Tre frammenti di affreschi parietali del I sec. d.C. provenienti dalle Ville di Stabia, recuperati grazie all’azione del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, sono stati restituiti al Parco Archeologico di Pompei, martedì 18 maggio 2021 presso il Museo Archeologico Libero D’Orsi di Castellammare di Stabia (NA). Nella stessa circostanza sono stati restituiti altri tre frammenti di affresco (I secolo d.C.) asportati dalla villa suburbana di Civita Giuliana, fuori le mura di Pompei.

Alla cerimonia ufficiale sono intervenuti Massimo Osanna, Direttore Generale dei Musei – Ministero della Cultura, Gabriel Zuchtriegel, Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei, Gaetano Cimmino, Sindaco della Città di Castellammare di Stabia, Laura Pedio, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Milano, Roberto Riccardi Generale di Brigata, Comandante dei Carabinieri Nucleo TPC. E per il Parco archeologico di Pompei le responsabili della Reggia di Quisisana, Maria Rispoli e delle Ville di Stabia, Silvia Bertesago e la responsabile dell’ufficio tutela, Anna Onesti, assieme a una rappresentanza per il Nucleo TPC di Monza guidata dal Lgt.c.s. Raffaele Adorante.

Per quanto riguarda la restituzione inerente Civita Giuliana, erano presenti Nunzio Fragliasso Procuratore della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torre Annunziata (NA) Pierpaolo Filippelli, Procuratore Aggiunto della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torre Annunziata (NA) e del Magg. Giampaolo Brasili per il Nucleo TPC di Napoli.

«La restituzione di questi frammenti è significativa per più ragioni – ha spiegato Massimo Osanna, Direttore Generale dei Musei – Intanto viene ricomposto, in entrami i casi, un contesto archeologico che era stato violato e che permette di restituire completezza allo scavo…. Ma soprattutto è una vittoria della legalità, contro il fenomeno degli scavi illeciti e del traffico di opere d’arte e reperti antichi, e una conferma dell’importante ruolo delle forze dell’ordine nella tutela del patrimonio culturale e della fondamentale collaborazione con le istituzioni del Ministero della Cultura».

«Tornano al loro posto antiche opere di grandissimo pregio – ha affermato il Comandante dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, Gen.B. Roberto Riccardi – La Bellezza che oggi celebriamo non è solo negli affreschi, è anche nella sinergia fra i rappresentanti delle istituzioni qui presenti, che hanno operato sentendosi figli della stessa storia. La Cultura che intendiamo valorizzare è anche quella della legalità».


Probabile provenienza dall’ambiente 9 di Villa Arianna

I FRAMMENTI DI STABIAE
Gli affreschi, provenienti da pareti decorate di Villa Arianna e Villa San Marco di Stabiaerano stati trafugati verosimilmente a partire dagli anni Settanta del secolo scorso ed esportati illecitamente. Gli accertamenti, a cura del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Monza, avviati nel luglio del 2020 nell’ambito di una più ampia attività investigativa, avevano portato al sequestro dei preziosi reperti. Le indagini hanno permesso di verificare che i beni, non presenti nella Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti – il più grande database di opere d’arte rubate al mondo – erano stati acquistati negli anni Novanta da antiquari statunitensi, elvetici ed inglesi.

Probabile provenienza dall’ambiente 12 di Villa Arianna

Già a partire dalla metà del Settecento, su decisione di Carlo III, Re di Napoli, furono avviati gli scavi, tra le altre, delle citate Ville. Gli affreschi più significativi emersi vennero staccati e opportunamente custoditi, per poi giungere nel Museo Nazionale Archeologico di Napoli dove oggi si trovano. Le ville furono poi interrate e nuovamente esplorate negli anni ’50 e ’60, su iniziativa di Libero D’orsi, cui è dedicato oggi il Museo (vedi approfondimento DeArtes qui) .

I beni, la cui autenticità e provenienza è stata appurata grazie alla collaborazione dell’ufficio tutela e dell’ufficio scavi di Stabia del Parco Archeologico di Pompei, su disposizione del Dipartimento VII della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano che ha diretto le indagini, sono stati restituiti allo Stato.


I FRAMMENTI DI CIVITA GIULIANA
Gli altri frammenti restituiti provengono dalla villa suburbana in località Civita Giuliana, a nord di Pompei – fuori le mura della città antica – dove nel 2017 è stato avviato un cantiere di scavo, grazie all’operazione congiunta tra il Parco Archeologico di Pompei e la Procura della Repubblica di Torre Annunziata per arrestare l’attività degli scavatori clandestini. A questa prima collaborazione ha fatto seguito un Protocollo d’Intesa sottoscritto nel 2019 finalizzato al contrasto delle attività illecite a danno del patrimonio archeologico, che rappresenta un vero e proprio accordo “pilota” nel campo della sinergia tra le Istituzioni per la salvaguardia del patrimonio artistico nazionale, ha sottolineato il Procuratore Nunzio Fragliasso.

I frammenti erano pertinenti a un ambiente scavato nel 2020 dal Parco Archeologico di Pompei, dove fu rinvenuto anche il graffito di Mummia, che ha fornito indicazioni sui possibili proprietari della villa. Tutto l’ambiente presenta una raffinata decorazione in III Stile con tre pannelli a fondo nero scanditi da candelabri databile tra il 35 e il 45 d.C.

Il ritrovamento dei reperti trafugati è avvenuto nel corso degli accertamenti avviati nel luglio del 2012 dai militari del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Napoli, nell’ambito di una complessa attività di indagine nei confronti di un sodalizio criminale dedito allo scavo clandestino e alla ricettazione su territori nazionale e internazionale di beni archeologici.

L’operazione aveva portato all’individuazione di una buca coperta da uno strato di lamiere, terra e coltivazioni, che conduceva a uno degli ambienti di una villa romana. Contestualmente sono stati sequestrati anche i 3 pannelli affrescati, rimossi e pronti per essere esportati all’estero. 

Gli scavi di Civita Giuliana avevano portato in luce nel 2017 la parte servile della villa, dove era la stalla con i resti di tre cavalli bardati. In uno di questi ambienti nel 2020 è stata effettuata la recente scoperta del carro cerimoniale (vedi approfondimento DeArtes e immagini qui) . Sempre nel 2020, in un’altra campagna di scavo nel quartiere nobile della villa, sono stati rinvenuti alcuni ambienti di soggiorno, oltre a due vittime colte dalla furia dell’eruzione, di cui è stato possibile realizzare i calchi (vedi approfondimento dettagliato DeArtes, immagini e interventi Ministro Franceschini e Direttore Osanna qui)


C.S.M.
Fonte: Ufficio Stampa Parco Archeologico di Pompei, 18 maggio 2021

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