L’Accademia di San Luca presenta due mostre a Palazzo Carpegna: una sul legame tra lo scultore Canova e l’istituzione romana, l’altra sul contemporaneo Renato Rizzi con 170 modelli in gesso.  

[Antonio Canova, Socrate salva Albiciade nella battaglia di Potidea, 1797. Courtesy Accademia Nazionale di San Luca]

CANOVA. L’ULTIMO PRINCIPE
17 dicembre 2022 – 28 giugno 2023

Promossa e organizzata dall’Accademia Nazionale di San Luca sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica nel quadro delle celebrazioni per il bicentenario della morte di Antonio Canova (1757-1822).

L’Accademia Nazionale di San Luca dedica una mostra al legame che ebbe con lo scultore Antonio Canova. Eletto accademico di merito nel 1800, acclamato principe nel 1810, e principe perpetuo nel 1814, Canova ha impresso all’istituzione romana un nuovo indirizzo, che ha interessato tutti i settori culturali: dalla riforma della didattica artistica, agli scavi, restauro e tutela del patrimonio monumentale antico, alla promozione dell’arte contemporanea, al riassetto urbano di Roma.

Ingresso gratuito con prenotazione: prenotazioni@accademiasanluca.it  La prenotazione è effettuabile anche presso la portineria dell’Accademia il giorno stesso, fino ad esaurimento posti.

[Antonio Canova, Testa di Clemente XIII, 1784 – 1786 Courtesy Accademia Nazionale di San Luca]

CANOVA A ROMA
Antonio Canova, nato a Possagno nel 1757, era giunto a Roma nel novembre 1779, dopo una prima formazione a Venezia, dove aveva studiato i grandi esempi della tradizione veneta e le copie in gesso dei capolavori dell’antichità della raccolta Farsetti. A Roma, in breve lo scultore ebbe modo di affermarsi attraverso importanti commissioni, quali il gruppo in marmo Teseo vincente sul Minotauro per l’ambasciatore veneto Girolamo Zulian (1781) e i monumenti sepolcrali pontifici di Clemente XIV (1788), per la chiesa dei Santi Apostoli, e di Clemente XIII (1792) per la basilica di San Pietro.

Dopo un primo periodo di lavoro nella residenza di Zulian a Palazzo Venezia, Canova trasferì il suo studio in via delle Colonnette, presso l’ospedale di San Giacomo degli Incurabili, dove realizzò tutti i suoi capolavori. L’atelier divenne in breve anche un ricercato luogo di incontro, frequentato da sovrani, principi, aristocratici, collezionisti, antiquari e intellettuali di tutta Europa.

Nel gennaio 1800 Canova fu eletto all’unanimità all’Accademia di San Luca, per la quale spese il resto della sua vita cercando di restituirle quella centralità e quel primato che l’avevano sempre contraddistinta, in una visione ormai riformata dai nuovi valori derivanti dalla Rivoluzione francese.

La ferita inferta dalle requisizioni napoleoniche portò Canova a un impegno istituzionale sempre più ampio. Nel 1802 divenne Ispettore generale della antichità dello Stato Pontificio, Sovrintendente dei Musei del Vaticano e del Campidoglio, saldando in una sola figura, come era avvenuto secoli prima con Raffaello, l’attività artistica, di tutela del patrimonio e di salvaguardia dei monumenti antichi.

[Antonio Canova, Ritratto di Napoleone Bonaparte primo console, 1802 Courtesy Accademia Nazionale di San Luca]

Nel 1810, lo scultore fu insignito della carica di principe e ottenne da Napoleone numerose concessioni per il rilancio dell’Accademia, a cominciare dallo stanziamento di 100.000 franchi, nei quali oltre all’insegnamento erano compresi i restauri e la tutela del patrimonio monumentale.

La sua azione da subito si rivolse alla formazione dei giovani, per i quali riorganizzò il sistema didattico, attualizzandone i modelli e gli strumenti di studio. A ciò si aggiunse la creazione di nuovi concorsi che finanziò personalmente: Concorso dell’Anonimo e Concorso Canova.

Nel 1814, spodestati i francesi, Canova fu acclamato principe perpetuo dell’Accademia e al rientro a Roma del pontefice Pio VII fu incaricato della delicata missione diplomatica a Parigi per recuperare le opere requisite nel 1797. Il successo dell’operazione comportò la restituzione dei capolavori più significativi e proiettò l’immagine di Canova nelPantheon degli uomini illustri d’Italia, protagonisti di una nazione nascente e di un nuovo sentimento identitario. Canova è morto a Venezia il 13 ottobre 1822 e l’Accademia ha omaggiato il suo ultimo principe perpetuo con una solenne celebrazione nella chiesa dei Santi Apostoli il 31 gennaio 1823.

LA MOSTRA
La mostra si articola in otto sezioni che ripercorrono gli anni canoviani a Roma e si apre con il rilievo in gesso Socrate che difende Alcibiade alla Battaglia di Potidea (1797) offerto dallo scultore come dono d’ingresso nell’Accademia. Il percorso espositivo prosegue affrontando il tema della formazione artistica dei giovani a cui Canova ha rivolto tutte le sue attenzioni. L’importante serie di grandi dipinti di nudo, restaurata per l’occasione ed esposta per la prima volta, rende la misura della riforma dei modelli di studio, attuata anche sulla scorta dell’influenza dei rivolgimenti francesi del tempo. Pittori come Francesco Hayez, Francesco Podesti, Domenico Pellegrini, Victor Schnetz, e scultori come Rinaldo Rinaldi in questo contesto hanno compiuto i primi passi di fulgide carriere.

[Antonio Canova, La Religione cattolica, 1814 – 1815 Courtesy Accademia Nazionale di San Luca]

La terza sezione presenta i gessi del maestro conservati nella raccolta accademica, posti in dialogo con quelli dello scultore danese Bertel Thorvaldsen, che, più giovane fu annoverato nel corpo accademico grazie a Canova. La mostra indaga poi il tema della religione per Canova, e ancora il contesto romano all’epoca del suo ingresso in Accademia nel 1800. I ritratti dei molteplici attori della sua nomina, come Vincenzo Pacetti, Agostino Penna, Pietro Camporese, si intrecciano a sculture e dipinti realizzati da amici e colleghi, quali Pietro Benvenuti, Vincenzo Camuccini, Filippo Albacini, Agostino Tofanelli e Andrea Pozzi. Questa sezione si chiude con due casi di studio: la Maddalena penitente, unica possibile testimonianza pittorica di Canova in Accademia, e il modello di Arco trionfale, dedicato a Francesco II di Asburgo Lorena, recuperato, analizzato ed esposto per la prima volta.

Proseguendo nel tragitto espositivo, le opere rimandano al ruolo di Canova garante delle azioni di restauro sui monumenti antichi della città di Roma e l’impegno contro la dispersione dei beni artistici, fino al delicatissimo ruolo svolto nel 1815 per il rientro in Italia delle opere saccheggiate dai francesi.

Le ultime sezioni completano il tema della formazione artistica dei giovani con i progetti di architettura elaborati per le due edizioni del Concorso Canova del 1817 e del 1820, e con l’esposizione, per la prima volta, di disegni elaborati dai giovani studenti della Scuola del Nudo capitolina, gestita dall’Accademia.

Cura e organizzazione della mostra: Claudio Strinati, Serenita Papaldo, Francesco Cellini, Laura Bertolaccini, Carolina Brook, Elisa Camboni, Fabrizio Carinci, Giulia De Marchi, Fabio Porzio.

[Renato Rizzi, Il Cosmo della Bildung. Vista del guscio interno e esterno del modello della cupola. Foto Lorenzo Sivieri]

EDEN-EDEN. RENATO RIZZI
17 dicembre 2022 – 3 marzo 2023

Promossa e organizzata dalla Accademia Nazionale di San Luca sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica.

In occasione del conferimento del Premio Presidente della Repubblica 2017 per l’Architettura assegnato a Renato Rizzi (Rovereto, 1951, professore ordinario di progettazione architettonica, Università IUAV Venezia), l’Accademia Nazionale di San Luca presenta dal 17 dicembre 2022 al 3 marzo 2023 nelle sale espositive del piano terra di Palazzo Carpegna la mostra “eden-eden. Renato Rizzi”, a cura diGiorgia Antonioli e Susanna Pisciella.

Spiega Renato Rizzi: «Presentare la propria opera nella sede dell’Accademia Nazionale di San Luca, a Palazzo Carpegna, richiede un grande pudore oltre ad una duplice consapevolezza. Quella derivante dal suo prestigio accumulato nei secoli rispetto all’attuale dissoluzione culturale del nostro tempo. Architettura si trova appunto schiacciata tra questi due potenti magneti. Tra storia e presente. Tra rispetto e rischio.

[Renato Rizzi, Solemnidad de la civilidad: dopo la periferia, Santiago de Q ueretaro, Mexico Foto Umberto Ferro]

LA MOSTRA
I 170 modelli in gesso presenti nelle tre sale a piano terra affrontano il conflitto che troviamo inscritto, da sempre, nel nucleo della parola della nostra disciplina. Nel binomio del suo nome confluiscono le tensioni oppositive che si trasformano nel fascino e nelle difficoltà del lavoro che non può evitare lo scontro tra le potenze indominabili dell’archè e le potenze dominabili della téchne. Il titolo della mostra risuona come un’eco sprigionato dalle potenze oppositive nascoste nel nome, architettura».

In mostra 170 modelli di luoghi, relativi a trenta progetti, costruiscono un antro di figure in attesa. Che ci osservano. Ogni luogo è infatti il principale soggetto architettonico, dove geografia, teologia e mitologia sono un’unica cosa. Nell’opera di Renato Rizzi non siamo noi a occupare il centro del mondo, piuttosto è il mondo a scrutare noi. Una reciprocità dello sguardo in cui i miti e la storia collassano le cronologie per dilatare il presente alle latitudini di tutti i tempi. In nome di una autentica con-temporaneità.

[Renato Rizzi, Teatro di Danzica, Le ali. Foto Matteo Piazza]

Il metodo di rappresentazione dei progetti è già di per sé una critica radicale al pensiero del nostro tempo. Una resistenza non solo verbale, ma tridimensionale. Dotata di corpo e peso. I modelli infatti non sono il punto di arrivo, ma il principale strumento operativo per prendere parte ai segreti insiti in ogni luogo. Per evocarli senza smascherarli. Attivano il processo di inversione dello sguardo per il quale non siamo più autori, ma attenti ricettori. In questo modo lo spazio astratto e omogeneo, paradigma mediatico del nostro tempo, si contrae in luoghi. Singolarità irripetibili.

Il fatto che tutti i modelli siano realizzati in gesso risponde all’intima e ineliminabile onestà della forma. Senza trucchi. È la materia stessa a imporre e guidare il processo, continuando l’inversione dello sguardo. Questa metodologia progettuale esige grande lavoro, dispendio e responsabilità. Senza escludere rischio e fallimento. Il risultato finale non è mai prevedibile a priori, poiché l’indominabile di architettura è radicato nell’anima cosmica della materia.

M.C.S.
Ufficio Stampa, 16 dicembre 2022
Immagine di copertina:
A sinistra: Antonio Canova, Autoritratto,1812. Courtesy Accademia Nazionale di San Luca
A destra: Renato Rizzi Scilla e Cariddi, L’intreccio visivo del sistema delle fortificazioni ottocentesche.
Foto Umberto Ferro

Accademia Nazionale di San Luca – Palazzo Carpegna
piazza dell’Accademia di San Luca 77, Roma
tel. 06 6798848 – 06 6798850
www.accademiasanluca.it 

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