L’arte di Angelo Caroselli tra naturalismo e stregoneria, nel nuovo saggio di Maurizia Tazartes.

Roma, prima metà del ’600. Campo Marzio è un quartiere caotico e rissoso, senza regole ed è qui che Angelo Caroselli (1585-1652) vive la sua esperienza artistica.

Descritto come “malvestito, trascurato, stoico e filosofo”, ben presto Caroselli riesce a far crescere il suo laboratorio, collaborando e coesistendo con altri pittori quali Pietro Paolini, Agostino Tassi, nonché gli artisti nordici trasferitisi proprio a Campo Marzio, tra cui Pieter van Lear e Claude Lorrain.

L’autrice ci regala un saggio di ampio respiro, un lungo racconto di vita e arte ricco di vicende intriganti e basato su una attenta ricerca documentale.

Genio e sregolatezza: binomio perfetto se ci riferiamo a Caravaggio e a quegli artisti che, sulla sua scia, influenzarono profondamente il Seicento italiano e, in definitiva, la storia dell’arte. Tra loro Angelo Caroselli, artista non tra i più noti ma non per questo secondari. protagonista di quella scena romana tumultuosa, segnata da un sorprendente fermento artistico così come da lati oscuri ed episodi di cronaca nera degni di un grande “romanzo criminale”.

Il nuovo saggio di Maurizia Tazartes, intitolato “Angelo Caroselli e compagni di strada”, pubblicato dall’editore Pagliai, rende omaggio a questo artista inquadrandone l’opera nel contesto storico attraverso un attento scavo documentario. «Caroselli –  spiega la studiosa – è uno di quei pittori poveri ed estrosi, straordinari e innovativi, che dai modelli di Caravaggio passano a nuovi linguaggi».

ANGELO CAROSELLI
La sua esperienza artistica inizia col lavoro di copista nella bottega del padre rigattiere. Siamo a Campo Marzio, un quartiere caotico e rissoso, un “tridente” di vie in cui palazzi signorili e tuguri respirano la stessa maleodorante aria. Dove si consumano agguati e tradimenti, e dove fa capolino perfino la magia nera: le Vanitas dipinte da Caroselli, allegorie incentrate sulla vanità dei fatti umani, si rifanno a un mondo in cui indovine e maghe ricevono i clienti nelle loro abiette dimore, e negromanti evocano i morti con i loro artifici. Ma nelle stesse strade, ad esempio, opera anche la comunità dei Bentvueghels, paesaggisti tedeschi e olandesi irruenti, spregiudicati, geniali che, tra bettole e gozzoviglie, si confrontano con il naturalismo di Michelangelo Merisi.

Personalità enigmatica e complessa, molto abile nel restauro e nelle copie di dipinti, Caroselli riesce a far crescere la bottega di pittura e a lasciare un’importante quantità di opere, molte ancora sparse sul mercato e ancora in attesa di una sistemazione cronologica. Il suo talento lo porterà a Firenze, alla corte del granduca Cosimo II de’ Medici, e successivamente a Napoli, dove lavorerà per aristocratici, mercanti, borghesi, e ordini religiosi.

A differenza di tanti suoi “compagni di strada”, finiti uccisi o travolti dalle tragedie familiari, Angelo riuscirà alla fine a far fronte a infortuni e dispiaceri e dedicarsi a un’esistenza relativamente tranquilla: abbandonati gli amori fugaci, convolato in seconde nozze nel 1642, si spegnerà una decina d’anni dopo nel suo letto romano. La sua eredità saranno i figli – di cui uno artista di talento – ma soprattutto una serie di dipinti dove il realismo si intreccia spesso con le note inquietanti della magia.

C.S.M.
Fonte: comunicato stampa di marzo 2024

MAURIZIA TAZARTES
ANGELO CAROSELLI E COMPAGNI DI STRADA
ARTE, RISSE, STREGHE IN CAMPO MARZIO (1600-1650)
Mauro Pagliai, 2024