Di Barbara Baroni. MantovaMusica: interpretazione profonda del giovane Duo violoncello pianoforte.
Luminosa invenzione cameristica in un evento musicale intenso e di rilievo culturale col confronto tra compositori come Beethoven, Mendelssohn e Schumann ed in questa coinvolgente comparazione stilistica emerge in particolare l’evoluzione della forma sonata, accanto al pezzo d’Album. Si stagliavano opere incentrate sulla variazione tematica con Ludwig Van Beethoven (1770 – 1827), pietra di paragone per la poetica preromantica e modello del Romanticismo, creatore delle prime nuove sonate importanti per il duo violoncello e pianoforte. Inoltre il dialogo sentimentale e la tecnica compositiva vengono ripresi da Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809 – 1847), autore delle Romanze senza parole (1829-45) ispirate dalla cara sorella e compositrice Fanny, fautore della musica pura, anche se attento ad idee extramusicali.
Ecco nella splendida cornice della ex chiesa Madonna della Vittoria lo spazio dedicato da MantovaMusica in particolare ai giovani, con in scena due talenti Elena Piccotti violoncello e Leonardo Pierdomenico pianoforte. Il duo si è formato da diversi anni tra musicisti dalle esperienze artistiche importanti ed internazionali.
Dunque l’interessante programma iniziava con Beethoven Sonata n.1 in fa maggiore op. 5 per violoncello e pianoforte (1795-96), prima opera del genio di Bonn con questi strumenti. La Sonata per pianoforte e violoncello non aveva precedenti di rilievo e diede a Beethoven motivo di ricerca sperimentale, infatti si inscrive nello stile di concerto per piano e orchestra e nel sinfonismo dove le parti degli strumenti sono paritarie per importanza, notiamo l’etimologia di sinfonia dal greco syn- “con, insieme” e da phoné “suono”.
L’insieme guarda alle melodie popolari ed alla variazione con innovazioni formali ad esempio iniziando con un ‘Adagio’, con cadenza d’arpeggi e trilli e poi accenni melodici dove gli interpreti hanno evidenziato il “sostenuto”. Alla pagina lirica cadenzale seguiva il secondo tempo ‘Rondò e Allegro vivace’ sereno con arpeggi e distese sonore. Il linguaggio è assai complesso ed anticipa la scrittura del 1802-03. Si notano l’uso del contrappunto col canone e l’ispirazione suggestiva al linguaggio pastorale ed alla caccia. Si profilano il suono pizzicato ed un bicordo tenuto del violoncello col suono brillante degli strumenti che concilia il timbro del violoncello, usato in tutta la sua estensione anche molto grave e sovracuta, e del pianoforte con pedale. Beethoven si recò a Berlino dove dominava Jean Pierre Duport, famoso violoncellista francese, a cui si ispirò e maestro del re di Prussia Federico Guglielmo II, dilettante di violoncello, dedicatario delle due Sonate op.5.

La seconda parte della serata era dedicata alla Sonata n.2 in re maggiore op. 58 per violoncello e pianoforte (1842-43) di Felix Mendelssohn. Le due Sonate per questo Ensemble composte da Mendelssohn, con originalità, si riallacciano a Beethoven e al suo allievo Ferdinand Ries. Soprattutto nel primo tempo nel particolare ritmo di sei ottavi ‘Allegro assai vivace’ Mendelssohn mostra di rivolgersi a Beethoven e si rifà pure al tardo secolo dei lumi. Si tratta di un’aria scorrevole con arpeggiato e cantabile come un’equorea distesa marina progressivamente più cupa e con perorazioni retoriche.
L’ ‘Allegretto scherzando’ particolarmente ben eseguito dal duo Piccotti Pierdomenico evoca il magico mondo fiabesco di una danza d’elfi e fate. Si ispira alle musiche dello stesso Mendelssohn per Sogno di una notte mezz’estate di Shakespeare,che contiene un “Notturno” orchestrale ed il brano è costruito con lo staccato ed il pizzicato in modo giocoso, ricordando pure Carl Maria von Weber. Il pezzo assai difficile è stato reso in questo concerto senza calcare lo “staccato” e mettendone in evidenza l’elegante espressione.
Notiamo per l’atmosfera filosofica e fatata anche che Felix era nipote e raccoglieva l’eredità del filosofo illuminista ebreo Moses Mendelssohn, fondatore insieme a A.G. Baumgarten dell’Estetica e studioso dei filosofi inglesi ed amico del drammaturgo G.E. Lessing. Nell’ ‘Adagio’, iniziato con una serie di arpeggiati che diventano accompagnamento, emergono l’elemento ossianico e l’aspetto “descrittivo” dell’arpa celtica sonata dagli antichi bardi. Si forma un nostalgico corale religioso, coll’imitazione dei dodici rintocchi della mezzanotte (12 suoni pizzicato), come usato nello “stile notturno”. La sublime melodia che si snoda è ispirata in entrambe le frasi “recitativo” alla Fantasia cromatica e fuga BWV 903 di J.S. Bach un omaggio da inserire nella Bach Renaissance, dovuta soprattutto a Mendelssohn e Schumann. Ricorda anche il Preludio in mi bemolle minore del I Vol. del Clavicembalo ben temperato.
Il Duo ha offerto un’interpretazione profonda, attenta al percorso melodico sacro, un elevarsi progressivo dove gli strumentisti hanno portato un’ampia e sentita espressione, cogliendo la bellezza di questa pagina meravigliosa. La conclusione è vivace e vertiginosa ‘Molto allegro vivace’, festoso è definito da Mendelssohn “leggiero scherzando”; la sonata nel suo complesso è infatti pervasa da uno spirito travolgente. Le più importanti sonate per violoncello e pianoforte risultanodopo Beethoven proprio quelle di Felix Mendelssohn e ad esempio Johannes Brahms, Fryderyk Chopin, Richard Strauss.
Ricordiamo invece come precedente soprattutto Antonín Kraft (1749-1820) compositore ceco d’opere per cello e continuo ed amico di Beethoven e che portò echi della sua terra a Vienna e accenniamo pure ai Trii di Mozart ed altri. Ricordiamo anche K.F. Zelter maestro di Mendelssohn che lo avvicinò a Bach (Clavicembalo ben temperato) e gli fece conoscere, ancora fanciullo, il poeta J.W.Goethe.
Rammentiamo il confronto musicale tra gli Autori eseguiti per temi cardine della poetica romantica: rapporto parola-suono e nuove forme. Osserviamo che Mendelssohn scrisse anche la rara Seconda sinfonia (Lobgesang, Canto di lode scritto sulla Bibbia, 1840), con “soli e coro” che guarda a Beethoven, come avviene nella musica da camera, ed alle grandi emozioni della IX Sinfonia prima sinfonia corale (1822-24), con frammenti di “gregoriano” e canto medioevale. Mendelssohn che sentiva tanto l’espressione del corale sacro, in questa occasione sonatistica inserito nell’Adagio, affermò: «Perfino la più piccola frase musicale … è un dono di Dio», pensiero da confrontare con l’Inno alla gioia schilleriano.
Ottimi e coerenti i due bis: ancora Mendelssohn con la Romanza senza parole n.2 op.67 cantabile e legata e per finire Phantasiestücke n.1 di Robert Schumann, brano tempestoso venato di malinconia. Anche Schumann segue la poetica delle romanze senza parole, nonostante i suoi tanti riferimenti letterari e con un tono scuro e inquieto, sottolineato dagli interpreti. Il Duo ha saputo dare un approfondimento della Hausmusik, in cui fra l’altro si scriveva spesso una parte per diversi strumenti e con un intimismo adatto all’ambiente familiare.
Recensione di Barbara Baroni
Visto nella ex chiesa della Madonna della Vittoria, per MantovaMusica, il 7 marzo 2025
Foto Guido Mario Pavesi
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