Per la prima volta nella storia dell’arte contemporanea è stato venduto all’asta un lotto che, nella realtà, non esiste: la scultura immateriale “Io sono” di Salvatore Garau è stata aggiudicata per 15mila euro. A 104 anni dalla nascita, per merito di Marcel Duchamp, del ready made, concetto per il quale qualunque oggetto di uso comune diventa arte se è un artista ad affermarlo, Salvatore Garau è andato oltre arrivando a sostenere che anche il nulla può essere un’opera d’arte, purché lo dica un artista.

La scultura immateriale dovrebbe essere collocata in un’abitazione privata entro uno spazio libero da qualsiasi ingombro, dalle dimensioni di circa cm. 150 x 150. Stimata in partenza 6.000 euro, ha raddoppiato la base arrivando, al martello, a 12mila euro (15.000 con i diritti d’asta), lasciando nelle mani dell’acquirente il solo certificato di garanzia. Nel catalogo, al posto della tradizionale immagine, è riprodotto uno spazio bianco assoluto. L’asta dello scorso 18 maggio 2021 era organizzata da Art-Rite, auction house milanese dedicata esclusivamente alla contemporary art.

Dopo aver collocato nel febbraio scorso in Piazza della Scala a Milano la sua prima installazione immateriale, “Buddha in contemplazione” (vedi notizia DeArtes qui) Garrau sta per presentarsi nel cuore di New York, di fronte alla Federal Hall a pochi passi dalla Borsa, con una nuova installazione immateriale.

Le sculture immateriali di Salvatore Garau hanno una nuova valenza storica e rappresentano una perfetta metafora dei nostri giorni, andando ben oltre, come concetto e linguaggio, all’arte digitale degli NFT (Tocken non fungibile). A differenza dell’arte digitale, come nel caso dell’opera “The first 5.000 days” di Beeple (nome d’arte di Mike Winkelmann) aggiudicata lo scorso marzo per 60 milioni di dollari, il lavoro di Salvatore Garau è del tutto invisibile e non può, quindi, essere riprodotto sulla rete. Senza contare che le opere immateriali di Garau sono a impatto ambientale zero.

Salvatore Garau: Il buon esito dell’asta testimonia un fatto inconfutabile. Il vuoto non è altro che uno spazio pieno di energia, e se anche lo svuotiamo e resta il nulla, secondo il principio di indeterminazione di Heisenberg quel nulla ha un peso. Ha quindi energia che si condensa e si trasforma in particelle, insomma in noi!

Nel momento in cui decido di “esporre” in un dato spazio una scultura immateriale, quello spazio concentrerà una certa quantità e densità di pensieri in un punto preciso, creando una scultura che dal solo mio titolo prenderà le più svariate forme. In fondo non diamo forse forma a un Dio che non abbiamo mai visto?

M.C.S.
Fonte: De Angelis Press, 20 Maggio 2021
Contributo fotografico: Salvatore Garau, Paolo Sanna ©