Le gallerie del MAO – Museo d’Arte Orientale di Torino si rinnovano periodicamente, mostrandosi al visitatore in vesti sempre nuove. È questa la volta di una doppia rotazione di preziosi oggetti dell’arte giapponese: i paraventi e le spade.

Le due coppie di paraventi giapponesi a sei ante, esposti negli scorsi mesi, lasciano il posto a una selezione di manufatti dai tratti delicati, di ispirazione cinese. La prima coppia narra la leggenda della Sorgente dei Fiori di Pesco, che conduce in un paese utopico, scoperto per caso e mai più ritrovato. L’autore, Okamoto Toyohiko, dà vita a un’atmosfera eterea, sospesa e sognante grazie al sapiente utilizzo delle sfumature di inchiostro e dall’uso della foglia d’oro a spruzzo.

Nella seconda vetrina sono accostati due paraventi a sei ante singoli, uniti dal tema dell’acqua. Il primo risale al XVII secolo e presenta scene paesaggistiche di ispirazione cinese dipinte a inchiostro, probabilmente un’opera giovanile dell’artista Kano Yasunobu.

Il secondo paravento si intitola “Attraversando il ponte sul ruscello” e racconta un episodio ispirato all’aneddoto cinese noto come “I tre che ridono al Ruscello della Tigre”.

LE SPADE
Nell’attuale percorso di visita, il pubblico può ammirare alcune katana, wakizashi e tanto con le rispettive montature. Fra quelle esposte, la lama più antica è una katana attribuita alla scuola Naoe Shizu, attiva nella provincia di Mino fin dalla metà del Trecento, probabilmente realizzata nel primo periodo Muromachi (1333-1573).

Tra i pezzi più pregiati, una imponente katana koto, lunga 81 cm, databile 1530 circa e firmata Iyetsugu, della scuola Soden Bizen operante nel periodo Muromachi. Essa è accompagnata da un fodero in lacca rossa, ornato di finiture floreali in lega rame-argento patinato (shibuichi) caratterizzata da una gamma di grigi e sfumature tenui di blu, ottenute attraverso l’uso del processo “colore cotto” (niiro) e l’elsa (tsuba) in ferro è laminata in oro.

Altrettanto pregevole una wakizashi Shinto firmata Omi Daijo Fujiwara Tadahiro, della scuola Hizen Tadayoshi (1645). Tadahiro (il cui vero nome era Heisakuro Hashimoto), figlio legittimo di Tadayoshi I, era apprezzato per la capacità di forgiare lame di ottima fattura e realizzare decorazioni estremamente nitide.

Per scoprire come si realizzano le rotazioni del MAO, tramite video nel canale YouTube: QUI la sostituzione dei paraventi e QUI quella delle lame giapponesi.

M.C.S.
Fonte: Ufficio Stampa, 1 febbraio 2021

MAO Museo d’Arte Orientale
Via San Domenico 11, Torino
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