Miniartextil nell’ex chiesa di San Pietro in Atrio e altrove: l’unica mostra al mondo che promuove la ricerca nella fiber art contemporanea, nell’ambito delle celebrazioni del bimillenario di Plinio il Vecchio

Lo spunto per il titolo della mostra Miniartexil ’32, Denudare feminas vestis (Denudare le donne vestendole), deriva dalle parole di Plinio il Vecchio estrapolate dalla sua monumentale opera Naturalis Historia, approfondite dal poeta e scrittore Vincenzo Guarracino.

L’edizione 2023 dell’unica mostra al mondo che promuove la ricerca nella fiber art (arte tessile) contemporanea, in programma a Como nell’ex chiesa di San Pietro in Atrio e in altri luoghi dal 6 agosto al 3 settembre, rientra nel programma delle Celebrazioni del Bimillenario della nascita di Plinio, pilastro comasco della cultura classica.

IL TEMA DI MINIARTEXTIL E PLINIO IL VECCHIO
Questa edizione propone una riflessione materica, emozionale sulla seta – eccellenza del distretto tessile comasco testimoniata anche da Plinio il Vecchio – e sulle possibili interpretazioni dell’universo femminile.

Nel corso delle sue sterminate indagini naturalistiche, Plinio si dedicò anche allo studio della seta, arrivando a confutare la credenza secondo cui il filato era prodotto e raccolto direttamente da alberi fiabeschi, coperti da soffici foglie e da lunghi filamenti, coltivati dal ricco popolo dei Seres (da cui l’origine del termine “serico”) agli estremi orientali del mondo allora conosciuto.

Nel libro XI della Naturalis Historia, dedicato agli insetti, Plinio scrisse: «Da un verme alquanto grande deriva dapprima un bruco che spinge fuori due corna tipiche del suo genere, poi viene ciò che è detto baco, da esso la crisalide, donde dopo sei mesi nasce il baco vero e proprio. Al modo dei ragni si tesse la tela per lussuose vesti femminili, che sono dette bombicine».

«L’arte di dipanare i bozzoli per tesserli fu escogitata da una donna dell’isola di Cos, Panfile, figlia di Platea, che non va defraudata della gloria di aver escogitato il modo di denudar le donne vestendole» (Plinio, N.H., XI, 26)

L’abbigliamento nasce come bisogno di protezione e di ornamento. Nei secoli l’arte e la moda hanno negoziato e declinato il concetto di coprire e di svelare il corpo femminile nelle sue molteplici valenze estetiche, etiche, culturali e politiche.

CURATELA E OPERE IN MOSTRA
La curatela della mostra è affidata alla critica d’arte e regista Clarita Di Giovanni che vive a
Roma ed è docente alla Scuola di Arte Cinematografica G.M. Volontè dal 2011. È affiancata da Sergio Gaddi, noto critico e curatore d’arte comasco, di fama nazionale. Gaddi è anche il responsabile della commissione di selezione delle opere di piccolo formato.

Come ogni anno, Miniartextil ’32 è una mostra che si articola in due proposte parallele: da una parte le 54 opere di piccole dimensioni (minitessili, cm.20x20x20), esposte presso la ex chiesa di San Pietro in Atrio, dall’altra le grandi installazioni che sono presenti nel medesimo luogo e in differenti punti della città. In uno spazio dedicato, si tengono anche laboratori didattici per avvicinare il pubblico dei più piccoli all’arte sotto forma di gioco.

LA MOSTRA DIFFUSA: GLI ARTISTI
Miniartextil ‘32 coinvolge artisti che operano con performances e installazioni all’aperto e in luoghi pubblici e privati.

Gli artisti emergenti e i nuovi talenti che partecipano alla mostra realizzando grandi installazioni sono: l’artista serba Brankica Zilovic (Aphrodite, 2023); l’architetto giapponese Kato Kimiyasu (Kinu, 2023); l’italo-egiziano Medhat Shafik (Origini del mondo_ da le città invisibili, 2007); gli italiani Antonella De Nisco (Bacobosco, 2023), Yari Miele (Ninfa, 2023), Donatella Simonetti (Fluctus, 2023) e Alessandro Lupi (B.N., 2010); Anne von Freyburg (Who’s bad’ – After fragonard, 2022) artista olandese che vive a Londra.

MOFFAT TAKADIWA
L’ospite clou di Miniartextil è l’artista zimbabwese Moffat Takadiwa, che, per la prima volta in Italia, espone due opere: ‘The red line’, 2022 e ‘Black circle’, 2023. Le sue creazioni saranno successivamente alla 60.a Biennale di Venezia, nel Padiglione dello Zimbabwe.

Appartenente alla generazione di artisti dello Zimbabwe post-indipendenza, Takadiwa haesposto in tutto il mondo, ed è stato anche uno dei fondatori del Mbare Art Space di Harare, dove svolge un ruolo di mentore della crescente comunità di artisti.

Le sue opere sono arazzi contemporanei creati con minuscoli pezzi di plastica, soprattutto tasti di computer, trovati tra i rifiuti ad Harare, in una delle più grandi discariche del paese. Le sue opere, che riprendono i pattern tradizionali dei tessuti dello Zimbabwe, aprono un dialogo con temi quali l’identità culturale, l’indipendenza, la questione ambientale.

M.C.S.
Ufficio Stampa, luglio 2023

MINIARTEXTIL ’32 DENUDARE FEMINAS VESTIS
6 agosto – 3 settembre 2023

San Pietro in Atrio
Via Odescalchi Como
www.miniartextil.it