Ravenna è capofila nel percorso verso il settimo centenario della morte di Dante Alighieri, grazie al festival dedicato al padre della lingua italiana. Dal 12 al 16 settembre “Dante2021”, promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna con la direzione scientifica dell’Accademia della Crusca, torna ad animare i luoghi della Ravenna dantesca con cinque giorni di incontri, spettacoli, concerti.
Il motto dell’edizione 2018, “con l’animo che vince ogne battaglia” (Inferno XXIV, v. 53), è tratto dall’appassionato incoraggiamento che Virgilio rivolge a Dante perché più energicamente affronti la risalita dal fondo della bolgia degli ipocriti, ma, come nel testo dantesco, testimonia ed esibisce quella consapevolezza morale e quella determinazione che costituiscono il necessario fulcro di ogni ricerca umana, scientifica o artistica. Il festival è preceduto, dal 5 all’8 settembre, da “Dante Hors d’Oeuvre”, ciclo di quattro “piccole letture dantesche”. Tutti gli eventi in programma sono a ingresso libero.

Nascosta appena sotto la superficie della Ravenna contemporanea, e con essa ben intrecciata, vive tuttora la Ravenna che accolse Dante e che egli visse intensamente. Riconoscibile non solo nelle sue memorie storiche, ma anche nella viva passione di chi a Ravenna, cittadino o visitatore, riscopre e fa propria la straordinaria eredità poetica e morale del Poeta. «Avvicinandoci al VII centenario dobbiamo sempre più fare i conti, veri e profondi, con l’eredità dantesca – sottolinea Domenico De Martino, direttore artistico di Dante2021 – un’eredità da recuperare, attraverso gli studi, nel passato, ma che continuamente si proietta tutta, nella sua grandezza, su noi, sulla “futura gente”. Uno dei nuclei più rilevanti consiste in quella tensione morale, mai disgiunta da quella conoscitiva e da quella espressiva, che anima l’opera di Dante e si esprime particolarmente nel verso che quest’anno abbiamo scelto come nostro motto: “con l’animo che vince ogne battaglia”. Dante continua a parlarci con la sua poesia altamente metaforica e traslucida, e noi abbiamo il dovere di ascoltarlo».
“Vinci l’ambascia”, incoraggia Virgilio. E, come Dante, il Festival risponde “forte e ardito”, fedele alla propria vocazione di festival in movimento. Cioè un festival che anno dopo anno si misura con la sfida di unire ricerca, divulgazione e passione, chiamando a raccolta studiosi, artisti, attori e musicisti presso i luoghi danteschi di Ravenna – primo fra tutti la tomba – e coinvolgendo un pubblico sempre più ampio e consapevole dell’influenza del lascito dantesco sulla lingua, sulla letteratura, sulle arti, sulla cultura tutta, non solo in Italia ma anche nel mondo.
Il Festival si apre mercoledì 12 settembre 2018 presso gli Antichi Chiostri Francescani, con i saluti di Ernesto Giuseppe Alfieri, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca, Domenico De Martino, direttore artistico di Dante2021.Segue l’intervento del professor Wen Zheng, docente di lingua e letteratura italiana dell’Università degli Studi Internazionali di Pechino BFSU, nonché vice presidente dell’Associazione di Studi Italiani della Cina, il quale illustra l’influenza della figura e delle opere di Dante in Cina. Il professor Wen è traduttore di numerose opere italiane, è segretario dell’Associazione Nazionale Cinese di Traduttori Italo-Cinese e autore di saggi e testi didattici per l’insegnamento dell’italiano. Il suo lavoro ha meritato il conferimento, nel 2012, dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia. Con Dante e le sue opere in Cina il professor Wen svela quale ruolo il Poeta ha svolto in passato e quale svolge oggi nella sempre maggiore attenzione che la cultura e la lingua italiana stanno conquistando in Cina. Basti pensare che sono oltre venti le università cinesi con un corso di laurea in italiano e ogni anno oltre cinquemila studenti cinesi si iscrivono a università italiane.
Segue l’inaugurazione della mostra “Tre cantiche in astratto”, che affianca in un dialogo serrato tre quadri dell’artista fiorentino Luca Brandi, dedicati a Inferno, Purgatorio e Paradiso, a tre composizioni del poeta pavese Andrea De Alberti, legate a citazioni dantesche delle tre cantiche e che hanno come termine comune la parola letto (Inferno XIV, v. 9; Purgatorio X, v. 15; Paradiso XXX, v. 3). La sera stessa, nella Basilica di San Francesco è in programma “La musica dei Cieli. Il Paradiso”, un concerto di musica sacra per coro, di autori antichi e contemporanei, curato dall’Associazione Musicale Angelo Mariani.
Giovedì 13 settembre Claudio Ciociola della Scuola Normale Superiore di Pisa, dove ha insegnato a lungo Filologia italiana, apre la seconda giornata del Festival ai Chiostri. Ciociola introduce il detto del gatto lupesco. «Quello k’io sono, ben mi si pare. / Io sono un gatto lupesco»: così si presenta il protagonista del poemetto di fine Duecento che è qui interpretato da Virginio Gazzolo. Al centro del pomeriggio si colloca l’incontro con Mario Cannella, direttore del Vocabolario Zingarelli. A lui è affidato l’itinerario sulle tracce delle “Parole mie che per lo mondo siete”, come Dante dice in una delle sue Rime, per scoprire le “Presenze dantesche nel vocabolario Zingarelli”. Alla sera Chiostri Francescani ospitano il concerto-lezione “Il Dante di Liszt”. Al piano uno dei maggiori interpreti mondiali del compositore ungherese, il Maestro Michele Campanella, che riscopre il rapporto profondo fra Liszt e la Commedia, e altri autori della letteratura italiana, fonte d’ispirazione di alcun dei dei brani in programma oltre che della Dante-Symphonie.
La terza giornata del Festival Dante2021, venerdì 14 settembre, si apre nella Sala dantesca della Biblioteca Classense, dove si affronta in una prospettiva particolare e uno dei temi più presenti nel recente dibattito culturale: il valore dell’eredità classica della cultura latina e greca. Sotto la guida di Claudia Arletti del Venerdì di Repubblica si discute di “Nelle lingue classiche le chiavi della complessità. Un preavviso di Dante”. Insieme a Francesco Sabatini, già docente dell’Università di Roma Tre, presidente onorario dell’Accademia della Crusca e noto volto televisivo Rai con la trasmissione “Pronto soccorso linguistico”, ci sono lo storico della lingua Paolo D’Achille, Università Roma3, direttore della Crusca per voi, il classicista Gianfranco Agosti, La Sapienza di Roma, e il lessicologo Cosimo Burgassi Opera del Vocabolario CNR. Nella Sala Corelli del Teatro Alighieri, sotto il riferimento dantesco “Europa dolce carco” (Paradiso XXVII, v. 84), il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, discute delle attuali prospettive europee, culturali e politiche con Antonio Patuelli, presidente del Gruppo La Cassa di Ravenna e dell’Associazione Bancaria Italiana. Coordina l’incontro Paolo Giacomin, direttore di QN Quotidiano Nazionale e del Resto del Carlino. Alla sera si ritorna nei Chiostri Francescani per “L’ultimo incontro. Dante e Francesca”, una pièce firmata dallo scrittore fiorentino Marco Vichi, vincitore del premio Scerbanenco. La regia di questo lavoro realizzata appositamente in prima nazionale per Dante2021, è di Antonio Frazzi. Protagonista è Andrea Giordana, uno degli attori più amati del teatro e della televisione italiana.
La Basilica di San Francesco, dove quasi sette secoli fa si celebrarono i funerali del Poeta, accoglie “Morte e resurrezione – Thánatos kai Anástasis”, che sulla traccia del XIV canto del Paradiso combina suoni e parole in un recitar cantando che è anche un viaggio tra Ponente e Levante, tra arcaico e contemporaneo, tra suggestioni dantesche ed echi dell’antica Persia. Ideato da Stefano Albarello, il concerto-spettacolo raccoglie interpreti impegnati in un percorso sulla vocalità come forma di spiritualità e sulla rinuncia alla vita materiale per la rinascita spirituale. La voce recitante di Amerigo Fontani si immerge nei suoni puri delle campane di cristallo di Giuseppe Olivini (Lux Vivens) e incontra il canto armonico di Raffaele Schiavo; mentre il richiamo del ney (flauto di canna) di Giovanni De Zorzi e dello zarb (tamburo a calice) di Fabio Tricomi invitano alla meditazione sulle parole dei mistici sufi, sull’armonia delle sfere e la “dolce sinfonia di paradiso” (Paradiso XXI, v. 59). C’è spazio anche per i canti polivocali della tradizione campana, come il Miserere tramandato oralmente dai confratelli dell’Arciconfraternita del Santissimo Crocifisso e Monte dei Morti di Sessa Aurunca. E ancora il canto greco-bizantino su morte e resurrezione, tratto da manoscritti conservati nella Biblioteca Classense di Ravenna e di cui è interprete lo stesso Albarello.
Sabato 15 settembre ai Chiostri Francescani, lo storico della lingua Luca Serianni, accademico dei Lincei e della Crusca nonché vicepresidente della Società Dante Alighieri e direttore con delle ultime edizioni del Devoto-Oli, presenta “Gli incipit della Commedia”, indagandone gli elementi strutturali e lessicali. A seguire, il tradizionale appuntamento con i giovani premiati alle “Olimpiadi di Italiano”. È lo stesso coordinatore scientifico, Paolo Corbucci del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca a presentare al pubblico Filippo Milani e Gaia Bortoluzzi: Filippo è un italiano a Parigi, incuriosito dalla biologia e dalla genetica e aspirante musicista. Gaia suona il pianoforte e divora libri.
È inevitabile ritrovare Dante anche nelle pagine della Costituzione italiana. Ad affrontare il tema del rapporto fra i due grandi testi della nostra civiltà, tra l’eredità dantesca e il testo fondante della nostra Repubblica, è Giovanni Maria Flick, giurista, politico e accademico già Presidente della Corte Costituzionale, con l’intervento dal titolo “Valori e profezie dantesche per l’Italia di oggi”. Il festival entra nel Monastero di Santo Stefano, sede di una comunità nata nel lontano 1773 e ancora oggi esempio mirabile di equilibrio fra i ritmi di silenzio e solitudine propri dell’ordine e una cultura dell’accoglienza e del dialogo che le Monache Carmelitane coltivano nel cuore di Ravenna. In occasione di Dante2021, le monache faranno dono al pubblico di un raro momento musicale, “Il canto liturgico nella Commedia”, curato da Stefano Albarello, perché “sì che m’inebrïava il dolce canto” (Paradiso XXVII, v. 3).
Alla sera, la consegna dei Premi del festival, nella Sala Corelli del Teatro Alighieri. Giuseppe Patota, storico della lingua con cattedra all’Università di Arezzo-Siena e accademico della Crusca, autore di testi divulgativi sulla lingua italiana nonché attivo nella didattica destinata agli stranieri, presenta Cristiano De André, premiato per “Musica e parole”, erede di una stagione leggendaria della canzone italiana e figlio di uno dei maggiori interpreti di quella vicenda di cui rilegge e ripropone le canzoni, ed egli stesso valente cantautore. Carlo Ossola, raffinato filologo e critico letterario, accademico e umanista, da vent’anni docente al Collège de France, fino al 2016 direttore dell’Istituto di Studi Italiani dell’Università della Svizzera Italiana, socio dei Lincei e da quest’anno presidente del Comitato scientifico nazionale per il VII centenario della morte di Dante, presenta il premiato per “Dante-Ravenna 2018”: René de Ceccatty, narratore e drammaturgo francese, segnalatosi come autore di studi significativi su Moravia, Pasolini, Leopardi, che ha recentemente dato alle stampe una nuova traduzione in francese della Commedia e attualmente sta lavorando alla traduzione della Vita nova.
Domenica 16 settembre si conclude Dante2021. Alla Casa Matha c’è l’appuntamento con lo storico dell’arte Matteo Ceriana, già direttore delle Gallerie dell’Accademia a Venezia e oggi in forze al Museo del Bargello di Firenze, che affronta i “Monumenti per la memoria di Dante e Enrico Pazzi”, con particolare attenzione alla figura del ravennate Enrico Pazzi, scultore e museologo nato a Ravenna nel 1818. Per la piazza Santa Croce di Firenze Pazzi realizzò la grande e celeberrima statua di Dante; a Ravenna ideò e fu il primo direttore del Museo Nazionale e alla propria morte, avvenuta a Firenze nel 1899, donò la collezione di antichità e i propri beni alla sua città natale. Interviene all’incontro Emanuela Fiori, direttrice del Museo e quindi legittima erede dell’impegno di Pazzi.

La manifestazione, posta sotto l’Alto patronato del Presidente della Repubblica, con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna e del Comune di Ravenna, è resa possibile dalla rete di collaborazioni con altri protagonisti cittadini: l’Istituzione Biblioteca Classense, il Centro Dantesco dei Frati Minori Conventuali, Casa Matha-Schola Piscatorum, le Suore Carmelitane di Ravenna, il Museo Nazionale di Ravenna, la Libreria Dante, il Caffè Letterario.

C.S.M.

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