Il Museo Civico Ala Ponzone di Cremona ospita la mostra Il Regime dell’arte fino al 3 marzo 2019. La proroga è stata decisa per consentire al pubblico di visitare questa esposizione unica nel suo genere e mai allestita prima, a cura diVittorio Sgarbi e Rodolfo Bona.
L’esposizione ripercorre l’interessante vicenda storica del Premio Cremona, il concorso pittorico voluto da Roberto Farinacci nel 1939 con l’intento di sostenere l’idea dell’arte come celebrazione dei valori e delle imprese del fascismo, a sostegno delle esigenze di propaganda ideologica del regime. Un’esposizione innovativa allestita presso la stessa sede che ospitò due edizioni del Premio, quella del 1940 e quella del 1941.

L’iniziativa cremonese consente, in modo sofisticato e imprevedibile, di ricostruire un preciso periodo storico con l’intento di riabilitare un’arte ripudiata e bistrattata, ritenuta impresentabile e indegna di attenzione, vittima di un giudizio inevitabilmente condizionato da quello negativo sul fascismo.
«Con questa presenza aliena da ogni esaltazione del fascismo, e invece racconto di momenti di vita, il Premio Cremona rientra nella storia di alcuni momenti essenziali della nostra vita civile di quegli anni, raccontati da maestri che erano stati dimenticati o rimossi per un grave peccato di presunzione della critica. Oggi Cremona ripara quella ferita» ha spiegato Vittorio Sgarbi.
Per la prima volta sono radunate le opere dei numerosi autori che parteciparono al Premio Cremona tra cui Mario Biazzi, Giuseppe Moroni, Biagio Mercadante, Gian Giacomo Dal Forno, Remigio Schmitzer, Pietro Gaudenzi, Donato Frisia, Luciano Ricchetti, Evaristo Zambelli, Mario Beltrami.

Il percorso espositivo si apre con una grande istallazione di dodici Radio Balilla, il mezzo privilegiato per la diffusione di messaggi politici e istituzionali durante il regime. Il visitatore è dunque accolto dall’audio originale del comunicato con cui si annunciò l’istituzione del Premio Cremona e con cui vennero invitati alla partecipazione tutti gli artisti italiani.
La mostra accoglie opere come l’ “Ascoltazione del discorso del Duce alla radio” di Mario Biazzi in cui la verità del momento rappresentato hal’evidenza di un film d’epoca; sullo stesso tema il dipinto di Donato Frisia,dove il racconto di un episodio quotidiano si limita al documento di costume lasciando memoria di un momento della giornata come in un diario, e ancora la teladi Cesare Maggi, uno dei protagonisti del secondo divisionismo, un’opera dinamica e moderna di ispirazione fotografica.

Una delle opere protagoniste è “Il grano” di Pietro Gaudenzi, un grande trittico murale che secondo Vittorio Sgarbi «basta da solo per riabilitare il Premio Cremona». Un’opera maestosa, pura celebrazione del mondo contadino in cui risulta chiara la continuità con la grande tradizione quattrocentesca italiana. Tra le opere presenti anche la grande tela di Luciano Ricchetti intitolata “In ascolto” dipinta per la sede dell’Istituto fascista di Piacenza e successivamente tagliata in tante parti nel 1945, esposta nei suoi frammenti superstiti. A congedare il visitatore si trova “La gioventù italiana del littorio”, l’impegnativa opera di Dilvo Lotti, di chiara influenza espressionista europea.
Il 10 luglio del 1938 – spiega Rodolfo Bona -il quotidiano cremonese Il Regime Fascista, dava la notizia dell’istituzione del Premio Cremona. Nell’inverno del 1988, poco prima della sua prematura scomparsa, Elda Fezzi, intuendone l’importanza, iniziava a studiare questo argomento con l’intelligenza e la passione che avevano sempre contrassegnato il suo lavoro di critico e di storico dell’arte, immaginando una mostra che non riuscì mai ad allestire. A trent’anni di distanza si è realizzato il suo desiderio, pensando in questo modo di restituire a Cremona un pezzo della sua storia attraverso le forme e i colori magnifici della pittura. Ciò non sarebbe stato possibile – conclude Rodolfo Bona – senza il coraggio di un sindaco, Gianluca Galimberti, e la passione e la competenza, acuta e straordinaria, del professor Vittorio Sgarbi.

«Occorreva coraggio e una visione rispettosamente storicistica per recuperare le tele divise fra Cremona e Hannover, e ricostruire lo spirito e l’aria dei tempi. Quelli in cui i miei genitori furono Balilla e Giovane italiana. Perché vergognarsi di ciò che è stato? Perché nascondere i gruppi familiari in ascolto dei discorsi di Mussolini alla radio? Per la prima volta, una mostra sull’arte del fascismo non protesta pentimento e vergogna, ma ci mette davanti a quello che è stato» ha aggiunto Vittorio Sgarbi.
Attraverso questo percorso espositivo il visitatore potrà dunque apprezzare le principali linee di tendenza artistica che confluirono nella manifestazione cremonese, e la “funzione sociale” che il fascismo intendeva assegnare all’artista.

Questa non è solo una mostra – ha specificato il Sindaco di Cremona Gianluca Galimberti – è una grande operazione che la città di sta facendo con serietà e rigore storico e culturale, senza ipocrisie o strumentalizzazioni. Quest’anno la programmazione culturale cittadina è dedicata al Novecento e in questo contesto si doveva approfondire anche il periodo del Ventennio che, nella sua dura violenza, fa parte della storia della città e del territorio. Conoscere con coraggio da dove veniamo e ciò che siamo stati è indispensabile condizione per mettersi al servizio dell’idea di società della nostra Costituzione, ha concluso il Sindaco.
Il Regime dell’arte è un progetto di Contemplazioni, con la direzione artistica di Giovanni C. Lettini, Stefano Morelli e Sara Pallavicini, promosso e sostenuto dal Comune di Cremona.

C.S.M.

IL REGIME DELL’ARTE: I MAESTRI RIPUDIATI
20 settembre 2018 – 3 marzo 2019 (data prorogata)

Museo Civico “Ala Ponzone”
via Ugolani Dati, 4 – Cremona

Biglietteria / Informazioni:
tel 0372 407770
e-mail: museo.alaponzone@comune.cremona.it

www.musei.comune.cremona.it

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