Di Barbara Baroni. MantovaMusica: la forza espressiva di violino e clavicembalo nelle Sei Sonate di Bach.
Ancora meraviglie sulle note di “Bach alla corte di Anhalt-Köthen” con il violino di Laura Andriani, esperta storica e docente, e il clavicembalo di Maurizio Fornero, anche organista e compositore. Si è aggiunta l’interpretazione filologica e l’introduzione a cura di Marco Pedrazzi, pianista, compositore, in occasione di MantovaMusica – Diciottoetrenta, presso la suggestiva chiesa sconsacrata Madonna della Vittoria.
Un programma interessantissimo e monocromo basato sulle Sonate di Bach dette “Sei Sonate a cembalo certato e violino…”, composte a Colonia intorno al 1720 nel periodo di Köthen (1717-1723) descritto da Pedrazzi: un momento legato alla vita di Corte del principe Leopoldo dove erano limitate musiche da chiesa, anche per la religione calvinista.
Per cominciare Sonata n.1 in Si BWV 1014 con Adagio melodico e bicordi. Seguivano Allegro (Fuga) con bei divertimenti e Andante intrecciato, evocativo di lontananze ed intimismo. Poi Allegro ampio, concertante e svettante eseguito con virtuosismo (Fuga).

Bach era anche violinista e violista, amava la forza espressiva degli archi ed il clavicordo accanto al clavicembalo, ma non usava il pianoforte definito da Pedrazzi «fratello del cembalo». Spiegava ancora Pedrazzi che nelle Sonate vi è il modello italiano corelliano e l’influsso della sonata da chiesa.
Si proseguiva con Sonata n. 3 in Mi BWV 1016 formata da un Adagio iniziale, stupenda struggente apertura, quasi “ostinato” evocativo del liuto e canto, eseguito con espressione, profondità e chiaro scuro. Emergeva l’Allegro fugato e ritmato (in forma di Gavotte con variazioni) vibrato ed a piani sonori. Ecco il celebre Adagio ma non tanto vasto movimento di Ciaccona con ricami estatici e ricercati sul tema della ricordanza, per finire con l’Allegro scorrevole in stile contrappuntistico ed a terrazze.
Infine Sonata n.5 BWV 1018 definita dalla violinista “enigmatica” e “appartenente ad un altro mondo” con significativo Largo iniziale indicato da una fonte anche come “Lamento” arcaico e ripreso in parte nel Mottetto Komm, Jesu komm (BWV 229). Forma aperta verso lidi infiniti in una interpretazione meravigliosa, nostalgica e avvolgente. Si stagliavano l’Allegro fugato e, molto complesso, l’Adagio, riflessivo con bicordi del violino e arpeggi del cembalo e dissonanze; si nota un uso ricercato di ritardi ed anticipazioni in tutte queste opere. Si concludeva col Vivace fugato con scale cromatiche che sottolineano una dimensione dolorosa ricollegata all’idea di lamento.
Nel complesso un’atmosfera malinconica, sottolineata dagli interpreti nell’espressione e nel fraseggio. Nelle Sonate sono impiegati fuga, canone e concertato: «l’insieme strumentale ha aspetti dialogici anche con prevalenza a momenti del cembalo, con melodia obbligata e non improvvisata» sono state le parole di Pedrazzi.
Ricordiamo che le Sonate si rifanno a precedenti Sonate a tre. Le Sonate alternano con equilibrio tempi veloci e meditativi all’italiana, il contrappunto è unito a parti assai espressive e ad echi di danze, ma con un coinvolgimento sacro che eleva lo spirito. La presenza di tre voci così elaborate, anche con la mano sinistra del cembalo, rappresenta una vetta del virtuosismo barocco raggiunta dai valenti musicisti, esaltando la nuova forma di sonata concertante, con lo sviluppo della parte cembalistica, appartenente ad un periodo fecondo in cui nacquero anche i Concerti Brandeburghesi.
Recensione di Barbara Baroni
Visto alla Madonna della Vittoria – MantovaMusica, giovedì 6 febbraio
Foto BB
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