26 Aprile 2021: i quattordici ventesimi dell’Itala peninsula, ritornano in Zona Gialla, complice il buon andamento dei minori contagi, dei ridotti ricoveri in area critica, delle accresciute vaccinazioni e delle necessità popolari di vedere che qualcosa, nonostante molti nonostante durati oltre un anno, migliora, nel quadro clinico complessivo dell’Italia malata di chiusonismo protettivo.
L’Italia rappezzata, non solo dello strillante commercio e della singhiozzante ristorazione, ma anche del povero turismo e della bistrattata cultura, respira, riponendo in questo atto di risveglio primaverile, un segno importante di ripartenza, di ricostruzione, di risorgimento, di riapertura ai variegati pubblici, purché contingentati, distanziati, mascherinati et sanificati in ogni piè sospinto. Ora, se per cultura, intendessimo solamente il sapere e conoscere universale, così espresso e diffuso, dimenticando le sedi dei tesori che fortemente sbandieriamo e altrettanto illuminatamente custodiamo, sarebbe più che auspicabilmente corretto, tutto il cercare un avvicinamento allontanante dalle esposizioni, dalle installazioni, dalle recite e dagli spettacoli spettacolarizzati in quanto tali, talché risulterebbe pertanto inutile aprire le porte alle visite, in quanto basterebbero e avanzerebbero le caps remote e tutti gli artefizi tecnologici del caso. E proprio per questo è altresì evidente che il distinguo tra 28 gambe a caccia d’un variopinto sferoide da prendere a calci, su immacolato prato verde, s’equivarrebbero a quei profumati mucchi di cocci e/o croste pittate, dal frequente aspetto broncioso e polvericcio, atte a diversa capacità di suscitare cospicua attraenza, cognizione di rispetto reverenziale e, nondimeno, altrettanta diversità spettacolare. Il tutto in Giallo, come si conviene al miglior semaforo stradale. Indi siccome poscia, perché sbattersi tanto se in uno stadio da gladiatori del pallone non vi possano essere presenti migliaia di famelici circenses, quando in uno scavo archeologico d’interesse Unesco, possano saltabeccare pochi, frettolosi e socialmente separati, tromboni d’alias cultóribus? Qui, il busillis, tinto di Giallo stinto. Qui, vieppiù, saranno altrettanto concessi gli scontri e gli abbracci da sport di contatto, salvo il poter sostare negli spogliatoi? E Giallo sia. Benissimo, ben vengano epiche disfide ed effusioni di tripudio, ma non al chiuso di qualche struttura balenga nomata teatro; imperacciocché i pochi, rari, svogliati e acarosi presenti, non potranno nemmeno respirare un anelito di ritrovata libertade, nemmeno d’apprezzamento e pensiero. Alla prova dei fatti, non pesi e misure e disposizioni e restrizioni concessive, diverse, ma semplicemente un onesto tripudio alla dea moneta che aleggia in tanta gratia di declino d’incassi e creatività. Nessuno si nasconde che se una SuperLega di Calcio è supportata da JP Morgan, il supposto iniziale è di sostanza economica a nove zeri, mentre se un banale MoMa, un claudicante Met, se non addirittura un’inattuale cavea post ellenica si riducono all’invenzione di sé, reinventata per sopravvivenza, si tende la pargoletta mano al solo, poco, filigrano degli appassionati. “Si chiamin le prefiche pel coral pianto, e s’escluda l’innanzi, all’amoroso canto”. E sempre nuove presenze al capezzale di altrettanto nuove sirene che lasceranno sempre più frequentemente il posto a nuovi eroi dell’arte della scena e del tragico epilogo per 2 a zero, post supplementari.