Tracce cromatiche spezzano il nitore del marmo delle statue antiche. Dal 2018, grazie al progetto di ricerca “MANN in Colours”, è in corso lo studio dei colori usati per abbellire i capolavori classici, che oggi appaiono bianchi ai nostri occhi. Il progetto si arricchisce del nuovo itinerario di indagine ECOValors (Ecosustainaible project for Conservation and Valorization of color traces on Marble sculptures), che ha come obiettivo d’indagare chimicamente i pigmenti in matrici policrome composite, il loro stato di conservazione, le tecniche di stesura dei colori, le materie prime utilizzate e la loro provenienza geografica. 

Il progetto si basa sulla prestigiosa sinergia che unisce, per un biennio, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli e il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Chimiche dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, da sempre aperta alle collaborazioni esterne perché considera prioritario il riscontro a diverse esigenze di conoscenza, spiega il Rettore Orazio Schillaci. 

Figura dionisiaca

Lo studio della policromia antica, in particolare sulla statuaria, è un viaggio meraviglioso, ancora più coinvolgente perché ogni scoperta è condivisa con i visitatori, commenta il Direttore del Museo, Paolo Giulierini. Se dal passato affiorano più colori di quanti ci si potesse immaginare, il futuro non potrà prescindere dal ‘verde’. Infatti il progetto satellite ECOValors utilizza per la sua ricerca quella che viene definita Green Chemistry

Lavorare su conservazione e sostenibilità, indagare temi come qualità dell’aria e agenti inquinanti in relazione al patrimonio, è una sfida più che mai attuale e necessaria, conclude Giulierini.

Venere in bikini

Sino a oggi sono state esaminate circa venti statue, conservate nella Collezione Farnese e nei depositi dell’Archeologico. Stupefacenti le prime evidenze venute alla luce con le indagini, a iniziare dai pigmenti in verde recuperati sulla celebre Venere in Bikini, la cui veste, si è compreso, in origine era abbellita con lacca di garanza e blu egizio, mentre sul mantello permangono tracce d’oro. Ha riservato sorprese la Venere Marina che, irradiata con luce ultravioletta, ha mostrato una fluorescenza rosata, segno dell’antico utilizzo di lacca di Robbia, mentre la VIL (luminescenza visibile indotta) ha fatto emergere tracce di blu egizio. Ancora, la Figura Dionisiaca della Collezione Farnese ha evidenziato l’uso di blu egizio, terra rossa e miscela con ocra gialla. 

Ulteriore scopo di ECOValors è la creazione di un protocollo, una sorta di best practice che possa essere da modello per la scelta di specifici interventi di salvaguardia del colore nelle statue antiche: i nanomateriali (con dimensioni inferiori a 100 nanometri) costituiscono uno strumento utile e sicuro per gli archeologi e i restauratori. 

Per i successivi sviluppi delle rilevazioni vedi approfondimento DeArtes qui

M.C.S.
Fonte: Ufficio Stampa MANN, 5 febbraio 2021
Immagine di apertura: Venere Marina

Museo Archeologico Nazionale di Napoli (museoarcheologiconapoli.it)