Al MIC, oltre 200 opere dell’inventore del Made in Italy: ceramiche, vetri, arredi e disegni.

Al grande architetto, artista e designer Gio Ponti (1891-1979), promotore e divulgatore del “fare” italiano, è dedicata la mostra aperta al MIC Faenza dal 17 marzo fino al 13 ottobre 2024. “Gio Ponti. Ceramiche 1922-1967”, a cura di Stefania Cretella, espone in quindici sezioni oltre duecento opere – tra ceramiche, vetri, arredi e disegni – attraverso le quali viene analizzato, dal 1922 al 1978, il suo lavoro in relazione alla sua visione dell’abitare e di un nuovo vivere moderno.

LA CIFRA STILISTICA DI GIO PONTI
«Impari le cose fatte con le mani. Nulla che non sia prima nelle mani», questa sua emblematica citazione racchiude il suo pensiero, che fin dagli esordi recupera la tradizione classica (etrusca e romana) e il fare dell’alto artigianato artistico, adattandoli al gusto moderno.

Ponti è stato una figura chiave nella definizione dello stile italiano non solo attraverso la propria attività progettuale, anche grazie alla fitta rete di relazioni con artisti, industriali e artigiani, ma soprattutto grazie alla direzione di due riviste divenute storiche del settore come “Domus” e “Stile” e alla costante partecipazione a mostre ed esposizioni.

Ponti è protagonista delle Biennali di Monza, delle Triennali di Milano e di eventi internazionali come la mostra itinerante “Italy at work. Her renaissance in design today” tenutasi negli Stati Uniti tra il 1950 e il 1953, volta proprio a promuovere oltreoceano il “Made in Italy” presentando i massimi rappresentati del design e dell’alto artigianato artistico italiano.

[Installation view. Foto fornita da Uffici Stampa MIC e Facco]

Il suo rapporto con la ceramica inizia appena laureato. Tra il 1921 e il 1922 Ponti giunge alla Richard-Ginori e comincia il rinnovamento del repertorio storico della manifattura proiettandola verso il nascente gusto déco. La mostra mette a fuoco il fondamentale contributo apportato dal nuovo direttore artistico nel corso di circa un decennio, proponendo anche confronti con designer e artisti attivi negli stessi anni presso altre manifatture italiane, evidenziando le ricadute che il modello pontiano ha avuto sul contesto contemporaneo.

Dai primi anni Trenta Ponti si avvale della collaborazione del giovane apprendista Giovanni Gariboldi che diventa suo assistente di fiducia e poi suo successore in casa Richard-Ginori. Terminati i rapporti con la manifattura nel 1933, Ponti torna saltuariamente a collaborare con l’azienda proponendo idee di grande estro creativo e inizia a stringere nel tempo rapporti con il mondo delle arti decorative e del design. In oltre cinquant’anni di attività collabora con Pietro Melandri e il contesto faentino (famose le cartepeste realizzate con i Dalmonte), con le Ceramiche Pozzi, Gabbianelli, Venini, Fontana Arte e Sabattini, per citare le principali aziende con cui promuove percorsi e progetti unici e straordinariamente attuali.

La cifra stilistica di Ponti è un segno senza tempo, contemporaneo, che ha stimolato dialoghi con artisti e designer della sua epoca, ma ha anche ispirato ceramisti del XXI secolo. La mostra si conclude infatti con una sezione dedicata all’eredità di Ponti e alle influenze che questa ebbe su autori quali Alessandro Mendini ed Ettore Sottsass, per giungere ai contemporanei POL Polloniato, Diego Cibelli, Bertozzi&Casoni, Andrea Salvatori.

Catalogo Dario Cimorelli editore.
Documenta il ricco e vario percorso il film “Amare Gio Ponti”, per la regia di Francesca Molteni, prodotto da Muse Factory of Projects in collaborazione con Gio Ponti Archives, promosso da Molteni&C.

La mostra si avvale della partnership della Fondazione Museo Archivio Richard Ginori della Manifattura di Doccia di Sesto Fiorentino e dell’Archivio Gio Ponti.

C.S.M.
Fonte: comunicato stampa, marzo 2024

GIO PONTI. CERAMICHE 1922-1967
17 marzo-13 ottobre 2024  

MIC
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