Pierluigi Longo

È dedicato anzitutto a Parma e al suo territorio il primo progetto del Teatro Regio che, alla sua riapertura subito dopo la quarantena, offre a tutti gli appassionati l’occasione per tornare finalmente a gioire del piacere e della condivisione dello spettacolo dal vivo e della musica di Giuseppe Verdi, spiega Federico Pizzarotti, Sindaco di Parma e Presidente della Fondazione Teatro Regio di Parma.

Rigoletto al barsò è la nuova produzione del Teatro Regio di Parma che debutta all’aperto al Parco della Musica, presso l’Auditorium Paganini, firmato da Renzo Piano, che ha progettato il recupero architettonico dell’originaria struttura industriale, lunedì 29 giugno 2020, ore 21.30, con repliche dal 30 giugno al 2 luglio, dal 6 al 9 e dal 13 al 16 luglio 2020, sempre alle ore 21.30.

«Siamo felici di annunciare il ritorno all’attività di spettacolo dal vivo del Teatro – afferma Anna Maria Meo Direttrice generale del Teatro Regio. Dopo le cancellazioni e il silenzio obbligato degli ultimi mesi ci ritroveremo con La Toscanini e in uno spazio che si associa all’attività dell’Orchestra, ma in un luogo non consueto, accompagnati dall’entusiasmo dei giovani artisti. È tempo di sperimentazioni e noi non ci sottraiamo. Troppo a lungo siamo stati lontani dal pubblico e non volevamo attendere il Festival per ritrovarci. Ci affascina l’idea di condividere le prime sere d’estate accompagnati dalla musica verdiana e con questo spirito abbiamo programmato una produzione all’aperto al Parco della Musica: 12 recite in 3 settimane consecutive. Tante recite perché il numero di spettatori sarà limitato a 199. Naturalmente sarà garantito il rispetto di tutte le norme a tutela della sicurezza dei lavoratori e del pubblico a partire dal distanziamento».

Auditorium Paganini

Al barsò, ovvero, in dialetto parmigiano, sotto la tettoia (dell’Auditorium Paganini), ove sul podio della Filarmonica Arturo Toscanini, partner del Teatro Regio di Parma anche in occasione di questo nuovo appuntamento lirico estivo, il maestro Alessandro Palumbo dirige i giovani artisti che si alterneranno ogni sera per dare corpo e voce allo spettacolo firmato dal regista Roberto Catalano,con le luci di Fiammetta Baldiserri e gli elementi scenici e i costumi del Teatro Regio di Parma.

Protagonisti in scena il tenore costaricano David Astorga nella parte del Duca di Mantova, Giulia Bolcato nella parte di Gilda e Federico Longhi nella parte di Rigoletto, nella recita inaugurale, il 29 giugno, e nelle repliche del 1, 6, 8, 13, 15 luglio, che si alterneranno rispettivamente con, Carmine Riccio, Giada Borrelli e Joung Jun Park nelle recite del 30 giugno, 2, 7, 9, 14, 16 luglio. Con loro, Andrea Pellegrini (Sparafucile), Cinzia Chiarini (Maddalena), Italo Proferisce (Monterone), Daniele Lettieri (Matteo Borsa), Gianni Giuga (Il Conte di Ceprano), Claudio Levantino (Marullo) e inoltre Mariangela Marini (Giovanna), Chiara Notarnicola (Paggio) ed Emil Abdullaiev (Usciere), che si sono distinti quest’anno tra gli allievi dell’Accademia Verdiana.
In un gioco crudele, interamente “manovrato” dalla luce, Rigoletto al barsò svelerà l’impossibilità di Rigoletto di sfuggire alla sua solitudine e di stabilire un contatto vero con i suoi affetti e con il mondo.
Durata complessiva 2 ore circa compreso un intervallo. Posto unico €20.00

Roberto Catalano ph Ernesto Scarponi

NOTE DI REGIA
Per cercare di risolvere la dimensione del contatto fra i cantanti – anticipa il regista Roberto Catalano – mi sono interamente affidato alla luce. Sarà infatti attraverso le quattro luci montate su quattro stativi a ruote, che i personaggi, illuminandosi a vicenda, si “abbracceranno”, toccandosi con la luce stessa. 
Questa storia vive nello spazio vuoto, dove gli abbracci interdetti diventano luci orientate sugli occhi di chi vorremmo stringere. Uno spazio dove il percorso è tracciato da luci che disegnano stanze dentro le quali ripararsi dal mondo che tutto intorno preme per voler entrare.
Rigoletto conosce quel mondo, lo abita vestendo i panni dell’uomo che ride e che deve far ridere. Sulla faccia ha un ghigno che non riesce a spegnere, come fosse una condanna, un trucco impresso a fuoco nella carne impossibile da rimuovere, così com’è impossibile, per ciascuno di noi, uscire fuori da noi stessi. I suoi gesti, anche le carezze, sono deformi come il suo corpo, prigione di un’anima che piange nel buio dell’ombra, lontano dagli uomini che in lui vedono e vedranno solo un uomo dal sorriso perpetuo. E il mondo fin lì vissuto, coi suoi fasti e le sue nefandezze, rivela ancor di più la diversità del gobbo, uomo che educa al vizio tutti gli uomini che per dovere deve intrattenere.
Per questo Gilda, figlia erede di un amore perduto, diventa la parte buona da difendere. Lei, inconsapevole dell’irrimediabile compromesso che la vita presenta, è bellezza che va preservata. Sarà così che Rigoletto costruirà lo spazio dentro il quale proteggere la figlia, come fosse un’incubatrice luminosa nata per tenere al sicuro la parte bella del mostro. Come una strada che taglia la notte, la luce puntata dal padre sopra il palco vuoto traccerà i percorsi sicuri da farle attraversare, e Gilda, educata a rifuggire il buio, cercherà di non disobbedire muovendosi dove il gobbo avrà disegnato la strada. Fuori dalla culla di luce dove Gilda è al sicuro, il mondo dissennato preme per entrare. Gilda subisce la fascinazione del primo sentimento, ed è l’amore da lei letto con la purezza degli occhi a spezzare quel cerchio di luce che fino a quel momento aveva resistito.

Il mondo entra, e quando lo fa, difendere la bellezza è una battaglia disperata. Il duca, userà le stesse luci che l’avevano protetta per incantarla, illuminandola da una prospettiva nuova, mostrandole strade mai percorse. Tutte quelle luci che fino a quel momento erano la casa dove potersi sentire al sicuro, si muovono, cambiano direzione, illuminano altro, si stendono sul mondo sconosciuto rivoltandosi contro. Rigoletto stesso, che vedrà compromessa la sola cosa bella che la vita gli abbia mai dato. Il ricordo felice di colei che un tempo lo amò nonostante la sua deformità. L’eco di una gioia che Gilda incarna. Lei, anima pura accecata dalla luce, che nulla sa del mondo, e che mai saprebbe riconoscere il male che lo abita.
Gilda, fidandosi delle parole che le vengono dette, si inoltra nello spazio buio che il padre mai avrebbe voluto percorresse. Gli uomini la travolgono, ma i suoi occhi continuano irrimediabilmente a credere fino ad arrivare al sacrificio più grande, come non ci fosse spazio per le anime pure, nessuna salvezza per nessuna bellezza. Perché la felicità, viene a trovarci a sprazzi. Si mostra luminescente nella notte per poi nascondersi. Rigoletto ne ha fatto esperienza al punto da volerne prolungare la permanenza sfidando la vita e gli uomini. Gilda, eco dell’unico amore vissuto dal gobbo, incarna la sola scintilla di felicità che lui abbia mai visto e che potrà mai vedere. Per questo si costringe a volerla circondare di luce proteggendola e, così facendo, illudersi di preservarla identica per sempre.
Ma quella felicità, che passa tra il tempo e gli uomini, si disperde senza mai prometterci di ritornare. Rigoletto, uomo che ha paura di perdersi nella sofferenza più buia, tenterà disperatamente fino all’ultimo di ricostruire quello spazio dove Gilda, fino a un attimo prima bambina, era rimasta nascosta agli occhi del mondo. Ma la felicità che non si lascia trattenere è già altrove, e mentre le luci muoiono una dopo l’altra, le lacrime scorrono, finalmente libere, sulla faccia del mostro che ride. Roberto Catalano

C.S.
Fonte: Ufficio Stampa

RIGOLETTO AL BARSÒ
Dal 29 giugno al 2 luglio, dal 6 al 9 luglio e dal 13 al 16 luglio2020

Parma, Parco della Musica, ore 21.30

Biglietteria del Teatro Regio di Parma
strada Giuseppe Garibaldi, 16/A 43121 Parma
Tel. (+39) 0521 203999
biglietteria@teatroregioparma.it

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