Ottanta opere raccontano cinquant’anni di percorso creativo di uno dei massimi esponenti dell’arte del ‘900, indiscusso caposcuola del Futurismo. La mostra “Giacomo Balla. Dal primo autoritratto alle ultime rose” offre, sia al pubblico che agli studiosi, l’occasione di ripercorrere l’intera carriera dell’artista attraverso una sorprendente galleria di studi preparatori, talvolta inediti, punteggiata da alcune importanti opere definitive. Materiali, per lo più direttamente provenienti da Casa Balla e sinora rimasti presso gli eredi, ai quali si affiancano incunaboli giovanili, illuminanti bozzetti di capolavori noti e ultime opere.

La mostra, curata da Fabio Benzi, è allestita a ingresso gratuito alla prestigiosa Galleria Russo di Roma dal 15 aprile al 22 maggio 2021 (date soggette alle normative per il contrasto della pandemia).

Balla, Autoritratto, 1894-retro

BALLA RAPPRESENTA BALLA:
DAL PRIMO AUTORITRATTO (1894) A BALL’IO (1940)
Questo straordinario romanzo per immagini ha un incipit folgorante nel primo autoritratto conosciuto di Giacomo Balla (1894), un piccolo olio che utilizza come supporto il retro di un ritratto fotografico dell’artista bambino, dando così vita a un gioco di specchi tra i due versi del dipinto. Il tema dell’autorappresentazione ritorna in Ball’io, pastello del ’40, sempre rimasto nell’appartamento di via Oslavia, a cui in famiglia ci si riferiva scherzosamente come al ritratto del Professor Piccard, ricorda Elica Balla, per via dei capelli grigi arruffati simili alla capigliatura del famoso scienziato che in quegli anni esplorava i fondali marini su una batisfera.


 

Giacomo Balla, S’è rotto l’incanto
1920-1921

BALLA DIVISIONISTA: INNOVATIVO PRIMA DELLE AVANGUARDIE
L’assoluta modernità della sintassi divisionista degli esordi è ben sintetizzata da un gruppo di studi preparatori per le tele del Ciclo dei Viventi, opere di vertice della fase pre-futurista realizzate tra il 1902 e il 1905.

L’INVENZIONE DEL LINGUAGGIO FUTURISTA
“Lo stato di un’anima che ha un’illusione che a un tratto si rompe”: così Filippo Marinetti descrive il grande olio S’è rotto l’incanto, verosimilmente realizzato tra il 1920 e il 1921, anni in cui Balla poteva oramai fregiarsi del titolo di caposcuola della compagine futurista. La superficie pittorica è composta da un incastro di elementi geometrici che, a un’osservazione attenta, risultano essere le lettere della parola incanto, spezzate dall’interferenza di saettanti linee grigie.

Oltre agli schizzi delle prime Velocità astratte (1913), “Basi fondamentali delle mie forme di pensiero”, scrive Balla, in mostra si ritrova l’invenzione di un geniale linguaggio geometrico del tutto inedito, tramite il quale l’artista riesce a rappresentare qualsiasi fenomeno fisico o psichico attraverso un equivalente astratto.

Giacomo Balla, Canto patriottico in piazza di Siena
1915 ca.

La nuova, caleidoscopica stenografia futurista è perfetta anche per raccontare la passione interventista, come dimostra il brillante studio preparatorio di Canto patriottico in piazza di Siena (1915). Un codice futurista che via via si arricchisce di nuovi segni: linee-forza, linee spaziali, linee andamentali, forme-rumore, linee di velocità, forme plastiche, vortici.

Nei bozzetti eseguiti dopo il primo conflitto mondiale affiora l’esigenza di una trasposizione visiva di quelle idee teosofiche a cui Balla, come molti protagonisti delle avanguardie europee, aveva aderito con entusiasmo.


Giacomo Balla, Pianticella delicata, 1937
Ritratto di Elica Balla
Giacomo Balla, Colorluce
1933, Ritratto di Luce Balla in costume da bagno. Sullo sfondo la famosa porta futurista di Casa Balla, ora in Collezione Biagiotti

RICOSTRUZIONE FUTURISTA DELL’UNIVERSO
“Nel ‘500 mi chiamavo Leonardo”, diceva Balla di sé, scherzosamente ma non troppo, vista la sua volontà di intervento in ogni piega dell’espressione artistica: pittura, architettura, arredo d’interni, arti applicate scandagliate a 360 gradi, grafica, moda, fotografia, scenografia, cinema, danza, recitazione.
Assistito dalla moglie Elisa e dalle figlie Luce ed Elica, trasformò la casa di via Oslavia in una laboriosa fucina creativa dalla quale emergevano mobili, suppellettili, oggetti d’uso comune.


PRECURSORE DI UN’ESTETICA POP
L’ultimo capitolo riguarda il recupero della figurazione come chiave per uscire dagli accademismi in cui, all’inizio degli anni ’30, l’esperienza del futurismo astratto era scivolata. Opere emblematiche sono Colorluce (1933) e Pianticella delicata (1937), magistrali ritratti delle figlie Luce ed Elica ispirati alle foto delle star del cinema. È infatti nel fenomeno del nascente divismo mediatico hollywoodiano che Balla individuò la direzione presa dalla modernità.

M.F.C.S.
Fonte: Ufficio Stampa, 22 aprile 2021
Immagine di apertura:
Giacomo Balla, Autoritratto 1894 ca.

Dipinto sul retro del ritratto  fotografico di Balla bambino

GIACOMO BALLA Dal primo autoritratto alle ultime rose
15 aprile – 22 maggio 2021 (date soggette alle normative anti-covid) Ingresso libero

Galleria Russo
Via Alibert, 20 – 00187 Roma
+39 06 6789949 – 06 69920692
+39 345 0825223
www.galleriarusso.com

Giacomo Balla, Linee Forza di mare 1919