Di Barbara Baroni. MantovaMusica: tutto Bach con Marco Rizzi e le introduzioni all’ascolto di Marco Pedrazzi.

Un evento che unisce musica e parole alla bellezza del luogo per celebrare l’arte eterna: il meraviglioso mistero del violino di J.S.Bach (1685-1750) per MantovaMusica 2025 – Diciottoetrenta / Bach alla Corte di Anhalt-Köthen, nell’ambientazione evocativa della ex chiesa Madonna della Vittoria a Mantova.

Protagonista Marco Rizzi, violino conosciuto per il suo legato e doti tecniche, con le ottime idee musicali, lo stile barocco e premiato in tre concorsi prestigiosi per violino: il Čaikovskij di Mosca, il Queen Elizabeth di Bruxelles e l’Indianapolis Violin Competition. All’inizio e prima della Partita una interessante introduzione a cura di Marco Pedrazzi, anche pianista e compositore che ha spiegato come «i due elementi fondanti la musica di Bach sono la danza e la fede».

L’artista dominava la scena con il programma monografico ed evidenziava la profondità sublime di Bach. Ha presentato la Sonata per violino solo n.2 in La BWV1003.LaSonata si svolge in quattro tempi: Grave introduttivo; Fuga a tre voci, a momenti sofferta e che ricordava il Clavicembalo ben temperato; Andante pezzo magnifico che formava l’illusione di un duetto con una melodia affascinante; Andante e Allegro nostalgico. Il secondo tempo è un eclatante brano costruito con otto note in un contrappunto complesso, e uno dei più vasti di Bach. Nel terzo tempo il basso ricrea un’immagine infinita. Vi è una versione trasportata della Sonata in Re per clavicembalo, forse compiuta dall’allievo Johann Gottfried Müthel. Pedrazzi ha osservato che «la forma della Sonata attinge alla Sonata da chiesa, mentre la Partita è forma di danza più libera e in stile francese».

Si proseguiva con la Partita per violino solo n.3 in Mi BWV 1060 formata da un Preludio, con due voci che si rincorrono, «cellula vorticosa ripetuta e variata con la tonalità», continuum con note iterate. Di seguito il Loure (antica e rara danza francese, nata in Normandia nel Seicento, con movimento imitativo, dal nome di uno strumento) bella melodia con appoggiature. E poi Gavotte en rondeau, pezzo famoso eseguito molto bene, Menuet I e II, Bourrée «con effetto eco usato nella musica vocale sacra e da Monteverdi in particolare» e Gigue, commiato mosso. Bach impiegherà il primo movimento cambiando tonalità in una Sinfonia della Cantata Wir danken dir, Gott, … BWV 29, eseguita nel 1731.

La Partita vi è anche nella versione BWV 1006a per Lautenwerk, una forma di clavicembalo con corde di budello che ricorda il liuto. Modello di Bach è Corelli e con anticipazioni anche dalle Fantasie di Telemann. Ma è con Bach che il violino ottiene risultati nuovi che uniscono la bellezza e completezza polifonica, la scrittura contrappuntistica, che trova le vette nelle fughe e nella Ciaccona. L’uso polifonico dello strumento eleva la melodia che forma distese armoniche.

Ha ricordato Pedrazzi: «le Sonate e Partite per violino solo, Sei solo a violino senza Basso accompagnato, come vengono chiamate dall’Autore, sono ripartite in tre Sonate, con quattro movimenti per una, e tre Partite. Questi brani entrano in un insieme di lavori per strumenti scritti nel periodo di Köthen (intorno al 1720)». Inoltre si avvicinano alle Suites per violoncello ed a pezzi per liuto. In tali composizioni Bach con la straordinaria scrittura “polifonica” tende a superare i limiti dello strumento in modo fantastico. La didattica violinistica comprende anche le Sonate e Partite come fondamentali. Si ricordano anche i due Concerti. Ma anche il Quarto concerto Brandeburghese e le parti concertanti nelle Cantate

Ha aggiunto Pedrazzi: «l’uso del violino solo nella Sonata si rifà alla Communio parte della messa che si eseguiva con strumenti solisti». La Partita sceglie, invece dell’Allemanda stile tedesco e Sarabanda spagnola ma forse araba e «addirittura nord-africana», danze tutte di gusto francese. Pedrazzi ha spiegato che «in Francia il violino era usato nelle lezioni di danza con una forma di piccolo strumento detta pochette, tascabile spesso ornata finemente». E così abbiamo assistito ad «una Partita solare ed una Sonata composta soprattutto da ombre», ha detto sempre Pedrazzi. 

Il virtuoso violinista Marco Rizzi ha scavato con la ricerca sul suono polifonico con passaggi di colori a terrazza, bicordi, cavata dell’archetto. Ha conferito quella elevatezza di pensiero che caratterizza Bach soffermandosi col fraseggio e con la poetica degli affetti e la parola sapientemente intrecciata da Pedrazzi ha chiarito diversi elementi biografici e stilistici di Bach, ricordando l’importanza della “Bach Renaissance”.

Per concludere due splendidi bis “Tempo di Borea” imitativo del vento del nord dalla Prima Partita, emblematico simbolo del fuggire del tempo con progressioni e dalla stessa Partita la Sarabanda col suo Double (variante).

                                                                            Recensione di Barbara Baroni
Foto B.B.
Visto a Mantova, ex chiesa Madonna della Vittoria, il 31 gennaio 2025

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