Di Maria Luisa Abate. MantovaTeatro: debuttato in anteprima nazionale il viaggio fantastico di Les Farfadais, tra diavoli e gonfiabili, acrobati e ballerini.
Un sogno a occhi aperti. Un aldilà onirico non spaventoso, affascinante, ludico, perfino scherzoso. Una fiaba d’ispirazione colta piaciuta a grandi e bambini. Era prevalentemente formato da adulti il pubblico rimasto affascinato dalla serata inaugurale di MantovaTeatro, somma virtuosa di diversi cartelloni: prosa, musica classica e pop, cabaret, spettacolo.
Il nouveau cirque non è più tanto nouveau, nuovo, ma una realtà consolidata da anni che riscuote successi e gode di considerazione artistica in crescita esponenziale, al punto da aver travalicato le piazze ed essere entrato a pieno diritto nelle sale teatrali. Nello specifico, il Teatro Sociale di Mantova, nell’ambito del progetto Open Festival, e della Stagione programmata dalla Fondazione Artioli che, con il proprio nome a siglare questa coproduzione, ha compiuto un ulteriore prestigioso balzo in avanti nella considerazione di cui gode nel panorama teatrale.
Al debutto in anteprima nazionale l’ultimo spettacolo firmato Les Farfadais. una compagnia francese che unisce artisti e creativi di cultura franco-italiana. La sua storia è iniziata nel 1998 sul pavé di Parigi di fronte al Beaubourg, dall’intuizione dei fratelli Alexandre e Stéphane Haffner. Ora, dopo oltre 3mila spettacoli, la compagnia ha altre due altre sedi, una a Barcellona e una sulle Alpi marittime, confermando così l’internazionalità delle proposte.
A essere messo in scena per la prima volta, “Âme – viaggio nell’Inferno di Dante”, liberamente ispirato alla Divina Commedia e alla discesa agli inferi compiuta dall’Alighieri accompagnato dalla guida Virgilio. Qui il viaggiatore era uno solo, riconoscibile per essere l’unico in abiti contemporanei e col capo cinto da un serto di alloro. A Mantova, dove Virgilio nacque e dove da poco è stato aperto un Museo a lui dedicato (vedi qui e qui) è piaciuto pensare che la figura inscenata da Les Farfadais possa avere racchiuso in sé entrambi i personaggi. Tuttavia non fa molta differenza poiché in questo spettacolo il vero incontrastato protagonista era il viaggio. Il pubblico non è stato condotto in una fotocopia della Divina Commedia ma in una proiezione fantastica della mente, in un mondo in cui gli spunti danteschi erano sì presenti, ma sempre lodevolmente secondari rispetto all’originalità dell’ideazione. Non va infatti scordato che quella di Dante è una sublime invenzione, frutto della rielaborazione del sapere a lui coevo. Parimenti, dell’odierna contemporaneità è figlio questo spettacolo.
Lo stile di Les Farfadais attinge a grandi Scuole, sempre declinate in modi originali, come ad esempio quella (inarrivabile) del Cirque du Soleil o degli (inarrivabili) Momix, e, non vogliatecene per l’azzardo, ci abbiamo visto anche un pizzico di Muppets, tra spericolati numeri acrobatici aerei e l’incanto di illusioni ottiche, la bravura di contorsionisti e ballerini, l’immaginazione scatenata da personaggi danteschi e altri di invenzione, parlanti tramite cavernose voci fuori campo. Creatività che si deve anche al coreografo italiano Emiliano Simeoni, favorita da musiche coinvolgenti, costumi di grande impatto visivo, suggestivi effetti di luci a collocare questo allestimento non troppo distante dalle esperienze immersive oggi tanto di moda.

Lucifero, l’angelo cacciato da Dio, è planato in un buco aperto nel terreno, la voragine ad imbuto dantesca che gli spettatori hanno visto dal basso: essi stessi Âme, anime che hanno rivolto lo sguardo in alto vedendo all’ingresso del pertugio solo il buio, senza poter scorgere la luce esterna di lassù. La spirale infernale era bianca, fatta di tenui drappi di stoffa e in basso da appuntiti gonfiabili candidi, ed è pasa avvolgere come in un bozzolo i dannati, scarnificati alla muscolatura nei costumi hi-tech a sfondo nero. Anche altre anime in seguito sono precipitate verso il basso, questa volta da una barca significativamente capovolta e con i rematori a testa all’ingiù, mentre sotto scorrevano azzurre e cristalline, quasi vacanziere, le acque dell’Acheronte. Questa bellissima contrapposizione tra elementi spaventosi e rassicuranti, colti e fanciulleschi, seri e ludici, è stato il fil rouge dello spettacolo, la sua forza, la sua carta vincente.
Altri diavoloni sono apparsi, uno con la coda a frusta e un altro con occhi fiammeggianti e zoccoli caprini. Figure impressionanti collocate tra nubi infuocate e giganteschi sbattere d’ali, oppure nella dantesca foresta di anime tramutate in legni e fronde, ossia gonfiabili a forma di albero dove scorrazzava Cerbero, il cane a tre teste con coda di drago, anch’esso un gonfiabile di colore rosa confetto e i tratti un poco orientali, per nulla terrifico anche nell’atto di ingoiare un peccatore. Ci siamo stupiti nel vedere angeli scimmieschi, commossi al romanticismo di Paolo e Francesca, e siamo rotolati qua e là assieme a Sisifo, che la mitologia greca, poi mutuata da Dante per avari e prodighi, condanna a spingere un enorme masso, qui simile a un pianetino che ci ha fatto pensare al Piccolo Principe di Saint-Exupéry, accompagnato com’era da un divertente boing-boing di sottofondo musicale. Altro punto di merito dello spettacolo, aver scatenato la fantasia dello spettatore.
I numeri arditamente acrobatici (che brutto il gancio che sorreggeva artisti e trapezi, forse si sarebbe potuto fare uno sforzo per celarlo meglio) hanno ricalcato la migliore tradizione circense ma a tratti hanno rallentato il ritmo. Anche questo tuttavia ha avuto un senso nel rappresentare un tempo immobile, che non scorre: infatti l’Inferno non è un luogo di passaggio ma di permanenza eterna, dove il concetto di tempo è dilatato.
Sul finire, un diavolo biancovestito ha ricordato che Dante non colloca il massimo della pena tra le fiamme bensì tra il gelo del ghiaccio. Tra il bianco scricchiolio Les Farfadais hanno immaginato figure imprigionate in involucri di plastica sospesi, come crisalidi pronte a schiudersi dando una non dantesca ma molto significativa speranza di rinascita. Ectoplasmi acrobati che hanno dato vita a una meravigliosa giostra roteante, come quelle con i seggiolini che si vedono nelle fiere. Il viaggio tra le Âme trapassate era terminato e il cuore rosso di Dante si è acceso e ha ricominciato a pulsare.
Se l’Inferno dovesse essere questo, tra gonfiabili e trapezisti, figure alate e luci e musica, non ci dispiacerebbe andarci!
Recensione di Maria Luisa Abate
Mantova Teatro, Teatro Sociale, 27 settembre 2025
Foto Francesco Consolini
AVVERTENZA
È fatto divieto a giornali e blog di pubblicare integralmente o parzialmente questo articolo o utilizzarne i contenuti senza autorizzazione espressa scritta della testata giornalistica DeArtes (direttore@deartes.cloud).
La divulgazione è sempre consentita, liberamente e gratuitamente sui rispettivi canali,a Teatri, Festival, Musei, Enti, Fondazioni, Associazioni ecc. che organizzano od ospitano gli eventi, oltre agli artisti direttamente interessati.
Grazie se condividerete questo articolo sui social, indicando per cortesia il nome della testata giornalistica DeArtes e il nome dell’autore.

