Mart: inaugurate le tre nuove mostre che animano la stagione espositiva fino all’estate.
Nell’anno internazionale dedicato ai ghiacciai, da un’idea del Trento Film Festival, il Mart e il MUSE uniscono le forze e portano in Trentino la nuova grande mostra di Sebastião Salgado, in collaborazione con Contrasto e Studio Salgado. A Rovereto e a Trento, “Ghiacciai” è una mostra diffusa che si sviluppa in due sezioni complementari allestite in due diversi musei i cui ambiti, l’arte e la scienza, corrispondono ai temi della mostra. Il progetto rafforza l’impegno del Trento Film Festival nella difesa dell’ambiente e degli ecosistemi naturali e arricchisce i contenuti della 73. edizione, prevista a Trento dal 25 aprile al 4 maggio.
Ha aperto a Rovereto la prima mostra italiana dell’artista contemporaneo Li Yongzheng. “Nel profondo di questo deserto”. Inoltre, Il Mart presenta “Realismi magici. Pyke Koch e Cagnaccio di San Pietro”, l’inedito confronto tra due raffinatissimi pittori del primo Novecento.

SEBASTIÃO SALGADO
GHIACCIAI
12 aprile – 21 settembre 2025 Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Rovereto
12 aprile – 11 gennaio 2026 MUSE – Museo delle Scienze di Trento
Tre grandi istituzioni culturali trentine presentano “Ghiacciai”, l’ultimo progetto di Sebastião Salgado. Tra Rovereto e Trento, dal museo di arte al museo di scienze, oltre 60 fotografie in grande e grandissimo formato costituisconounamostra-manifesto che celebra i ghiacciai del mondo nell’annoa lorodedicato. Con l’obiettivo di sensibilizzare la società sul ruolo essenziale nel sistema climatico e idrologico globale, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 2025 Anno Internazionale della Conservazione dei Ghiacciai.
Nata da un’idea del Trento Film Festival,la mostra è a cura di Lélia Wanick Salgado ed è prodotta in collaborazione con Contrasto e Studio Salgado,con il coordinamento di Gabriele Lorenzoni (Mart) e Luca Scoz (MUSE).
LA MOSTRA
Dopo l’imponente progetto “Genesis”, dedicato alle regioni più remote del pianeta per testimoniare la maestosa bellezza di mondi in cui natura, animali ed esseri viventi vivono ancora in equilibrio con l’’ambiente, con il successivo progetto “Amazônia” Salgado ha intrapreso una serie di viaggi per catturare l’incredibile ricchezza e varietà della foresta amazzonica brasiliana e i modi di vita dei suoi popoli, stabilendosi nei loro villaggi per diverse settimane.
Con “Ghiacciai”, Sebastião Salgado cattura la bellezza mozzafiato delle masse glaciali in una galleria di immagini esclusive, in gran parte inedite, selezionate per questa occasione.
Dalla Penisola Antartica al Canada, dalla Patagonia all’Himalaya, dalla Georgia del Sud alla Russia, le fotografie ritraggono, in un bianco e nero ricco di contrasti, alcuni dei luoghi più studiati da ricercatori che indagano la storia geologica della Terra, così come le conseguenze a breve e lungo termine della crisi climatica e del riscaldamento globale.
Proponendo al grande pubblico uno dei soggetti prediletti e meno conosciuti di Salgado, la mostra è un nuovo tributo visivo con il quale l’artista invita ancora una volta a riflettere sulla vita, sulla salvaguardia degli ecosistemi, sui comportamenti rispettosi e consapevoli.
Al Mart di Rovereto e al MUSE di Trento, il progetto rappresenta da un lato un’occasione unica di conoscenza e approfondimento del lavoro di Sebastião Salgado, tra i più conosciuti e amati fotografi contemporanei, da cinquant’anni impegnato a documentare la vita degli esseri umani e del pianeta; dall’altro lato offre la possibilità di affrontare uno dei temi più urgenti del nostro tempo: quello del cambiamento climatico.
Fin dai primi monitoraggi scientifici negli anni Sessanta, è emerso con chiarezza come di decennio in decennio si possa registrare una costante, drammatica, riduzione di volume e superficie dei ghiacciai di tutto il mondo, alcuni dei quali sono già, di fatto, estinti. La scomparsa dei ghiacciai comporta in primo luogo la perdita culturale di panorami inestimabili, accecanti nella loro maestosità, capaci di affascinare generazioni di viaggiatori, artisti e poeti. I ghiacciai sono elementi fondamentali nella regolazione del ciclo idrologico e del clima locale e globale, sono vivi e fautori di vita, da loro dipendono l’approvvigionamento di acqua potabile di due miliardi di persone e due terzi dell’agricoltura irrigua mondiale.
AL MART DI ROVERETO
Per il Mart di Rovereto Salgado ha scelto oltre 50 fotografie di ghiacciai di tutto il mondo che costituiscono un percorso unico, emozionante e suggestivo.
La mostra si chiude con una “sala video” nella quale Mart e Trento Film Festival propongono una selezione tematica di film che si apre con Icemeltland park, di Liliana Colombo (Italia/Regno Unito, 2020, 40’), premiato nell’edizione 2021 del Festival con la Menzione Speciale della Giuria. Alla selezione hanno lavorato Miro Forti e Rosanna Stedile, Trento Film Festival, insieme alla direttrice del Festival, Luana Bisesti, e al curatore della mostra, Gabriele Lorenzoni.
La mostra rafforza l’impegno del Trento Film Festival nella difesa dell’ambiente e degli ecosistemi naturali e arricchisce i contenuti della 73. edizione, a Trento dal 25 aprile al 4 maggio, di cui Sebastião Salgadoha firmato il manifesto con una fotografia del ghiacciaio del Parco nazionale e riserva di Kluane.
AL MUSE DI TRENTO
Al MUSE di Trento le fotografie di Salgado costituiscono una grande installazione site specific sospesa nel “Grande Vuoto”, lo spazio che l’architetto Renzo Piano ha immaginato come cuore pulsante del museo. Scattate tutte in Canada, nel Parco nazionale e riserva di Kluane, costituiscono un unico grande ciclo fotografico.
Il progetto espositivo è completato da un ricco catalogo edito da Contrasto.A introdurre le opere, un intervento della scienziata e divulgatrice Elisa Palazzi, docente di Fisica del clima all’Università di Torino. Per l’occasione, è stata inserita in apertura del catalogo Ghiaccai, una poesia di Primo Levi del 1946 pubblicata da Einaudi.

LI YONGZHENG
NEL PROFONDO DI QUESTO DESERTO
12 aprile – 21 settembre 2025 Mart Rovereto
A Rovereto la prima grande mostra italiana dedicata all’artista contemporaneo Li Yongzheng la cui opera multimediale si inserisce nel filone dell’arte relazionale. Attraverso video, installazioni, pitture e nuovi media il paesaggio visivo dell’artista cinese è un’articolata riflessione su alcune tra le più urgenti questioni sociali. Per ribadire, ancora una volta, che “tutta l’arte è politica”.
La mostra “Nel profondo di questo deserto”, da un’idea di Vittorio Sgarbi e Silvio Cattani a cura di Giosuè Ceresato, negli ampi spazi del secondo piano del Mart di Rovereto, presenta 21 lavori tra installazioni multimediali, dipinti, fotografie e una grande opera spaziale che si sviluppa lungo l’intero percorso espositivo.
Multimediale, attuale, a tratti disturbante, l’opera di Li Yongzheng interseca diverse discipline: dalla performance, alle installazioni, dal video alla pittura. Il punto di partenza non è mai il medium, quanto il tema, il contesto, l’esperienza concreta. L’intenzione – dichiarata – è quella di coinvolgere il pubblico, di favorire il pensiero, di raccontare al mondo le trasformazioni sociali e culturali della Cina contemporanea, di segnalare possibili nuovi marcatori della storia. Che si tratti di performance art, installazioni, video o opere interattive a lungo termine, tutte i lavori muovono da un’approfondita analisi dei contesti, delle radici culturali e dei luoghi in cui vengono realizzate. Attraverso l’azione artistica, Li Yongzheng osserva e descrive il presente, dai singoli episodi ai macro-temi.
Ne è un esempio la serie di video Borders, realizzata tra il 2015 e il 2020 nella regione autonoma dello Xinjiang nell’area occidentale della Repubblica Popolare Cinese, in risposta a episodi di odio di matrice nazionalista. Le caratteristiche antropologiche di quest’area sono direttamente collegate, nella lettura di Li Yongzheng, alle maestosità del paesaggio, caratterizzato da deserti, canyon e distese di ghiaccio. La natura diventa quindi uno strumento per comprendere la società, la cultura e l’umanità.
I video Yes, Today e Death Has Been My Dream for a Long Time, invece, sono ambientati rispettivamente nell’area rurale del Liangshan e sulle spiagge nei pressi di Tientsin. I profondi drammi che subiscono i bambini protagonisti di queste opere vengono affrontati con grande empatia e sublimati attraverso gesti carichi di ritualità.
Definito dal critico francese David Rosenberg l’artista dei grandi deserti, Li Yongzheng usa spesso elementi naturali simbolici, come la cera e il sale dell’Himalaya, per affrontare temi complessi legati alle tensioni culturali e alle dinamiche politiche.
Nel cortocircuito che si crea tra la bellezza delle opere e le contraddizioni di cui l’indagine di Yongzheng si nutre, emergono denunce che sono promesse inattese: l’artista è infatti convinto che l’arte, in quanto gesto politico, inneschi dibattiti e favorisca il cambiamento.
Con profonda sensibilità, il lavoro di Yongzheng attiene alla realtà, denuncia la cronaca, disvela le storie, con l’ambizione di fornire prospettive alternative.
Apparentemente pessimista e disilluso, è un inno di speranza.
Dal punto di vista estetico la poetica di Li Yongzheng condivide spesso le soluzioni della Post-Internet Art, con l’utilizzo di Internet come strumento contemporaneo per la realizzazione delle opere, e i principi dell’Estetica relazionale, con il coinvolgimento attivo del pubblico nell’azione creativa o nella fruizione.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Dario Cimorelli Editore.

REALISMI MAGICI
PYKE KOCH E CAGNACCIO DI SAN PIETRO
12 aprile — 31 agosto 2025 Mart Rovereto,
Il Mart propone l’inedito confronto tra due dei massimi protagonisti della stagione del Realismo Magico, corrente diffusa in tutta Europa dall’inizio degli anni Venti: da un lato il neerlandese Pyke Koch, quasi sconosciuto al pubblico italiano, dall’altro il celebre Cagnaccio di San Pietro, ben rappresentato nel patrimonio e nell’attività espositiva del Mart.
A cento anni dalla nascita del Realismo Magico (definizione coniata dal critico d’arte Franz Roh nel 1925), il dialogo tra Pyke Koch e Cagnaccio di San Pietro illustra due tra le sue più affascinanti declinazioni, documentandone la diffusione a livello europeo.
Curata da Beatrice Avanzi, “Realismi Magici” nasce da una felice intuizione del presidente Vittorio Sgarbi,che ha spesso proposto confronti anche arditi tra artisti e periodi diversi. Allo stesso tempo, approfondisce l’indagine sul Realismo Magico e sulle vicende dell’arte del primo Novecento a cui la ricerca scientifica del Mart si è più volte dedicata.
LA MOSTRA E IL CONFRONTO TRA I DUE ARTISTI
Per il pubblico italiano la mostra ha il valore della scoperta. Il Mart presenta infatti, per la prima volta in Italia, l’opera del neerlandese Pyke Koch, attraverso 31 dipinti straordinari (che corrispondono a un quarto dell’intera produzione dell’artista) provenienti da alcuni tra i principali musei dei Paesi Bassi che con generosità hanno collaborato al progetto.
A Rovereto le opere di Koch dialogano con una settantina di pitture e disegni di Cagnaccio di San Pietro.
In un percorso cronologico e tematico la mostra evidenzia i punti in comune tra i due, all’interno dei rispettivi percorsi, distinti e profondamente originali. Entrambi, infatti, diedero vita a un realismo rigoroso, di straordinaria abilità tecnica, ispirato alla lezione dei maestri del Quattrocento, in particolare di area nordica. Sia Koch che Cagnaccio prediligono la rappresentazione di persone e ambienti umili, ma descrivono i contesti sociali in modo diametralmente opposto. Le scene di vita sono accomunate da una visione limpida e incisiva che ha il potere di catturare lo sguardo e rivelare verità profonde e, a prima vista, nascoste. Eppure mentre Cagnaccio si identifica, empatizza, soffre con i più umili, Koch è ironico, meno accondiscendente e quasi sprezzante.
Il confronto, quindi, sottolinea le similitudini tra gli aspetti estetici di due artisti per alcuni versi lontanissimi: al di là delle ovvie differenze date dalla provenienza e dalla formazione in contesti geografici e sociali distanti, Koch e Cagnaccio, che mai si incontrano, sono quasi agli antipodi per le posizioni politiche e il carattere. Vicino al nazismo Koch, antifascista Cagnaccio. Se negli ultimi anni Venti lavorano a tematiche “sociali”, di genere, lo fanno partendo da premesse ideologiche lontane tra loro. Entrambi autodidatti, seppur attraverso lenti di diverso colore, propongono una simile visione, cruda e diretta.
Nelle loro opere la realtà è così reale da essere improbabile, a tratti persino inquietante. In questo senso incarnano perfettamente la poetica del Realismo Magico nell’ambito dello stesso clima internazionale. Se in Koch l’adesione allo stile fiammingo è più ovvio, Cagnaccio viene riconosciuto come l’italiano più vicino a quei maestri gotici o del Rinascimento nordico, che studia con passione, e agli esponenti della Neue Sachlichkeit, la Nuova Oggettività tedesca.
Se Cagnaccio è maggiormente aderente alla realtà, il lavoro di Koch risulta più onirico e straniante, influenzato dai mondi simbolici del circo, del cinema, della fotografia.
Agli elementi spaesanti della sua pittura si è dedicata buona parte della critica sull’artista, il cui lavoro è stato più volte interpretato secondo matrici psicoanalitiche, oltre che politiche. Approfondiscono questi aspetti i testi in catalogo.
C.S.m.
Fonte: comunicati stampa aprile 2025
Mart Rovereto
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