavoro dell’attore bellunese: Studio per un nuovo album – Numero primo”, in scena dal 13 al 18 dicembre. Insieme raccontano la storia di un futuro probabile, fatto di cose, di bestie e di umani rimescolati insieme come le carte di un mazzo prima di giocare. Al più noto e apprezzato esponente del teatro di narrazione italiano il compito di rendere credibili sulla scena cose oggi ancora inverosimili ma possibili domani. Gli altri sei titoli vedono in scena attori straordinari che con il loro talento hanno fatto la storia del teatro italiano. L’occasione è unica per confrontare interpretazioni e approcci ai testi da parte di artisti che, con la loro concezione del teatro, hanno accompagnato generazioni intere di spettatori, emozionandoli, commuovendoli, coinvolgendoli nel piacere di sentire recitare un “maestro” nel vero senso della parola. Torna a Verona, con il terzo spettacolo in programma dal 17 al 22 gennaio, la tragedia classica con Edipo, progetto fortemente voluto da Glauco Mauri. Accanto a lui il giovane e talentuoso regista Andrea Baracco e lo storico compagno di viaggio Roberto Sturno. Lo spettacolo è incentrato su due capolavori di Sofocle: “Edipo Re” e “Edipo a Colono”, opere fondamentali nella storia del teatro per gli interrogativi che pongono alla mente e per la ricchezza di umanità che contengono. Uno stimolo per il pubblico di oggi, a trovare nelle radici del nostro passato il nutrimento necessario per immaginare il nostro futuro. In occasione delle celebrazioni per i quattrocento anni dalla morte di William Shakespeare, Luca De Fusco firma Macbeth”, uno dei supremi capolavori del Bardo in programma dal 31 gennaio al 5 febbraio. Il testo narra la vicenda del vassallo di re Duncan di Scozia che, divorato dall’ambizione e dalla brama di potere, porta a compimento il regicidio per salire al trono. L’interpretazione di Luca Lazzareschi domina un allestimento che viaggia sul confine tra teatro e video, citando il cinema di Stanley Kubrick e la pittura di Salvador Dalí. Lady Macbeth è Gaia Aprea. Nella seconda parte della rassegna, grande spazio viene riservato al ‘900, con tre autori simbolo del secolo scorso. Di Arthur Miller è il quinto spettacolo in programma dal 21 al 26 febbraio, “Morte di un commesso viaggiatore”, la sua opera più conosciuta e rappresentata al mondo. Il celebre dramma sarà proposto dal Teatro Elfo Puccini in un’appassionata versione diretta e interpretata da Elio De Capitani. Un classico degli anni Cinquanta, che parla del nostro presente raccontando l’ultimo giorno di vita di Willy Loman, commesso viaggiatore pronto a tutto per vendere e per vendersi. In un andare e venire fra realtà e sogno, in cui si mescolano armoniosamente il piano del presente e quello del passato, prende forma uno spettacolo commovente, profondo e umanissimo. Dal 7 al 12 marzo è in scena L’uomo dal fiore in bocca”, capolavoro del teatro pirandelliano che Gabriele Lavia dirige e interpreta con precisione chirurgica. In questa messa in scena, il breve atto unico è integrato da brani di novelle che affrontano il tema del rapporto tormentato tra marito e moglie, visto col distacco di un’ironia che rende i personaggi estremamente contemporanei. Il più grande attore tedesco del dopoguerra, Minetti”, dà il proprio nome alla commedia dell’austriaco Thomas Bernhard, qui diretta da Marco Sciaccaluga, in programma dal 14 al 19 marzo. Nella notte di Capodanno, in attesa di chi gli ha offerto di ritornare sulla scena nel ruolo di Re Lear, il protagonista s’interroga sull’arte dell’attore come riflesso di un mondo grottesco, assediato da una metaforica tempesta di neve. È il ritratto di un artista da vecchio reso alla perfezione da Eros Pagni: tra il comico e il tragico, la realtà s’intreccia alla trasfigurazione poetica. A firma di Miller anche lo spettacolo che chiude la rassegna dal 28 marzo al 2 aprile: Il prezzo (The Price) opera poco nota, almeno in Italia. Un testo che indaga il rapporto tra responsabilità individuale e collettiva alla luce degli effetti della crisi del ’29 sulla società americana. A incarnare questa dicotomia una famiglia borghese dilaniata da contrasti interni tenuti ovviamente nascosti per salvaguardare le apparenze. Umberto Orsini e Massimo Popolizio mettono il loro sconfinato talento al servizio di questo dramma avvincente e ironico, che ha il sapore della riscoperta.