Alla Galleria d’Arte Moderna Achille Forti: ‘Et in arcadia ego’, un format appositamente studiato per questi spazi.

È uno degli appuntamenti più attesi del programma che vede collaborare i Musei Civici – Galleria d’Arte Moderna Achille Forti e ArtVerona per l’edizione 2023. A Verona, a Palazzo della Ragione, sede della GAM, è possibile visitare dal 15 ottobre 2023 al 3 marzo 2024 l’inedito progetto di Giulio Paolini dal titolo Et in arcadia ego, curato da Patrizia Nuzzo e Stefano Raimondi.

La mostra, che si inserisce nella cornice di uno storico legame tra la GAM e ArtVerona, è il risultato della prima collaborazione tra la Galleria e Habitat, la sezione di ArtVerona (13 – 15 ottobre, vedi notizia DeArtes qui) che ricostruisce ambienti artistici immersivi: l’installazione di Giulio Paolini (Genova 1940, risiede a Torino) si aggiunge ai lavori di Gianni Colombo e Marinella Pirelli che invece sono stati esposti negli spazi della fiera.

Un ritorno a Verona per l’artista, che tra il 2001 e il 2002 era stato protagonista di un’antologica a Palazzo Forti, storica sede della Galleria d’Arte Moderna. Oggi come allora, Paolini ha immaginato un percorso lirico e concettuale caratterizzato dagli elementi chiave della sua ricerca, in cui lavori inediti, concepiti per il museo veronese, dialogano con opere della collezione GAM, come L’apparizione della Vergine, presente nella raccolta civica dal 2002.

Accompagna la mostra un catalogo, a cura di Patrizia Nuzzo e Stefano Raimondi, pubblicato da Manfredi Edizioni, che verrà presentato nel mese di dicembre.

APPROFONDIMENTO:

[Giulio Paolini; photo Paola Ghirotti; courtesy Japan Art Assosiation]

IL RACCONTO ESPOSITIVO
In Et in arcadia ego, che dà anche il titolo a uno dei lavori esposti, Paolini mette in scena il racconto visivo di un artista che si confronta, con rinnovata creatività, sugli “inganni” della rappresentazione – quali la copia, la mimesis, la prospettiva, elementi costanti della sua ricerca – a favore di una concettualità che rinnova la complessa scacchiera di significati attorno all’opera d’arte. Perduta la tradizionale centralità, l’opera si dispone in uno spazio scenografico in una sorta di “culla” atemporale, in cui il passato vive nel presente e si trasforma nel futuro.

Sono i titoli delle opere stesse a dettare l’evolversi di un racconto che ha inizio con l’autore, spossessato di sé e come pervaso da un’entità incerta, che percorre la Scala della ragione, e che prosegue con Copia e originaledove il calco in gesso di una mano, in grandezza naturale, dialoga con la forma originale e perfetta dell’uovo di struzzo, nell’incertezza o nell’inversione della propria identità.

In un contesto privo di sicurezze, l’artista indaga le tracce di Una doppia vita nella suddivisione, simmetrica e contraria, di due metà dello stesso luogo. Ambiguità che si riflette anche in Dall’aurora al tramonto, dove si trovano evocate le molteplici possibilità e ragioni d’esistenza di un’opera d’arte. Tra queste rientra anche Il modello in persona, abitante emblematico ma allo stesso tempo misterioso, dello studio di un artista.

Il fulcro dell’habitat ruota attorno alla Riapparizione della Vergine, che reinterpreta L’apparizione della Vergine, lavoro datato 1995-1996, presente già in collezione civica GAM. Il lavoro si compone di due elementi disposti l’uno al suolo e l’altro a mezz’aria; sul pavimento è collocato un ingrandimento fotografico di La Sainte Vierge di Francis Picabia, mentre sospesa al soffitto pende la custodia aperta di un violoncello. Entrambi gli elementi alludono a una rivelazione potenziale, a una sublime apparizione: come dall’astuccio echeggia il suono dello strumento assente, così dall’enigmatica chiazza d’inchiostro affiora il disegno di un’ipotetica e illeggibile immagine. In occasione di Habitat, l’opera viene riproposta in una versione estesa e amplificata.

IL PROGETTO HABITAT DI ARTVERONA
Nasce per approfondire una specifica ricerca che matura in Italia con Lucio Fontana a partire dalla fine degli anni ’40 e fiorisce in modo definitivo negli anni ’60, sviluppandosi poi con traiettorie diverse e originali fino ai giorni nostri. Sono opere che non devono essere semplicemente viste ma vissute, ambienti che vanno abitati, habitat, in cui l’opera è lo spazio stesso che viene creato e plasmato dall’artista. Attraverso questo studio dello spazio artistico trova compimento il processo di partecipazione immersiva del visitatore che è invitato ad esplorare l’ambiente e per la prima volta a “entrare” dentro un’opera d’arte.

C.S.m.
Ufficio Stampa, settembre 2023
Immagine nella locandina tratta da:
Giulio Paolini, Scala della Ragione, 2023
Courtesy Fondazione Giulio e Anna Paolini, Torino; © Giulio Paolini

GIULIO PAOLINI. ET IN ARCADIA EGO
15 ottobre 2023 – 3 marzo 2024

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