È Glory Wall di Leonardo Manzan a vincere la Targa per il miglior spettacolo del 48. Festival Internazionale del Teatro organizzato dalla Biennale di Venezia. Istituita eccezionalmente nel contesto particolare dell’anno in corso per permettere ai giovani artisti del nostro Paese di essere conosciuti all’estero, la Targa al miglior spettacolo è anche, nelle parole del Direttore Antonio Latella, «un segnale di positività, di augurio e di speranza per il teatro italiano che ci rappresenterà».

Lo spettacolo Glory Wall, regia di Leonardo Manzan che scrive il testo in coppia con Rocco Placidi, è, secondo la motivazione della giuria internazionale composta da quattro critici e studiosi di teatro, «lo spettacolo che ha affrontato nel modo più innovativo e radicale il tema del Festival: la censura. Comprendendo che la censura è sempre una questione di potere. In questo caso il potere, o la sua mancanza, nel nostro teatro. Il titolo stesso parla chiaro tramite l’allusione alla Glory Hole, con le relative connotazioni sessuali, e il concetto stesso di ‘muro’ che incombe pesantemente sul nostro mondo globalizzato. Mettendo il pubblico di fronte a un muro bianco, che blocca la vista della scena, Manzan gioca in modo molto intelligente, ironico e divertente con l’idea del censurare sé stessi e gli altri – e con l’importanza diminuita del teatro. Usando il muro come metafora non solo della separazione tra la scena e il pubblico, ma anche come simbolo della separazione tra idee, paesi e popoli in generale… Il modo in cui mette in discussione il ruolo e il significato del teatro oggi è provocatorio e implacabile, ma allo stesso tempo appassionato e impegnato».

da sinistra Antonio Latella (Direttore settore Teatro), Roberto Cicutto (Presidente La Biennale di Venezia), il menzionato Liv Ferracchiati, il vincitore Leonardo Manzan con la Targa

Una menzione speciale è stata attribuita dalla giuria a La tragedia è finita, Platonov, riscrittura dell’omonimo testo di Anton Čechov e regia di Liv Ferracchiati, perché «affronta in modo semplice, ma convincente e toccante, il protagonista di un testo classico con i suoi propri pensieri autobiografici come lettore della storia. Nell’indagare i personaggi e le loro motivazioni da un punto di vista attuale, emerge un testo nuovo che non solo mette in discussione il ruolo del testo classico nel teatro di oggi, ma libera i personaggi dalla ‘prigionia’ dell’epoca nella quale sono stati creati». Conclude la motivazione: «la menzione speciale va a Liv Ferracchiati per aver reso attuale il repertorio nel modo più intelligente possibile: non solo rendendolo attuale, ma avviando anche una riflessione che parte dal qui e ora, gettando una nuova luce su ciò che dobbiamo fare per vivere una vita significativa, come dobbiamo relazionarci con il mondo, come dobbiamo agire, tutte questioni che oggi sono urgenti».

C.S.M.
Fonte: Ufficio Stampa, 25 settembre 2020
Immagine di apertura: Leonardo Manzan

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