La via dell’unione” di popoli e culture, era il tema del Mulàn Festival 2018, che per la terza volta si è tenuto a Mantova. La cerimonia si è aperta con la beneaugurante Danza dei Leoni. Sono poi risuonate le note dell’inno nazionale Italiano e Cinese e le autorità sono state invitate a tagliare il nastro inaugurale. Tra queste, erano presenti l’Assessore comunale Andrea Murari, i Consiglieri regionali Alessandra Cappellini e Francesca Zaltieri. Ha espresso speranza per una crescita dei rapporti sotto il punto di vista della spiritualità e della fraternità Monsignor Giancarlo Manzoli, che vent’anni fa per primo accolse, appena giunta in Italia, l’allora quattordicenne Wang Zheng Gloria, Presidente dell’Associazione Diecimila Sorgenti, organizzatrice dell’evento.

Lo stretto rapporto tra cultura e impresa è stato inquadrato nel corso della relazione svolta dal Prof. Stefano Darra, Direttore Generale di Fondazione Discanto, partner dell’iniziativa. Prendendo spunto dai dati forniti dal forum mondiale Unesco del 2007, Darra ha spiegato che senza uno scambio culturale difficilmente si instaura un traffico commerciale. Perciò sono importanti le alleanze e l’incremento delle relazioni, ed è indispensabile un elemento chiave: una comune coscienza produttiva, necessariamente culturale, che rispetti le unicità di ciascuno. Argomentazioni che si sono interfacciate con l’esperienza concreta della comunità cinese nel mantovano, raccontata da Wang Zheng Gloria.

Anche il Festival persegue una politica di inclusione, aperta a chiunque divulghi arte e cultura.

Al Palabam si è snodato un percorso tra opere di maestri pittori. Un lungo pannello ha narrato la storia della Cina, partendo da uno degli imperatori di origine mitologica che, dalla montagna dove si dice sia vissuto, ha insegnato la civiltà e dato vita alla filosofia taoista. Un profluvio di fiori rossi, una moltitudine di galli simbolo del risveglio mattutino perciò di rinascita, i monti azzurrini o tinti di rosa dal sorgere del sole, dove dimorano esseri immortali che

possiedono l’elisir di lunga vita.

 

Per i cinesi infatti, dopo la morte non vi sono distinzioni tra bene e male, ma si aspira a che l’anima diventi immortale, dopo essersi divisa tra la parte terrena e quella che raggiunge il cielo accompagnata da draghi o da uccelli. Sul palco, per due giorni, si sono alternate danze ed esibizioni di arti marziali cinesi e giapponesi, la disciplina Qigong, canti e musiche Guangxi e Hulusi con strumenti e abiti tradizionali. Aprendosi ad altre realtà come l’opera lirica, i canti rumeni, il gospel e il folklore da Bollywood, il Mulàn Festival ha confermato la sua vocazione multiculturale. Una sorta di discoteca etnica, ha concluso l’organizzatrice: quando tutti ballano assieme si dimentica la propria identità e ci si sente fratelli.

Maria Luisa Abate

 

 

 

Visto al Palabam di Mantova il 24-25 marzo 2018

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