All’Accademia Carrara, il letterato ritratto dal pittore, al centro di un percorso espositivo che dialoga anche con Moroni e altri artisti.

Numerose sono le opere di pittori, scultori e incisori che hanno consegnato all’eternità il volto di Pietro Aretino (1492 – 1556), una delle personalità più amate e contemporaneamente discusse del Cinquecento. Ma, nell’immaginario collettivo, la figura del letterato coincide con il ritratto eseguito dall’amico Tiziano (1488/1490-1576) custodito nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti (Gallerie degli Uffizi) di Firenze. Chi pensa ad Aretino lo ricorda voltato di tre quarti con lo sguardo fiero, vestito di un robone di velluto color porpora, con la lunga barba, la fronte alta e la collana d’oro, anche in virtù dello stretto rapporto tra il soggetto ritratto e il pittore. Il dipinto, da dicembre 2023 ad aprile 2024, è in prestito ad Accademia Carrara di Bergamo, al centro di un prezioso progetto espositivo.

Il progetto di Accademia Carrara parte da quest’opera per approfondire una delle figure più affascinanti del Cinquecento: L’uom tre volte chiarissimo e divino / il famoso immortal Pietro Aretino, autore anticonformista, diplomatico, polemista e primo a praticare la critica d’arte così come oggi la intendiamo. L’istituzione bergamasca propone al pubblico una riflessione che parte dal dipinto di Tiziano e si amplia grazie a una serie di opere che spaziano dalla grafica alla medaglistica, all’editoria, tutte arti ben conosciute dallo scrittore, chiamate a celebrarlo.

[Alessandro Vittoria, Medaglia di Pietro Aretino / Scena di udienza 1552 circa. D: Brescia, Musei Civici R: Parigi, BNF, (già collezione Armand Valton)]

IL DIALOGO CON LE OPERE DI GIOVAN BATTISTA MORONI E DI ALTRI ARTISTI
Inoltre, grazie alla collaborazione tra M. Cristina Rodeschini, direttore di Accademia Carrara ed Enrico Maria Dal Pozzolo, tra gli autori del catalogo (edito da Skira), è nata l’idea di un dialogo tra il dipinto di Tiziano e Giovan Battista Moroni (1520/24 – 1578/79) come l’artista che, all’interno della collezione bergamasca, potesse relazionarsi al meglio con Vecellio. Aretino fu l’alfiere del «ritratto naturale», pratica in cui sia Tiziano sia Moroni raggiunsero traguardi straordinari. Così i due pittori sono proposti vicini seppur nelle loro distanze, se si considera che fu sempre lo scrittore a sostenere che i ritratti dovessero raffigurare personalità di rango e non, come ebbe a dire, ‘sarti e beccai’, suggerimento che Moroni eluse apertamente.

Un documento cruciale in questo senso è la lettera, datata luglio 1545, rivolta all’amico scultore Leone Leoni (1509 circa – 1590) e pubblicata nel Terzo Libro de le Lettere, edito a Venezia nel 1546, dove Aretino esprime con fermezza la sua disapprovazione nei confronti della recente diffusione del ritratto in ambiti sociali che fino a pochi decenni prima erano a esso del tutto preclusi.

L’interessante confronto tra Tiziano e Giovan Battista Moroni, pittore del quale Accademia Carrara conserva il più importante corpus di opere, prosegue poi per il pubblico nelle sale del museo, con la proposta di rilettura della ritrattistica come genere.

La collezione bergamasca custodisce infatti alcuni capolavori emblematici come Ritratto di Leonello d’Este di Pisanello, Ritratto di giovane uomo di Giovanni Bellini, Ritratto di Giuliano de’ Medici di Sandro Botticelli, Ritratto di Lucina Brembati di Lorenzo Lotto fino a Ritratto di giovane pittore di Fra’ Galgario e Ritratto di Santina Negri (Ricordo di un dolore) di Pellizza da Volpedo.

[Tiziano e Aretino, installation view, Foto messa a disposizione da adicorbetta]

IL RITRATTO DI PIETRO ARETINO DI TIZIANO
Eseguito da Tiziano nel 1545 è un’opera straordinaria sia per la qualità dell’esecuzione, esempio della sua produzione matura, potente, abbozzata nella materia pittorica, a tratti non finita, sia per la destinazione. Pietro Aretino è infatti soggetto e committente del dipinto con la precisa volontà di donarlo a Cosimo I de’ Medici al fine di ricevere la sua protezione, un’operazione di autopromozione a tutti gli effetti, certamente non comune per l’epoca.

Affascinante anche il commento all’opera che Aretino scrive in una lettera a Cosimo I nel 1545: Certo [questa mia sembianza] respira, batte i polsi e muove lo spirito nel modo ch’io mi faccio in la vita; et si più fossero stati gli scudi, che glie ne ho dati invero [a Tiziano], e drappi sarieno più lucidi, morbidi e rigidi, insinuando – con tono beffardo – che il lavoro del pittore fosse proporzionato al denaro ricevuto.

Aretino strinse una grande amicizia con Tiziano, del quale apprezzava l’impetuoso temperamento: una reciproca affinità che consentì al pittore di interpretare con precisione e autorevolezza la spiccata personalità dello scrittore, solito nel frequentare gli artisti più importanti dell’epoca e influente interlocutore di esponenti del mondo politico e culturale.

[Pietro Aretino, Sonetti Lussuriosi, installation view. Foto messa a disposizione da adicorbetta]

ICONOGRAFIA ARETINIANA IN MOSTRA
La mostra si propone di evocare questa vicenda accostando alla tela eseguita da Tiziano altre celebri testimonianze dell’iconografia aretiniana, come una serie di più e meno celebri medaglie di diversi artisti, che scandiscono tutto il corso della carriera del letterato e testimoniano quanto la ritrattistica sia intrinsecamente legata alle sue edizioni a stampa e utilizzata come mezzo per promuovere le pubblicazioni. A queste si aggiunge la medaglia con al rovescio la testa di falli, nata invece con lo scopo di irridere Aretino.

A completare il percorso, due volumi a stampa particolarmente significativi, all’interno della sterminata produzione dello scrittore, che richiamano due vicende tra le più note della vita di Aretino: i Sonetti lussuriosi, scritti nel 1525, dopo aver visto le invenzioni di Giulio Romano (1499 – 1546) incise da Marcantonio Raimondi (1480 circa – 1534) e conosciuti soltanto attraverso un unico esemplare a stampa successivo; l’allestimento della commedia La Talanta scritta da Aretino a Venezia e messa in scena con la collaborazione di Giorgio Vasari (1511 – 1574) durante il Carnevale del 1542.

IL PROGETTO
È sostenuto da Intesa Sanpaolo in qualità di main partner: collaborazione consolidata anche in occasione dell’importante prestito di alcuni dipinti di Giovan Battista Moroni, parte della collezione Carrara, alla mostra Moroni (1521-1580). Il ritratto del suo tempo, visitabile alle Gallerie d’Italia di Milano dal 6 dicembre 2023 al 1 aprile 2024 (Vedi notizia DeArtes qui).

M.C.S.
Ufficio Stampa, 4 dicembre 2023
Immagine di copertina: Tiziano, Ritratto di Pietro Aretino, 1545, Firenze. Gallerie degli Uffizi. Galleria Palatina

TIZIANO )e( ARETINO
4 dicembre 2023 – 1 aprile 2024

Accademia Carrara
piazza Giacomo Carrara, 82 Bergamo
www.lacarrara.it