A Festivaletteratura di Mantova, il reading della sound poetry artist.    

Vanta un curriculum importante, da artista autenticamente trasversale. Si presenta a Mantova dicendo il proprio nome: Nicoletta Magalotti (da Rimini, classe 1962) aka NicoNote, sigla con cui marchia le sue produzioni più recenti, dopo aver usato negli anni molti pseudonimi. Ha vissuto tra Italia e Austria, e questo substrato geografico, culturale, linguistico si ritrova nelle sue performance, nei suoi dischi, nelle sue produzioni. Studia filosofia, frequenta artisti, si dedica alla musica e al teatro. Ambiti nei quali inanella amicizie artistiche importanti: tra le tante con Luca Scarlini, che è una delle presenze costanti a Festivaletteratura di Mantova. Canta e collabora con musicisti come Mauro Pagani, Teresa De Sio, Piero Pelù e molti altri. Recita ed è stata diretta anche da Romeo Castellucci con la Societas Raffaello Sanzio, poi da Francesco Micheli, regista e Direttore Artistico del Festival Donizetti che l’ha coinvolta in progetti di attualizzazione del patrimonio operistico. Tiene masterclass di canto e conduce programmi alla radio.

E allora perché il Teatro Bibiena era semideserto? Oltretutto nell’ambito di una rassegna il cui pubblico ama la varietà delle proposte? Non ce lo sappiamo spiegare, ma un dato di fatto inoppugnabile è che tra gli astanti si notavano presenze estremamente significative come il Direttore della Fondazione di Palazzo Te e il Direttore Artistico dell’Orchestra da Camera di Mantova, solo per citarne due.

“An die unerkannte / Alla sconosciuta” è il titolo della performance ideata in esclusiva per Festivaletteratura. Una sorta di dj-set inclassificabile, lo diciamo in senso positivo, perché posto a cavallo dei generi sopra menzionati, rientrando in pieno nelle espressioni performative dell’arte contemporanea. Il palcoscenico è in penombra e spicca solo il rosso acceso dei capelli di NicoNote. Una immagine fissa sullo schermo (ci chiediamo perché non in movimento, in divenire visivo) mentre la sound poetry è impegnata in un reading alla consolle, a muovere cursori e sistemare i livelli sonori.

Noise. Un’alta e bassa marea di citazioni, di rimandi, di spunti dalla musica odierna alla classica, dalla new age alla tribale, dall’elettronica al clubbing. Parallelamente, citazioni rimandi e spunti si sono ravvisati negli interventi al microfono, tra canto dal vivo e registrato, tra voce vera e artificiale. Tedesco, inglese, italiano poi di nuovo tedesco e ancora inglese… versi poetici recitati, incisivi nella loro brevità, e frasi declamate, spesso reiterando una singola parola (una pratica in uso da molti anni sia in campo attoriale che letterario), divagando da Robert Schumann a Friedrich Hölderlin, da Kurt Kobain a Rainer Maria Rilke, da Henry Purcell a Johann Wolfgang von Goethe. Parole cantate o ripetute in un crescendo volumetrico oppure smorzate in una eco.

Inutile e controproducente, per gli spettatori, cercare di codificare ogni spunto, di ricondurlo alla sua corretta fonte. NicoNote presenta delle suggestioni, un flusso che è necessario, indispensabile, che rimanga indistinto; un vortice denso acceso da improvvisi bagliori; un susseguirsi di tasselli in cui sequenza studiata e pura casualità, scomposizione e accumulazione, si confondono fino a identificarsi le une nelle altre. Pertanto l’ascolto non deve spezzettarsi nelle singole componenti ma essere rivolto all’insieme, al risultato globale. Un moderno Strum und drang, come evidenziato nei libretti informativi del festival, tra radici perdute e nuovi germogli da interrare nell’humus sonoro.  

Una esperienza corporea astratta. Il raggiungimento di uno stato d’animo, di una sospensione. La propensione a indagare il lato nascosto e inafferrabile di ognuno di noi, e la voglia di ciascuno di uscire da se stesso, abbandonandosi senza freni inibitori a una dimensione onirica di ancestrale memoria e di nuova concezione, certamente visionaria, certamente propensa al ricongiungimento con l’infinito, con un indecifrabile spazio oscuro e inafferrabile. Una sorta di via di fuga indotta in cinquanta minuti di performance.

Recensione di Maria Luisa Abate
Visto al Festivaletteratura di Mantova il 7 settembre 2023
Foto: MiLùMediA for DeArtes