Le vittime del potere nell’immagine di Boris Godunov, titolo inaugurale della Stagione. Sui poster il volto insanguinato dello Zarevič Dmitrij, fatto assassinare da Boris per aprirsi la strada verso la corona.

Boris Godunov di Modest Musorgskij è il titolo di apertura della Stagione 2022/2023 del Teatro alla Scala (vedi notizie dettagliate qui con foto delle prove qui). L’immagine scelta dal regista Kasper Holten e realizzata a partire da un bozzetto della costumista Ida Marie Ellekilde dallo studio Tomo Tomo, che cura la nuova grafica del Teatro, rappresenta lo zarevič Dmitrij assassinato dai sicari inviati da Boris Godunov per aprirsi la strada al trono. Un’immagine forte che sottolinea uno snodo fondamentale della drammaturgia dell’opera e anticipa i temi fondamentali della regia.

Aleksandr Puškin scrisse il Boris Godunov ispirandosi ai grandi drammi storici shakespeariani e questa impronta permane nell’opera che ne trasse Musorgskij: nello spettacolo scaligero lo spettro del fanciullo sgozzato a sette anni tornerà a minare la mente e il trono di Boris nello stesso modo in cui l’ombra di Banco perseguita Macbeth. Non a caso Tullio Serafin ricordava le analogie tra l’opera di Verdi e quella di Musorgskij.

L’assassinio dello zarevič è al centro di una scena cardine dello sviluppo drammaturgico di Boris Godunov: il monaco Pimen, che sta per concludere la sua cronaca della storia russa, narra al novizio Grigorij la scena dell’infanticidio e il pentimento degli assassini che confessano di essere stati istigati da Boris. Grigorij maturerà così il disegno di conquistare la corona fingendo di essere lo zarevič miracolosamente scampato alla morte.

Il tema della testimonianza veritiera dei fatti in opposizione alla propaganda dei potenti (ma anche alle frodi degli ambiziosi) attraversa tutto lo spettacolo di Kasper Holten, che ci porta all’interno della cronaca di Pimen alludendo a meccanismi che si ripropongono ciclicamente nel cammino della Storia.

C.S.M.
Fonte: Ufficio Stampa, 8 novembre 2022

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