Un’altra operazione culturale portata a compimento da Palazzo Ducale di Mantova: il prezioso altare ligneo, finora custodito presso la reggia gonzaghesca, è stato ricollocato nel luogo per il quale fu originariamente concepito tra Cinque e Seicento, ovvero all’interno della Chiesa della Beata Vergine Maria di Pieve di Coriano.

Lo scorso 11 novembre 2020 è stato firmato l’accordo di concessione con il quale Palazzo Ducale cede l’opera alla parrocchia in uso gratuito e senza limite di tempo, fermo restando la proprietà dello Stato.

L’ALTARE DEL XVI-XVII SECOLO
È costituito da un basamento dal quale si slanciano due eleganti paraste che sostengono un’arcata a tutto sesto, sormontata da una trabeazione finemente lavorata. Diverse figure e motivi vegetali affollano l’elaborato programma decorativo dell’opera. Le vicende storiche sono state ricostruite da Stefano L’Occaso: nel 1932, il parroco don Alfredo Azzoni decise di vendere alcuni altari della chiesa, trovandosi in bisogno di mezzi per portare a termine la costruzione del campanile. Fu così che due altari e un dipinto furono acquistati dalla Soprintendenza: uno di essi è quello di cui parliamo. Dopo il trasporto in Palazzo Ducale, i due altari e il dipinto furono esposti nell’appartamento di Guastalla (palazzo del Capitano) e, intorno al 1940, furono restaurati, per poi essere conservati – da prima del 1960 – in un deposito di fianco al Corridoio dei Fauni. Il dipinto è una Annunciazione e ancora oggi è esposto nella galleria di Santa Barbara del Palazzo.

L’ancona lignea dell’altare incorniciava – ed è ora tornata a svolgere questa funzione –  l’affresco raffigurante la Madonna con il Bambino tra i santi Sebastiano e Rocco, opera di anonimo della fine del sec. XVI. Nel 2014 l’altare fu dato in restauro agli Istituti Santa Paola, che hanno concluso i lavori nel settembre 2020.

LA CHIESA DI PIEVE DI CORIANO
La chiesa matildica è una delle più importanti del territorio. Così come la ammiriamo oggi è frutto di un radicale intervento di restauro stilistico risalente all’inizio del secolo scorso. Per mettere in luce le strutture romaniche è stata spogliata di quasi tutti gli arredi rinascimentali e barocchi, in gran parte ceduti ad altre chiese e allo Stato. I tempi sono cambiati – spiega don Stefano Savoia, Direttore dell’Ufficio Beni Culturali, Edilizia di Culto, Arte Sacra della Diocesi di Mantova – e i principi di conservazione e fruizione dei beni culturali riconoscono che un’opera d’arte sia più apprezzabile nel contesto di origine, soprattutto se di carattere religioso.

M.F.C.S.
Fonte: Ufficio Stampa Palazzo Ducale, 14 dicembre 2020
Immagini: © MiBACT, Palazzo Ducale di Mantova;
© Scuola di Restauro degli Istituti di Santa Paola