L’Associazione Arena Sferisterio annuncia il conferimento del prestigioso Premio Abbiati dell’Associazione Nazionale Critici Musicali a Ricci/Forte, vincitori nella categoria “migliore regia dell’anno” per Turandot di Giacomo Puccini, spettacolo inaugurale del Macerata Opera Festival 2017. Un nuovo importante riconoscimento per la programmazione artistica maceratese spesso protagonista del dibattito culturale internazionale – si tratta del quinto Premio Abbiati, che arriva dopo quello a Leo Muscato per La bohème del 2012 – che conferma l’importante cammino perseguito nell’ambito della più attuale ricerca teatrale e che non dimentica il valore civile ed educativo che sta alla base del teatro.
Turandot, con cui si apriva “Oriente”, l’ultimo festival firmato dal direttore artistico Francesco Micheli, è andata in scena allo Sferisterio per quattro recite in una nuova coproduzione con il Teatro Nazionale Croato di Zagabria. Ha segnato il debutto nella regia d’opera del duo di autori-registi Gianni Forte e Stefano Ricci, fenomeno teatrale degli ultimi anni, che ha riproposto l’ultimo lavoro di Puccini come egli stesso chiedeva ai suoi librettisti: “una Turandot attraverso il cervello moderno”. Uno spettacolo entrato subito negli annali del Macerata Opera Festival anche per i risultati di pubblico e incassi ottenuti, ancora più importanti perché verificatisi in un anno difficile per tutto il territorio dopo il pesante sciame sismico del 2016. Per la prima volta un’opera ha registrato quattro “tutto esaurito” consecutivi, con 8.987 presenze paganti e un incasso di circa 449.000 Euro, fra i più alti raggiunti in anni recenti del Festival.
«Riceviamo la notizia del riconoscimento come miglior regia 2017 – scrivono Ricci/Forte – mentre ci troviamo a Zagabria, pronti ad affrontare un nuovo, magico, riallestimento di Turandot per il Teatro Nazionale Croato, e ne siamo orgogliosi e sopraffatti. Ci siamo avvicinati al mondo musicale con quel rispetto e approfondimento di senso che hanno accompagnato il nostro percorso in teatro in questi anni e siamo doppiamente grati alla giuria che, onorandoci con una ricompensa tanto ambita al nostro primo incontro con la Lirica, ci sproni così ad affrontare i novelli terreni di battaglia con rinnovato rigore e impegno creativo. Grazie a tutti i giurati che hanno reso autentica la frase di Shakespeare utilizzata nel finale della nostra Turandot “chi ha paura muore ogni giorno”: non abbiamo avuto timore di raccontare la nostra storia guardando dritto in fondo alla partitura di Giacomo Puccini… e gli enigmi si sono sciolti al sole di un’alba nuova».
Spettacolo forte, non tradizionale e ricco di sollecitazioni e piani di lettura differenti, ha suscitato anche non poche polemiche come spesso accade nel caso di messe in scena innovative e meno “tradizionali”. L’Oriente e la Cina di fantasia del primo Novecento sono così diventati un mondo contemporaneo ma senza tempo e luogo preciso, teatro di una favola e di una tremenda metafora che Turandot rivive nell’interiorità: «è tutto dentro la sua testa – raccontavano Ricci/Forte – tramite una visione parallela abitata da personaggi che la protagonista stessa muove come una bambina fa con le sue bambole. Un rito infinito dentro un’aura visionaria. Un percorso d’iniziazione che si compirà con l’inserimento di un corpo estraneo: quello di Calaf, l’uomo che la costringerà a evadere dal suo ambito irreale per uscire finalmente alla luce del sole. Lo spazio mentale di Turandot è una distesa di ghiaccio sulla quale ogni forma di vita viene analizzata e catalogata per timore che possa espandersi. Cosa che accadrebbe lasciandosi amare, donandosi a un altro, diventando madre, soffrendo. Un fiabesco castello di carte destinato a crollare quando la forza dell’amore busserà prepotente alle porte».
Macerata si afferma anche per il “Premio speciale Massimo Mila”, a trent’anni dalla morte del celebre musicologo torinese, assegnato al volume “Mille e una Callas” curato da Luca Aversano e Jacopo Pellegrini ed edito da Quodlibet, presentato nel 2017 nell’ambito del Festival.
«Ci rallegra – sottolinea il sindaco di Macerata e presidente dell’Associazione Arena Sferisterio Romano Carancini – che due frutti della vita intellettuale maceratese siano stati insigniti di questo autorevole riconoscimento: è la prova che la vera immagine della città e il suo spirito più autentico, tanto nel contesto territoriale quanto in prospettiva turistica, sono legati all’arte e alla produzione culturale, fiore all’occhiello della nostra comunità. Lo consideriamo un viatico positivo per la stagione a venire, affinché da essa si possano trarre ulteriori e ancora maggiori soddisfazioni».
«L’assegnazione del Premio Abbiati al duo registico Ricci/Forte – afferma il sovrintendente Luciano Messi – ci emoziona e ci fa sentire orgogliosi del nostro lavoro e meritori del sostegno sempre crescente di pubblico, istituzioni e privati. Profondo è il senso di gratitudine verso tutti coloro che, assieme al CdA, a me e a Francesco Micheli, hanno voluto, ideato e realizzato questo spettacolo. Stefano Ricci e Gianni Forte hanno saputo raccogliere appieno la sfida dello Sferisterio e trasformare l’unicità di questo luogo teatrale in un poderoso valore aggiunto. Vogliamo condividere il successo con il coproduttore Teatro Nazionale Croato di Zagabria, dove Turandot debutterà il 18 maggio nella sua versione al chiuso. La riconferma dello Sferisterio fra i principali palcoscenici operistici italiani è il più incoraggiante augurio in vista del prossimo Festival, che annovera due spettacoli firmati da Graham Vick e Damiano Michieletto, registi premiati anche quest’anno in altre categorie».

C.S.