La 70a edizione dell’Estate Teatrale Veronese, organizzata dal Comune di Verona, prevede, dal 31 maggio al 15 settembre, cinquantanove serate, trentasette al Teatro Romano e ventidue in Corte Mercato Vecchio, suddivise nelle tre sezioni di prosa, danza e musica.
Per la prosa, che rappresenta il nucleo storico della manifestazione nata nel 1948, sono cinque gli spettacoli in cartellone, tre dei quali nell’ambito del 70° Festival Shakespeariano: “Edmund Kean” di Raymund FitzSimons con Gigi Proietti che cura anche la regia; “Misura per misura” di William Shakespeare a firma di Paolo Valerio con Massimo Venturiello; “Shakespeare in love” di Lee Hall tratto dal film omonimo di John Madden del 1998 vincitore di sette premi Oscar e di tre Golden Globe. Gli altri due sono il nuovo spettacolo di Marco Paolini “Il calzolaio di Ulisse” firmato da Gabriele Vacis ed “Eracle” di Euripide con la regia di Emma Dante che il 10 maggio debutta al Teatro Greco di Siracusa dove rimarrà in scena fino al 23 giugno. “Il calzolaio di Ulisse”, “Misura per misura” e “Shakespeare in love” vanno in scena in prima assoluta al Teatro Romano. Si aggiungono Danza, Rumors e Verona Jazz. Completano il cartellone i dieci spettacoli di Corte Mercato Vecchio.


Prodotto da Politeama, “Edmund Kean” , in scena il 4, 6 e 7 luglio, celebra il grande attore inglese d’inizio Ottocento: solo nel suo camerino, beve, si trucca e soprattutto interpreta e s’interroga sulle parole di Shakespeare, passando in rassegna una vita di battaglie e successi. Idolatrato dal pubblico e dalla critica, Kean ascese, negli anni, dal ruolo di Arlecchino ai grandi personaggi shakespeariani fino alla rovinosa decadenza per alcolismo. Scritto da Raymond FitzSimons, è un omaggio profondo al Bardo, un’occasione per entrare nel segreto del camerino in cui monologhi, battute, idee prendono e perdono forma, in un processo creativo da laboratorio che smonta e scruta le creazioni di Shakespeare, qui celebrato attraverso un genio del teatro. Paragonabile, per genio e sregolatezza, alle rock star degli anni Settanta, Kean (1787-1833) fu amatissimo dai poeti romantici e fu considerato un genio da Byron, da Victor Hugo e da Alexandre Dumas che, nel 1836, arrivò a dedicargli un testo teatrale. Kean, ou désordre et génie, rivisto da Jean-Paul Sartre nel 1953 e traslato in film nel 1956 da Vittorio Gassman. Il grande Gigi Proietti, interpretando Kean, farà rivivere, tra gli altri, Shylock, Riccardo III, Amleto, Macbeth e Otello.
Da Shakespeare alla grecità classica con “Il calzolaio di Ulisse” interpretato da Marco Paolini. Lo spettacolo, scritto da Francesco Niccolini e dallo stesso Paolini e prodotto da Jolefilm con la regia di Gabriele Vacis, debutterà al Teatro Romano il 12 luglio con repliche il 13 e il 14. È di Eratostene di Cirene la frase che dà l’incipit allo spettacolo: «Noi troveremo i luoghi / delle peregrinazioni di Ulisse / il giorno in cui rintracceremo il calzolaio / che cucì l’otre dei venti di Eolo». Ne “Il Calzolaio di Ulisse” storie di dei, mostri, uomini e guerrieri, maledettamente imparentati e legati fra di loro, hanno come perno Ulisse, nipote di Hermes, amato e protetto da Atena, perseguitato da Poseidone, immensamente desiderato da Calipso e concupito da Circe. «Intorno a questo signor Nessuno – dice Paolini – prima o poi incontri tutto il resto, ramificato e contorto come l’immenso ulivo nel quale scolpì il talamo nuziale suo e di Penelope, la donna che per vent’anni – non si sa come – seppe attenderlo. Infiniti i fili del racconto: se ne potrebbe fare non uno, ma dieci di spettacoli. E dato che tutto qui dentro è collegato nel più incredibile e sorprendente “effetto domino” che storia ricordi, è obbligatorio rifarsi da zero, riavvolgere il nastro e da lì partire. E a grandi falcate, o bracciate, oppure ancora in volo sulle spalle di un dio, raggiungere quel piccolo scoglio mediterraneo: Itaca. Questo canto, antico di quasi tremila anni, passato di bocca in bocca, e di anima in anima, è il soul per eccellenza. È la storia dell’Occidente. A noi, oggi, non resta che cantarla a modo nostro: larga, divertita, sensuale, commossa, ironica, crudele, bugiarda, eccitante, straziata. E piena di musica, perché è impossibile immaginare un aedo senza la sua cetra, che nella nostra versione ha la forza ritmica di un ensemble variegato e multicolore, un gruppo di musicisti e un coro che insieme sono mediterraneo: mare terra sangue carne profumo lacrime salso vino vento. E un sonno profondo e magico ci porta – conclude Paolini – dove un giorno dobbiamo arrivare: là dove un vecchio calzolaio cieco intreccia trame destini e rimpianti».
Prima assoluta anche per “Misura per misura” in scena il 19, 20 e 21 luglio con la regia di Paolo Valerio. Lo spettacolo – prodotto dal Teatro della Toscana – Teatro Nazionale e dalla Fondazione Atlantide – Teatro Stabile di Verona nella traduzione di Masolino d’Amico – ha per protagonista Massimo Venturiello. La commedia, «cupa e attuale, immersa nell’attrazione del male e nella fascinazione dell’ambiguo», ha avuto nella storia del festival soltanto due edizioni, nel 1967  e nel 1987. «In scena – sottolinea il regista Paolo Valerio – un mondo fuori di sesto, contagiato da un virus segreto che ammalia e ammorba la società e i rapporti. La carne è scoperta, i corpi nascosti ed esibiti con desiderio, come se fossero pazienti o modelle. In questo gioco macabro, ogni personaggio segue una sua storia, tra superficialità e ipocrisia. La macchinazione e il travestimento sono i semplici inganni del testo, per raccontare il sacro e il rozzo del teatro elisabettiano, che diventano quelli del mondo di oggi, continuamente confusi e sovrapposti. In questo circolo vizioso, il tempo presente e il tempo passato, forse presenti nel tempo futuro, segnano un mondo immobile, destinato a perdersi o a salvarsi. Questo malessere umano, oltre tutti i limiti possibili, oltre la farsa, oltre l’ironia, diventa gioia e dolore di un luogo immaginario ma così reale e vicino, dove la forza dell’amore e della bellezza silenziosa – conclude Paolo Valerio – forse trionferanno sulla schiavitù della paura e dell’istinto. Per ritornare a sognare, nonostante tutto». Tutto questo con un pasoliniano richiamo al Vangelo secondo Matteo: «Non giudicate affinché non siate giudicati. Perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio».
A tre anni dal grande successo di Londra, arriva finalmente in Italia, al Teatro Romano il 25, 26, 27 e 28 luglio presentato da Officine del Teatro, “Shakespeare in love”. Una commedia degli equivoci, rocambolesca ed esilarante, dove direttamente dalla penna di Will Shakespeare nasce la storia d’amore più famosa al mondo, quella tra Romeo e Giulietta. Nella Londra elisabettiana Will Shakespeare è un autore emergente che non riesce a scrivere il copione che gli è stato commissionato, una commedia improbabile dal titolo decisamente imperfetto: Romeo ed Ethel, la figlia del pirata. Senza soldi e in ritardo con la consegna, vaga per le strade della città in cerca d’ispirazione finché incontra Viola De Lesseps che, camuffata da ragazzo, si presenta proprio per l’audizione dello spettacolo, determinata a realizzare il sogno di poter recitare su un palcoscenico allora vietato alle donne. Will Shakespeare scopre la vera identità di Viola e tra i due scoppia la passione. Il giovane Will ha finalmente trovato la sua musa ispiratrice. Viola però è già promessa sposa al potente Lord Wessex, membro della corte della Regina Elisabetta, e tra i due, proprio come per Romeo e Giulietta, l’amore sembra impossibile. “Shakespeare in love” non è soltanto una commedia romantica, è anche uno spettacolo che affascina per la suggestiva rappresentazione di un mondo teatrale sempre alle prese, allora come oggi, con la follia degli artisti, il cinismo del potere e la magia della scena. Magistralmente scritto da Lee Hall, autore di capolavori come “Billy Elliot”, e diretto da Giampiero Solari e da Bruno Fornasari come regista associato, lo spettacolo porta sulla scena tutte le atmosfere del capolavoro cinematografico. Si avvale per questo di un cast di ben diciannove interpreti, venti con il cane preferito della regina Elisabetta.
Completa e conclude il cartellone della prosa “Eracle” di Euripide, che sarà proposto il 15 e 16 settembre dall’Istituto Nazionale del Dramma Antico nella traduzione di Giorgio Ieranò con la regia di Emma Dante. Per il secondo anno consecutivo viene dunque rappresentato in settembre uno spettacolo andato in scena al Teatro Greco di Siracusa in maggio e in giugno. Scritta e rappresentata intorno al 420 a.C., “Eracle” è una tragedia appassionante e struggente, ricca di inattesi colpi di scena e di intenso patetismo. È il dramma della follia, che colpisce e trascina nella polvere l’eroe civilizzatore e benefattore dell’umanità per antonomasia. Eracle è un eroe positivo, in tutta la prima parte: salva infatti in extremis la propria famiglia dalla strage macchinata da Lico, il tiranno usurpatore del trono di Tebe al quale riesce a tendere un agguato mortale. Nella seconda parte, proprio come Edipo, vede paradossalmente ribaltato il proprio destino personale e irreparabilmente contaminato il proprio status di eroe, allorché incorre nell’irrazionale vendetta di Era, dettata da un’antica gelosia coniugale. Era, avvalendosi della potenza obnubilante di Lyssa, lo induce a uccidere, in un raptus di follia, quegli stessi famigliari, moglie e figli, da lui poco prima sottratti a morte sicura, dando vita a una delle rappresentazioni più lucide e spettacolari, mai offerte dal teatro antico e moderno, del delirio della mente umana. Precipitato nella più cupa disperazione per le proprie involontarie colpe, come Edipo riconoscerà nell’amicizia di Teseo – e dunque, fuor di metafora, in Atene – la luce della solidarietà e dell’accoglienza. Non sarà il suicidio – al quale approda ad esempio Aiace, incapace di sostenere il peso della propria vergogna – bensì la sopportazione del dolore causato dalle proprie colpe, a fargli concludere con grande dignità la sua esistenza. L’antico eroe sovrumano “muore” dunque, per rinascere come uomo: riceve così, anziché dare, l’aiuto del prossimo che gli consente di sopportare le sofferenze dei comuni mortali.
La danza, organizzata in collaborazione con Arteven, quest’anno tesse un filo diretto con gli States. La prima presenza è quella dei Momix che dal 30 luglio all’11 agosto (escluso il 5 agosto) proporranno il loro nuovo spettacolo “Momix”. Ed è un filo diretto anche quello che lega la compagnia di Moses Pendleton alla città di Verona, eletta a “piazza europea” per eccellenza per prime e per eventi speciali dei Momix, a cominciare dal 1994 con “Passion” su musica di Peter Gabriel. Il successo fu stratosferico e da allora sono state tantissime le presenze della compagnia in riva all’Adige. Rispetto agli allestimenti al chiuso della tournée americana e delle altre due piazze italiane, al Teatro Romano “Momix” (versione speciale di “Viva Momix” per Verona) sarà proposto in un allestimento allargato sulla grandezza del palcoscenico, per sfruttare al massimo gli spazi aperti della struttura. Atletismo, poesia, richiami sempre più forti alla sostenibilità, riferimenti a filosofie e riflessioni sull’esistenza, questi ancora una volta gli elementi che sono la cifra caratterizzante dei Momix e sono alla base del loro successo mondiale che dall’anno della loro nascita, il 1980, non conosce tregua.
Ancor più “born in the U.S.A.”, quasi da esserne un simbolo, la Paul Taylor Dance Company, che sarà in scena il 17 e il 18 agosto. L’ensemble, ora fondazione, è stato creato nel 1954 da Taylor, considerato da molti il più grande coreografo americano vivente. Icona indiscussa della modern dance americana, in oltre sessant’anni di attività, Paul Taylor – che il prossimo 29 luglio compirà ottantotto anni – ha creato oltre centoquaranta coreografie e continua a crearne. La compagnia newyorkese proporrà “Cloven kingdom” del 1976, “Piazzolla caldera” del 1997 e “Promethean fire” del 2002, tutti a firma di Taylor. “Cloven kingdom”, Regno spaccato, mostra la doppia natura di dodici danzatori in abiti da sera: otto donne che volteggiano a ritmi mozzafiato in eleganti abiti jersey e quattro uomini in frac. La dignità formale finirà con lo svanire e una scimmia, citando Spinosa, sottolineerà che «l’uomo è un animale sociale». “Piazzolla caldera” rivisita invece il tango ricercandone i più reconditi istinti e assimila le donne e gli uomini che lo danzano a predatori sessuali che difendono il proprio territorio. E per finire, il toccante “Promethean fire”: commissionato a Taylor all’indomani dell’11 settembre, evoca speciali dimensioni spirituali su toccate, preludi e corali di Bach mentre sembra prendere forma, in scena, una sorta di cattedrale umana. Tre capolavori imperdibili mai rappresentati a Verona.
Nel contesto scenico più intimista di Corte Mercato Vecchio, altre proposte di prosa e di danza, a iniziare dal 28 giugno, a cura di Fondazione Aida, Cantieri Invisibili, Punto in Movimento / Shiftingpoint, Teatro Scientifico – Teatro/Laboratorio.
A inaugurare la sezione Danza, il 30 giugno, sarà la Compagnia Artemis, seguita da Ersiliadanza, la Compagnia Abbondanza-Bertoni, GDO Dance Company e la Compagnia Loop.
Rumors Festival – Illazioni Vocali, prosegue il suo viaggio attraverso la «voce cantata, la voce come significato, la voce come strumento musicale», per il sesto anno al Teatro Romano sotto la Direzione Artistica di Elisabetta Fadini. Inaugura Noa col concerto di “Love medicine” il 31 maggio. Prosegue il 19 giugno con Peppe Servillo e Danilo Rea “Io te vurria” e, il 25 giugno, con “An evening with…” Steve Wilson.
Verona jazz, sempre al Teatro romano, manifestazione giunta alla sua quarantacinquesima edizione, è un felice mix di contaminazioni, quest’anno, tra le altre, con il flamenco e con la canzone napoletana, e di proposte di “mostri sacri” del jazz. Si inizia il 20 giugno con Paolo Fresu & Ciano Dominguez, poi, nei giorni successivi, Peter Cincotti Trio, Gianluigi Trovesi e Gianni Coscia, Massimo Ranieri, per terminare il 24 con Dave Holland, Zakir Hussain and Chris Potter Trio.

C.S.M.

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tel. 0458077500

Servizio biglietteria presso Box Office (via Pallone 16, Verona, tel. 0458011154) e circuito Geticket (numero verde sportelli Unicredit Banca abilitati 800323285), on line su www.geticket.it, www.boxofficelive.it e tramite CALL CENTER (tel. 848002008). Dal 14 maggio presso tutte le filiali BANCO BPM – BANCA POPOLARE DI VERONA  e delle banche del gruppo BANCO BPM.

Dal 4 giugno al 28 luglio presso Palazzo Barbieri, angolo via Leoncino 61, tel. 045/8066485-8066488, ore 10.30-13.00 e 16.00-19.00 dal lunedì al sabato. Nelle serate di spettacolo vendita dei biglietti presso i luoghi di rappresentazione dalle ore 20.00. Apertura dei cancelli al Teatro Romano ore 20.15.