Importanti testimonianze del nostro passato, dall’eccezionale valore storico-culturale, tornano alla fruizione pubblica grazie ai Carabinieri del Nucleo Tutela dei Beni Culturali. Antichi volumi e reperti archeologici sono stati restituiti ai legittimi proprietari e alla collettività in diverse e disgiunte operazioni portate a termine con successo nei giorni scorsi dai Nuclei di Perugia e di Bari.  

TPC PERUGIA
Sono state recuperate tre antiche opere a stampa: una cinquecentina, una seicentina e una settecentina che erano state sottratte dai fondi librari appartenenti a due biblioteche, l’ecclesiastica “B. Lucia Broccadelli” di Narni (TR) e la civica “Pasquale Stanislao Mancini” di Ariano Irpino (AV).

TPC Perugia

Gli antichi testi sono stati individuati dai Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Perugia, coordinati dalla Procura della Repubblica di Terni, presso un’attività commerciale di quest’ultima città, su segnalazione del responsabile dell’Ufficio Beni Culturali della locale Diocesi, a sua volta avvertito da uno studioso che aveva notato, tra quelli posti in vendita, un libro proveniente dalla Biblioteca diocesana.

Quel particolare volume, infatti, faceva parte del fondo bibliografico dell’Ordine dei Gesuiti di Terni, come indicavano le “segnature” o “note di possesso” presenti fra le pagine. Durante gli accertamenti, sono stati rinvenuti altre due libri con analoghe caratteristiche.

Per i volumi provenienti dalla Biblioteca Diocesana di Narni, stampati da tipografie Veneziane nel 1561 e nel 1649, non era mai stata presentata alcuna denuncia di furto poiché non ci si era resi conto dell’ammanco. Invece la settecentina, la cui stampa risale al 1746 a opera di una tipografia padovana, risultava tra i files registrati nella “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti”.

TPC BARI
Nel periodo pandemico i traffici illeciti di beni culturali hanno visto un’intensificazione della commercializzazione attraverso il web. Due sono le operazioni portate a termine dai Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Bari, coordinati dalla Procura dellaRepubblica presso il Tribunale di Trani. Le indagini sono scattate a seguito di annunci di vendita di beni archivistici e reperti archeologici apparsi su note piattaforme di e-commerce.

Nel primo caso, si trattava di manoscritti legati alla storia della città di Barletta, provenienti dall’Archivio Diocesano di Trani, oggetto di vari trafugamenti consumati negli anni nelle Chiese di Santa Maria Maggiore e di San Giacomo. Sono stati recuperati 17 volumi datati fra il 1562 e il 1830. Fra essi figurano Status Animarum, Registri Battesimali, documenti relativi a Visite Pastorali, Libri dei Matrimoni e atti di Promesse Matrimoniali, che verranno restituiti alla comunità barlettana.

TPC Bari

Nel secondo caso si trattava di reperti archeologici risalenti al IV-III sec. a.C., frutto di scavi clandestini e destinati a impreziosire due residenze private. I 44 manufatti ceramici di pregio – askos, olle, anfore, kantharos, statuette fittili e altri esemplari – sono stati dichiarati autentici e di rilevante valenza culturale dalla Soprintendenza per le province di BAT e Foggia, che li hanno contestualizzati nel territorio dauno. Questo materiale è ora destinato ad arricchire le collezioni museali.

M.F.C.
Fonti: Ufficio Stampa Carabinieri TPC Perugia, 25 febbraio 2021
e TPC Bari 3 marzo 2021