La galleria giapponese del MAO di Torino e in particolare le stampe, i libri e i kakemono, rotoli verticali che incorniciano eleganti dipinti e calligrafie su carta o su seta, sono interessati dalla periodica rotazione espositiva, per ragioni conservative, delle opere più fragili. Secondo la tradizione, i kakemono si appendono alle pareti delle case giapponesi, e in particolare nel tokonoma, una rientranza rialzata presente nelle abitazioni tradizionali dove vengono messi in mostra oggetti di valore. Il kakemono fu introdotto in Giappone dalla Cina, probabilmente nel periodo Heian (794-1185), e se all’inizio era utilizzato essenzialmente come supporto per soggetti religiosi di tipo buddhista, divenne in seguito uno dei mezzi di espressione artistica prediletto dai pittori giapponesi.

Jūichimen Kannon. Il Bodhisattva Avalokiteśvara a undici teste
Cronologia generica: XIV-XV sec.
Epoca: Muromachi

La pittura a tema buddhista, filo rosso di questa rotazione, è rappresentata dal dipinto più antico, di autore anonimo, presente nelle collezioni del MAO: un’opera che costituisce un esempio classico di pittura devozionale da appendere nelle sale dei templi. Si tratta del Bodhisattva Kannon “dalle undici teste”, un kakemono a inchiostro e colori su seta risalente al periodo Muromachi (XIV-XV secolo) che raffigura Juichimen Kannon, la forma esoterica più nota del Bodhisattva di compassione Avalokiteshvara in Asia orientale.

Gli altri kakemono esposti dal 3 agosto al 6 dicembre 2021sono di natura, tecnica e talvolta materiali molto diversi, su supporti umili come la carta, anche se non mancano esemplari su seta a colori. Questi dipinti non raffigurano le divinità maggiori del Buddhismo bensì persone, rese spesso con esiti caricaturali: monaci famosi, fondatori di Scuole, personaggi divinizzati, per lo più di tradizione cinese, come Hotei (Budai in cinese), un personaggio vissuto in Cina tra il IX e il X secolo, considerato a livello popolare come un’incarnazione di Maitreya, il Buddha del futuro. Viene ritratto come un pingue e pacioso monaco, rasato e sorridente, che porta un sacco colmo di tesori per i fedeli. Questa figura è simbolo di generosità, appagamento e abbondanza, ed è spesso rappresentata attorniato da fanciulli, cui elargisce dolci dalla sua sacca.

Nel corridoio che ospita le stampe e i libri trova invece posto la seconda parte della serie di xilografie Murasaki Shikibu Genji Karuta (Le carte di Genji di Murasaki Shikibu).

C.S.M.
Fonte: Ufficio Stampa, 28 luglio 2021
Immagine di apertura:
Utagawa Kunisada II (1823-1880)
Ukifune, Due personaggi su un’imbarazione e paesaggio innevato,
1857 Epoca Edo (Tokugawa)

MAO Museo d’Arte Orientale
Via San Domenico 11, Torino
www.maotorino.it