Le serate al Parco Ducale sono state magiche e si auspica che il luogo possa diventare abituale per il Festival Verdi. Ma che brivido, che emozione, che commozione il ritorno, dopo sette mesi e due giorni, nel Teatro Regio di Parma. La sala si è fatta trovare pronta all’appuntamento, anticipato dalle avverse previsioni meteo, con le uscite di sicurezza utilizzate per differenziare i flussi e con le paratie di plexiglass messe a ulteriore protezione sugli schienali delle poltrone occupate a scacchiera, e tra un palco e l’altro. Pubblico first! Si è scelto di andare oltre lo stretto indispensabile dettato dalle norme di sicurezza per consentire agli spettatori di godere lo spettacolo in totale tranquillità. Ed eguale attenzione era sul palcoscenico.

Per l’agognato ritorno “a casa”, uno splendido, memorabile Ernani in forma di concerto, che ha scritto un’altra pagina fulgida nell’albo d’oro del Festival. Lo ripetiamo: meglio la dolorosa rinuncia alla parte scenica piuttosto di una “regia” firmata dal covid. La forma di concerto ha permesso alla qualità di volare alta e ha ovviamente avuto il merito di restringere l’ottica sulla musica di Giuseppe Verdi.  

Mariotti Buratto © Roberto Ricci

Per la prima volta impegnato a dirigere questo titolo, nell’edizione critica di Claudio Gallico, Michele Mariotti ha dato meritata attenzione alla capacità di Verdi di scavare nella psicologia dei personaggi mediante una espressività forte e teatrale. Mariotti ha magistralmente colto ogni più piccolo dettaglio musicale e introspettivo e li ha scansionati con precisione e sensibilità. Una lettura tanto minuziosa e rispettosa dei segni della partitura, quanto di mirabile leggerezza nella linea stilistica, intendendo con ciò l’assenza di appesantimenti retorici o cupezze. Una direzione irradiante luminosità senza cali nella tensione drammatica, la quale non ha avuto bisogno di toni roboanti ma, per l’appunto, d’accuratezza di sfumature. In questo, trovando degnissimi esecutori i Maestri della Filarmonica “Toscanini” e del Coro, preparato da Martino Faggiani, che ha risposto con compattezza e solidità al necessario distanziamento sul fondo del palcoscenico.

Pretti © Roberto Ricci

Dolcezza e vigore, passione amorosa e turbamenti emotivi nel bandito Ernani (in realtà il nobile Don Giovanni d’Aragona) di Piero Pretti, dallosquillo tenorile limpido,tecnica curata,legato da manuale, fraseggio forbito, emissione morbida e dinamiche dosate con gusto. Il soprano Eleonora Buratto ha inanellato, sul finire di questa estate per lei ricca di soddisfazioni, l’ennesima prova dagli esiti sublimi. Voce svettante, quando era il caso, e dal ragguardevole volume raggiunto in pienezza senza sforzo apparente. Ancora, sicura nell’intonazione, a proprio agio sia nelle note alte che in quelle gravi, rilucente nei passaggi che richiedevano doti virtuosistiche e sfoggio di colorature. La sua Elvira, donna volitiva, contesa da tre uomini, ha risposto loro contrapponendo la determinazione dell’onestà.  

Completi sotto ogni punto di vista i due pretendenti: Don Carlo e Silva. Il primo era elegantemente impersonato da Vladimir Stoyanov, che ha confermato mezzi vocali sontuosi non inferiori alla sensibilità interpretativa. Raffinato nell’uso dei colori, sempre ben centrati, il baritono ha tratteggiato un personaggio dai modi regali lasciandone trasparire l’interiorità. Don Ruy de Silva aveva il timbro pastoso e morbido e la linea di canto aristocratica del basso Roberto Tagliavini, che ha compiuto una approfondita transizione interpretativa dall’amore impossibile, alla tristezza, al dolore, all’odio. Ottimamente assortiti i ruoli di contorno: Carlotta Vichi, GiovannaPaolo Antognetti, Don RiccardoFederico Benetti, Jago.

Entro le pareti del Teatro è stata “traslocata” pure l’app Lyri, funzionante egregiamente, che ha sostituito i consueti sovratitoli e ha permesso di seguire il libretto dagli smartphone. Come le altre “Scintille d’opera” anche Ernani, trasmesso in diretta streaming, resterà visibile online gratuitamente nel sito del Teatro Regio fino al 25 marzo 2021.

Recensione Maria Luisa Abate

Visto al Teatro Regio di Parma, Festival Verdi “Scintille d’Opera”, il 27 settembre 2020
Contributi fotografici Roberto Ricci