Le sei sonate comprese in questo album sono state composte da Mozart nell’ultimo decennio della sua vita, tra il 1782 e il 1789. Ci troviamo di fronte a sei capolavori che consentono di addentrarci nell’universo mozartiano, scoprendone nuove sfaccettature. Ciò vale non solo per la Sonata in do minore K 457, di gran lunga la più tragica e moderna, ma anche per le altre, apparentemente più “disimpegnate”: anche laddove agisce per sottrazione, Mozart raggiunge un livello di profondità ed essenzialità pressoché impareggiabile. A completamento del ciclo delle 18 sonate, sono qui incluse anche la Fantasia K 475, che Mozart pubblicò in dittico con la Sonata K 475, e il Sonatensatz K 312 in sol minore: il più articolato e interessante tra i frammenti di sonata che Mozart ci ha lasciato.
Per queste incisioni ho scelto lo stesso pianoforte usato nelle precedenti: il Fazioli F 278 n. 2473, accordato con il temperamento inequabile Vallotti. La sua peculiare trasparenza timbrica restituisce una nuova vitalità alla scrittura pianistica mozartiana, consentendo di caratterizzare adeguatamente la “pronuncia” di ogni articolazione indicata in partitura. La meccanica particolarmente reattiva si è rivelata ideale per l’esecuzione di trilli e abbellimenti, consentendo di ottenere una vasta gamma dinamica anche nei passaggi più rapidi.
In questa incisione ho voluto dare una lettura molto radicale delle indicazioni di articolazione e dinamica, rompendo con una certa tradizione interpretativa, basata sulla morbidezza di fraseggio e sulla ricerca di un “bel suono” fine a se stesso. Al contrario, la ricerca è stata focalizzata sul dare un significato preciso e drammatico ad ogni “gesto musicale” scritto in partitura, enfatizzando i momenti di tensione drammatica, con una particolare attenzione alle scelte agogiche. Coerentemente con questa posizione, non è stata effettuata alcuna compressione del suono, lasciando quindi intatti i forti sbalzi dinamici voluti da Mozart e caratteristici di questa lettura. Anche l’uso del pedale di risonanza è stato limitato ai casi in cui ho inteso creare un “registro” ben definito, con l’intenzione di avvicinarsi all’idea della sonorità dei fortepiani sui quali Mozart ha composto queste sonate. In quest’ottica, anche il pedale “una corda” è stato regolato in modo da ottenere una maggiore differenza timbrica, così da assottigliare il suono, pur mantenendo una assoluta trasparenza anche nei pianissimi.
Le Sonate per pianoforte di Mozart, e queste ultime sei in particolare, costituiscono un lascito imprescindibile per la nostra civiltà. La quantità e varietà degli atteggiamenti espressivi, la profondità dell’introspezione, la forza drammatica che Mozart qui raggiunge sono state per me una scoperta continua, fonte di costante arricchimento. Spero che l’entusiasmo che questa musica ha scatenato in me durante le sessioni di incisione possa arrivare anche all’ascolto, con la medesima intensità e gioia che mi ha dato nel suonarla