Entrano in collezione quattro dipinti e due sculture. Il museo riceve in dono un disegno del 500. Donato busto del 700 realizzato da Giovacchino Fortini.

ACQUISTI DELLE GALLERIE DEGLI UFFIZI ALLA BIENNALE DELL’ANTIQUARIATO DI FIRENZE: ENTRANO IN COLLEZIONE QUATTRO DIPINTI E DUE SCULTURE. E IL MUSEO RICEVE IN DONO UN DISEGNO CINQUECENTESCO

[Allegoria “Ut pictura poesis” di Francesco Cairo]

Un “raccolto” di ben sette opere, di cui quattro dipinti, due sculture e un disegno, quest’ultimo regalato al museo. È il bilancio delle acquisizioni che le Gallerie degli Uffizi hanno avviate nell’ambito della Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze. Si tratta dei dipinti seicenteschi Ritratto di giovane vittorioso sull’Invidia di Pietro Paolini e l’Allegoria “Ut pictura poesis” di Francesco Cairo; dell’autoritratto di Felice Cerruti Bauduc nell’Atelier con il pittore in atto di dipingere il Combattimento di Sommacampagna; del busto in avorio di Cosimo III de’ Medici di Jean-Baptiste Basset, firmato e datato 1696; della tela novecentesca Viaggio tragico di Ferruccio Ferrazzi del 1925; del gruppo scultoreo con la Pietà (1950) di Giacomo Manzù.

[Donazione disegno Carletto Caliari]

A questi va aggiunto il dono da parte dell’antiquario Enrico Frascione del disegno del pittore veneziano del Cinquecento, figlio di Paolo Veronese, Carletto Caliari, Giovinetta con cane, preparatorio per un quadro oggi custodito al Louvre di Parigi.

Alla passata edizione della Biennale, nel 2019, le Gallerie avevano acquistato un dipinto di uno degli allievi prediletti di Michelangelo Buonarroti, la Madonna con Bambino, San Giovannino e Santa Barbara di Daniele da Volterra, entrato subito nell’esposizione permanente degli Uffizi.

L’acquisizione delle sette opere nel corso della Biennale di quest’anno è già stata approvata da parte del Comitato Scientifico delle Gallerie e, per quanto riguarda le opere moderne, dalla Commissione della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti.

BUSTO DI GAETANO BERENSTADT
Una fitta parrucca di capelli ricci a esaltare i lineamenti regolari del volto e una camicia ricamata con gigli fiorentini a sottolineare l’eleganza del personaggio. Grazie a una donazione del noto antiquario Giovanni Pratesi, entra nella prestigiosa collezione di scultura della Galleria di Arte Moderna di Palazzo Pitti l’imponente busto in marmo bianco di Gaetano Berenstadt, realizzato dallo scultore settecentesco toscano Giovacchino Fortini.

Il personaggio ritratto fu una personalità di spicco nel panorama musicale europeo del primo Settecento. Figlio di tedeschi trasferiti a Firenze, dove nacque nel 1687, Gaetano Berenstadt era un celebre castrato con la voce di contralto, collaboratore di Georg Friedrich Händel per cui interpretò varie opere. Accanto a una brillante carriera come cantante nelle corti europee, Berenstadt si distinse anche nell’ambito del commercio di opere d’arte (soprattutto sculture di Massimiliano Soldani Benzi, Giuseppe Broccetti e dello stesso Giovacchino Fortini).

[Donazione busto Berenstadt]

A identificare il personaggio ritratto nel busto è stato proprio Giovanni Pratesi, grazie a un minuzioso confronto della scultura con una medaglia dell’artista Lorenzo Maria Weber, anch’essa raffigurante il cantante fiorentino. L’attribuzione della statua a Giovacchino Fortini, spesso ricordato nei documenti come buon amico di Berenstadt, invece, è avvenuta solo nel 2008, grazie agli studi dello storico dell’arte Sandro Bellesi. Alla base dell’assegnazione, il confronto con opere certe o attribuite all’artista più o meno coeve e con il ritratto, sempre di Fortini, di Lodovico Fantoni, ospitato nella Badia Fiorentina e capolavoro assoluto dello scultore.

Personalità tra le più carismatiche della scultura fiorentina in età tardo-barocca, Giovacchino Fortini (1670 – 1736) fu tra gli artisti prediletti dal granduca Cosimo III de’ Medici e ampiamente apprezzato anche all’estero. Nato nella frazione fiorentina di Settignano, ancora giovanissimo collaborò alla decorazione della cappella Feroni nella Santissima Annunziata a Firenze. Realizzò varie medaglie per principi e nobili della corte fiorentina e fu nominato, grazie al sostegno del granduca Gian Gastone de’ Medici, “Architetto della Real Galleria e della Ricca Cappella di San Lorenzo a Firenze”. La sua impresa più impegnativa fu quella relativa al complesso filippino di San Firenze, alla quale si dedicò, come architetto e scultore, fino alla morte.

C.S.M.
Fonte: Ufficio Stampa, 23 settembre 2022
Immagine di copertina: gruppo scultoreo con la Pietà di Giacomo Manzù


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