Leonardo Benini e Orchestra Italiana del Cinema: successo per il giovane direttore alla guida della prestigiosa formazione orchestrale.

Una serata in particolare, nell’ambito della rassegna Il settembre dell’Accademia in corso al Teatro Filarmonico di Verona, ha registrato un importante successo di pubblico: quella che ha visto salire sul podio dell’Orchestra Italiana del Cinema Leonardo Benini, direttore non ancora trentenne che, nella sua ancora breve ma significativa carriera in ascesa, si è già saputo guadagnare la stima degli esperti più qualificati e l’affetto degli spettatori. Il direttore veronese “giocava in casa”, ma questa è un’arma a doppio taglio perché il pubblico di questa città è formato da palati fini, da intenditori che non fanno sconti a nessuno e che hanno entusiasticamente applaudito il concerto.

Il programma era accattivante e verteva sulle musiche da film: un genere di vasta popolarità che, va sottolineato, richiede doti direttoriali, interpretative ed esecutive non comuni per poter addivenire a un risultato di qualità. In questa serata, buona parte del successo è risultata ascrivibile alla preparazione di Benini, che oltre a essere direttore d’orchestra è flautista e ha inanellato esperienze come compositore. E, assieme a queste ultime, ha maturato una visione “ad ampio raggio” estesa sia all’approccio che riserva alle partiture, sia alla gestione delle varie sezioni orchestrali, dalle quali ha saputo trarre il massimo delle potenzialità espressive. Del resto, l’Orchestra Italiana del Cinema è giudicata tra le migliori al mondo nello specifico ambito.

Benini invece era alla sua prima volta nell’accostarsi a tale repertorio e ha guidato la prestigiosa formazione con attenzione a porre in risalto le invenzioni melodiche e le arditezze armoniche degli autori in programma. Il giovane Maestro ha affrontato un repertorio ingiustamente catalogato come “popolare” con attenzione alla qualità esecutiva e ponendosi a servizio della genialità dei compositori, dimostrando al contempo la sua lucida visione direttoriale.  

Un omaggio quindi alla tradizione cinematografica italiana e alle sue colonne sonore, che tanto peso hanno avuto nel successo delle pellicole, in un programma dove ovviamente non potevano mancare due “mostri sacri” quali Nino Rota ed Ennio Morricone. Come è tradizione dell’Orchestra, la serata è stata accompagnata da immagini e spezzoni video proiettati su uno schermo. Il focus dedicato a Nino Rota, ad esempio, è stato corredato da interviste allo stesso compositore e da sequenze registrate dietro le quinte durante le riprese cinematografiche, che hanno portato il pubblico presente in sala a conoscere particolari poco noti dell’universo di Federico Fellini, e che hanno contribuito ad accrescere non solo la completezza dell’omaggio ma anche l’anima poliedrica del concerto. Infatti lo spazio riservato a Rota si è condensato in una suite felliniana, da I vitelloni a Lo sceicco bianco, che, oltre a richiamare alla mente le indimenticabili prove attoriali di Alberto Sordi, ha messo in risalto il legame indissolubile tra il compositore e il regista, sottolineando quanto, per Fellini, la musica di Rota fosse sostanziale alla costruzione dell’immagine.

Di Ennio Morricone si è evocato il genio che ha contribuito a riscrivere, nella sostanza, la cinematografia western non solo italiana (la coppia Sergio Leone / Ennio Morricone ha dettato nuovi e imitati canoni del genere western anche negli States). Sempre con l’accompagnamento di contributi visivi e di brevi estratti dalle lavorazioni dei film, si è susseguita una carrellata di autori tutti entrati nella storia, come Armando Trovajoli con La famiglia di Ettore Scola; Piero Piccioni, le cui note hanno reso ancora più grande la commedia all’italiana, rappresentata dalla colonna sonora di Finché c’è guerra c’è speranza sempre interpretato da Sordi; Il postino capolavoro di Massimo Troisi con le note composte da Luis Bacalov.

Dal podio, Leonardo Benini si è dimostrato assai abile nel gestire le dinamiche, scegliendo tempi anche molto sostenuti, senza indulgere troppo in talune pagine mielose che le colonne sonore, per la loro stessa natura di complemento alle pellicole, sovente comprendono. Benini ha impresso a tutti i brani in programma la giusta carica, spingendo nei forti, belli e corposi, e addentrandosi in pianissimo veramente … pianissimi, ancorché perfettamente udibili. Come si accennava, il repertorio risulta tanto facile all’ascolto quanto di difficile esecuzione. Soprattutto le colonne sonore di Nino Rota (il quale ha scritto anche opere liriche e pagine strumentali da concerto) presentano una costruzione armonica assai complessa, paragonabile a pieno diritto a quella della musica sinfonica, e che in questa serata ha trovato degna declinazione.

Guidata dalla bacchetta direttoriale, l’Orchestra ha confermato la sua ben nota eccellenza, mentre si è ritagliata un posto di primo piano la presenza solistica del bandoneón, noto per il suo suono malinconico che Héctor Ulises Passarella ha saputo portare e vette espressive coinvolgenti: infatti è stato lui ad aver suonato questo strumento nelle incisioni originali di Morricone, e con lui il direttore Benini ha avuto molti incontri preliminari al concerto veronese, per arrivare all’autentico “suono” del Maestro Ennio. Oltre al Coro di Parma e dell’Emilia-Romagna, da menzionare l’apporto solistico del soprano Susanna Rigacci, che alle esperienze in ambito lirico affianca l’apertura a un repertorio crossover. A lei sono stati affidati due interventi sempre su Morricone, impegnativi perché raggiungono note impervie. Morricone infatti, come è noto, spesso riservava alla voce femminile dei vocalizzi privi di testo, alla ricerca di quel “suono” peculiare cui si accennava poc’anzi. Una ricerca diventata prioritaria anche per Benini.

Se l’esecuzione de La Strada di Fellini/Rota ha strappato autentiche lacrime di commozione, non sono mancati altri groppi in gola, con Nuovo cinema paradiso di Morricone/Tornatore e con La vita è bella di Piovani/Benigni. Una commozione generata dalla capacità del direttore di arrivare dritto al cuore degli ascoltatori, incastonata in una serata carica di energia e in un approccio, che è il tratto distintivo di Benini, sempre gioioso nei confronti della Musica.

Due i bis: dapprima il celeberrimo The mission di Morricone e poi ancora il Sordi de Il medico della mutua di Piccioni, in cui il pubblico, che affollava ogni ordine di posti del teatro e nel quale spiccava una larga presenza di giovani, si è scatenato con battimani a tempo.

Benini è atteso, sempre a Verona, in due appuntamenti nel corso della stagione invernale. Al teatro Ristori, il 10 novembre 2023, salirà sul podio dell’Orchestra I Virtuosi Italiani per dirigere due gemme del repertorio sinfonico: Le carnaval des animaux di Saint-Saëns e Pierino e il lupo op.67 di Prokof’ev. Ancora in novembre sarà nuovamente al Filarmonico per guidare una produzione dedicata al pubblico giovane delle scuole, Pinocchio in…variazioni di Paolo Furlani con l’Orchestra dell’Arena di Verona, nell’ambito della stagione Arena Young organizzata da Fondazione Arena di Verona.

Mentre tra i prossimi impegni dell’Orchestra Italiana del Cinema figura il “Roma Film Music Festival”, nella Capitale dal 30 settembre all’8 ottobre 2023.

Recensione F.A.M.
Teatro Filarmonico di Verona – Il settembre dell’Accademia, 29 settembre 2023
Foto Brenzoni