La Fondazione Ferrara Arte e le Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea organizzano una rassegna che intende restituire alla fruizione del pubblico le opere di Filippo de Pisis, in concomitanza con i lavori di riqualificazione architettonica di Palazzo Massari e la contestuale chiusura dei musei ivi ospitati. Negli spazi del Padiglione d’Arte Contemporanea di Ferrara viene esposto, a cura di Lorenza Roversi, “De Pisis. La poesia dell’attimo” un ricco corpus di opere che ripercorrono le fasi salienti della parabola creativa dell’artista.
Dopo le ricerche condotte nell’Archivio Raimondi conservato presso l’Università di Bologna, la mostra presenta una selezione di lettere, cartoline e testi autografi che dagli anni Venti ai Cinquanta De Pisis inviò a un amico fraterno, lo scrittore e critico bolognese Giuseppe Raimondi. Una documentazione privata e affascinante, che offre un contesto inedito alla ricostruzione cronologica della carriera del pittore.

L’abilità di De Pisis nell’esprimere l’anima della natura, degli oggetti, delle persone, dei luoghi – in primis Ferrara come lontano incanto metafisico – trova fondamento nella letteratura, il mezzo prediletto durante la sua giovinezza per filtrare la realtà circostante. Una modalità espressiva connaturata al suo immaginario che non si esaurisce neppure quando si compie, tra l’apprendistato romano e il trasferimento a Parigi nella primavera del 1925, il passaggio definitivo alla pittura. Esemplare di questo nesso è la Natura morta con il martin pescatore (1925), dove è mirabilmente raffigurato il tema pascoliano del ricordo. Mentre nelle atmosfere misteriose e sospese delle Cipolle di Socrate e delle “nature morte marine” realizzate tra il 1927 e il 1932, il poeta-pittore riconsidera il personale rapporto con la metafisica di De Chirico, conosciuto a Ferrara nel 1915.
Negli anni della maturità, per De Pisis diventa preponderante trascrivere sulla tela le pure emozioni di fronte all’oggetto della rappresentazione. Ecco che le suggestioni figurative catturate tra gli angoli della metropoli francese diventano vedute urbane, come La Coupole del 1928, o nature morte di originale concezione come I pesci marci, sempre del ’28. Vanno ricordate anche opere meditate nella tranquillità dello studio come il Gladiolo fulminato del 1930 e dal toccante lirismo come La lepre del 33.

Nel percorso cronologico si intersecano due sezioni tematiche. La prima ruota attorno alla bellezza efebica, tema incessantemente trasposto con matite o pennelli sui fogli di un ricco “diario per immagini”. Nell’altra è invece proposto un inedito dialogo tra alcune bellissime nature morte di De Pisis e quelle, rare, realizzate da Giovanni Boldini: un simbolico passaggio di testimone tra due generazioni e tra due visioni lontane del fare pittura.
L’attività artistica di De Pisis si chiude con le opere scabre e pallide risalenti al ricovero nella clinica di Villa Fiorita, come La rosa nella bottiglia del 50; Le pere – Villa Fiorita del 53, ambiente idealmente suggerito nello spazio chiuso e bianco dell’ultima saletta al piano superiore per sottolineare la dimensione appartata e malinconica dell’ultimo
tratto di vita.

C.S.

DE PISIS | La poesia dell’attimo
22 dicembre 2018 – 2 giugno 2019

Padiglione d’Arte Contemporanea
Corso Porta Mare 5 | Ferrara
tel +39 0532 244949