Grazie all’accordo con la Rai la piattaforma si arricchisce di titoli storici con 4 capisaldi dell’interpretazione di Verdi. Annunciate le dirette dell’autunno.

La piattaforma streaming LaScalaTv che finora ha offerto solo contenuti on demand, inaugurerà le formule di abbonamento a partire dal mese di gennaio 2024 e dal 20 luglio 2023 la piattaforma si arricchisce di nuovi contenuti.

Si inaugura infatti la sezione “Classici” che raccoglierà gli spettacoli che hanno fatto la storia del Teatro. Grazie a un accordo con la Rai i primi quattro titoli – tutti pietre miliari dell’interpretazione verdiana – sono da oggi disponibili on demand: Otello diretto da Carlos Kleiber con la regia di Franco Zeffirelli, che fu la prima inaugurazione trasmessa in diretta televisiva; Don Carlo, Un ballo in maschera e Macbeth diretti daClaudio Abbado con le regie di Luca Ronconi, Franco Zeffirelli e Giorgio Strehler.

Si tratta dimateriali la cui qualità audio e video è lontana dagli standard di oggi, ma che restituiscono lamemoria di un’epoca d’oro in cui grandi direttori e registi potevano contare su interpreti comeMirella Freni e Margaret Price, Plácido Domingo e Luciano Pavarotti, Piero Cappuccilli e RenatoBruson. Nuovi titoli si aggiungeranno a settembre. Il costo di noleggio per i titoli on demand è dieuro 4,90.

LE DIRETTE DELL’AUTUNNO
La programmazione live riprende dopo la pausa estiva con la diretta della rappresentazione del 27 settembre del Lago dei cigni di Čajkovskij nella versione coreografica di Rudolf Nureyev con scene di Ezio Frigerio e costumi di Franca Squarciapino: un classico che manca dalla Scala da dieci anni e che viene ripreso con la direzione di Koen Kessels. Alla diretta dello spettacolo si aggiunge per le scuole la possibilità di seguire, sempre in diretta e con un’introduzione di Mario Acampa, la prova dell’11 settembre. Il collegamento si apre alle 13:30.

Nel mese di ottobre torna anche l’opera, con Le nozze di Figaro di Mozart nel classico allestimento di Giorgio Strehler ripreso da Marina Bianchi. La rappresentazione in diretta è quella del 17, dirige Andres Orozco-Estrada e cantano Luca Micheletti come Figaro, Benedetta Torre come Susanna, Olga Bezsmertna come Contessa e Ildebrando d’Arcangelo come Conte, mentre Svetlina Stoyanova torna a vestire i panni di Cherubino. Anche in questo caso le scene sono di Ezio Frigerio e i costumi di Franca Squarciapino. E anche in questo caso la diretta dello spettacolo è preceduta dalla diretta per le scuole di una prova, il 27 settembre a partire dalle 9:30.

Il 27 ottobre è la volta dell’attesissima nuova produzione di Peter Grimes di Benjamin Britten affidata a uno dei registi sommi della nostra epoca, Robert Carsen, e alla bacchetta di Simone Young al debutto scaligero. Protagonista della parabola di solitudine e brutalità in un villaggio affacciato sul Mare del Nord è Brandon Jovanovich.

Un Novecento del tutto diverso è quello dell’Amore dei tre re, l’opera di Italo Montemezzi su libretto di Sam Benelli ambientata in un’Italia medievale percorsa dalle invasioni dei barbari e amata da direttori come Tullio Serafin, Arturo Toscanini e Victor de Sabata. La nuova produzione, trasmessa in diretta il 12 novembre, vede sul podio Pinchas Steinberg, mentre la regia è di Àlex Ollé, della Fura dels Baus. Protagonista è la giovane Chiara Isotton, già allieva dell’Accademia della Scala.

Per la programmazione concertistica un appuntamento di grande rilievo è la diretta il 14 ottobre del ritorno alla Scala di Zubin Mehta che dirige per la Stagione Sinfonica la Sinfonia n° 38 “Praga” di Mozart e la Turangalîla-Symphonie di Messiaen con Yuja Wang al pianoforte.

In attesa delle nuove dirette è disponibile on demand anche la registrazione del 2022 di Un ballo in maschera di Verdi diretto da Nicola Luisotti con la regia di Marco Arturo Marelli e Sondra Rodvanovsky, Francesco Meli e Luca Salsi nelle parti principali.

I CLASSICI SU LaScalaTv

[1976 Otello ph Erio Piccagliani © Teatro alla Scala]

OTELLO
Entra in catalogo innanzitutto la leggendaria serata che il 7 dicembre 1976 inaugurò le dirette televisive della Prima scaligera sulla Rai: nella trasmissione c’è Otello di Giuseppe Verdi diretto da Carlos Kleiber con regia, scene e costumi di Franco Zeffirelli, con Plácido Domingo, Mirella Freni e Piero Cappuccilli nelle parti principali e il Coro diretto da Romano Gandolfi, ma c’è anche l’eccitazione dietro le quinte e nei foyer, con un emozionato Paolo Grassi come padrone di casa e l’intervento di Zeffirelli. Una serata storica, segnata anche dalle contestazioni – oggi non meno che incredibili – rivolte a Kleiber da alcuni spettatori.

Un punto di svolta nella storia della Scala e dell’interpretazione di Verdi, frutto di un meticolosissimo e a tratti estenuante lavoro di preparazione: Kleiber aveva voluto annotare personalmente tutte le parti d’orchestra e aveva provato poche battute alla volta riservando le “filate” solo agli ultimi giorni. Riccardo Chailly, che era presente, ha ricordato «la concertazione maniacale, assoluta, di Kleiber che aveva in testa il disegno globale ma dava l’impressione di procedere in maniera frammentaria. Però ogni volta che fermava l’orchestra diceva cose diverse: c’era sempre qualcosa di nuovo nelle sue osservazioni. Ne venne fuori uno spettacolo stupendo».

[1977 Don Carlo ph Erio Piccagliani © Teatro alla Scala]

DON CARLO
Insieme a Otello diretto da Carlos Kleiber, tre titoli verdiani diretti da Claudio Abbado, che per quell’indimenticabile 7 dicembre gli aveva ceduto la bacchetta oltre a ospitarlo a casa sua in alcuni soggiorni milanesi. Una straordinaria stagione verdiana, quella di Abbado, resa ancor più memorabile dalla collaborazione con grandi registi come Strehler, Zeffirelli e Ronconi e con interpreti di riferimento.

È il caso di Don Carlo che aprì la Stagione del Bicentenario 1977/78, per la prima volta alla Scala in cinque atti anche se ancora in italiano (la versione francese fu incisa da Abbado nel 1985 con i complessi scaligeri e altri interpreti vocali) con la regia di Luca Ronconi, notturna e carica di simboli nelle scene argentee di Luciano Damiani, che firmava anche i costumi.

Ne scriveva Duilio Courir: «La vera dominante di tutta l’opera: l’ombreggiatura intensa oppressiva e sconfinata di questi personaggi che l’esecuzione ha scolpito con un segno indimenticabile. Tutto diventa vero con questa direzione e regia: il senso della vanità e l’annullamento delle ambizioni. Tutti qui restano alla fine senza ambizioni, desideri, speranze, senza orgogli». Dal canto suo, Alberto Arbasino ricorda beffardo dieci anni più tardi: «Un iperbolico Don Carlo alla Scala, carnevale di Viareggio di madornali carri allegorici con emblemi di potere catto-spagnolesco».

Essendo il cast della Prima in parte vincolato da obblighi contrattuali riguardanti la registrazione del titolo (li si possono ascoltare nell’edizione diretta da Herbert von Karajan), la Rai riprese la rappresentazione del 7 gennaio, con una distribuzione di tutto rispetto: Don Carlo era Plácido Domingo, Elisabetta di Valois era Margaret Price, Filippo II Evgenij Nesterenko, Eboli Elena Obraztsova e Rodrigo Renato Bruson, mentre l’Inquisitore aveva la voce di Luigi Roni.

[1978 Un ballo in maschera ph Erio Piccagliani © Teatro alla Scala]

UN BALLO IN MASCHERA
A pochi giorni dall’apertura della Stagione del Bicentenario con Don Carlo, Abbado torna sul podio con un nuovo allestimento di Un ballo in maschera firmato per la regia da Franco Zeffirelli, con le scene di Renzo Mongiardino e i costumi di Enrico Job. La Rai riprende l’ultimo spettacolo, il 31 gennaio, protagonisti Luciano Pavarotti come Riccardo, Mara Zampieri come Amalia; Piero Cappuccilli è Renato, Elena Obraztsova Ulrica e Daniela Mazzuccato Oscar.

Abituato a realizzare interamente i suoi spettacoli firmando regia, scene e costumi, Zeffirelli aveva tuttavia sviluppato un rapporto di fiducia con l’architetto e scenografo Lorenzo Mongiardino, con cui aveva realizzato un Don Pasquale a Genova già nel 1958 e diversi spettacoli a Londra. Ma l’interesse della produzione sta soprattutto nell’elegantissima direzione di Abbado e nella prova dei protagonisti, sopra a tutti Luciano Pavarotti in una delle parti che lo hanno consacrato.

[Macbeth ph Erio Piccagliani © Teatro alla Scala]

MACBETH
L’anno seguente il Teatro alla Scala riprende la leggendaria produzione di Macbeth che aveva aperto la Stagione 1975/1976 con la regia di Giorgio Strehler, scene e costumi di Luciano Damiani (che con la colossale parete da tre tonnellate di rame firma uno dei suoi capolavori) e Claudio Abbado sul podio. La Rai riprende la rappresentazione del 30 giugno 1979 con un cast – il migliore di sempre – pressoché invariato: Macbeth è Piero Cappuccilli (che inserisce prima del finale l’aria “Mal per me che m’affidai”), Lady è Shirley Verrett, Banco Nicolai Ghiaurov e Macduff Veriano Luchetti.

Un’edizione storica che ha modificato per sempre la percezione dell’opera affrancandola definitivamente dall’area dei lavori giovanili. Come dichiarò Abbado: «Per me questa è da considerare tra le opere più geniali di Verdi. Ci sono dei cromatismi nuovi che lasciano intravedere anche i futuri sviluppi della produzione verdiana, ma che sono propri di questo lavoro». Unico rammarico di Abbado e Strehler fu la sofferta decisione di tagliare i balletti di fronte a una proposta coreografica che ritenevano inadeguata. Abbado parlò di «Grandissimo dispiacere, perché è la più bella musica per azione coreografica che Verdi abbia scritto».

C.S.m.
Ufficio Stampa, 20 luglio 2023
Immagine di copertina: Macbeth ph Erio Piccagliani © Teatro alla Scala

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